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Fondo perduto e non solo: le novità per le imprese

Le misure previste dal decreto Rilancio sono differenziate a seconda delle dimensioni del fatturato e prevedono anche tagli delle tasse (Imu e Irap) e sostegno alle ricapitalizzazioni

Fondo perduto e non solo: le novità per le imprese

Finanziamenti a fondo perduto, taglio delle tasse (dall’Irap all’Imu), degli affitti e delle bollette, contributi alla ricapitalizzazione e altro ancora. Sono molte le misure per le imprese inserite dal governo nel decreto Rilancio, un provvedimento che vale in tutto 55 miliardi di euro, di cui 15-16 destinati alle aziende. Vediamo nel dettaglio gli interventi più importanti.

DECRETO RILANCIO: TAGLIO DELL’IRAP 2020

Sul versante fiscale, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha assicurato che saranno “tagliati 4 miliardi di tasse per tutte le imprese fino a 250 milioni di fatturato”, con la cancellazione dell’Irap da pagare entro il 16 giugno (saldo per il 2019 e prima rata 2020, pari al 40% dell’acconto). In questo caso non è necessario documentare alcuna perdita di fatturato: l’imposta regionale sulle attività produttive non si paga e basta. Beneficiano di questa misura anche i lavoratori autonomi, mentre restano fuori le banche e le altre società ed enti finanziari.

Viene inoltre posticipato al prossimo 16 settembre il pagamento di ritenute, Iva, contributi previdenziali, atti di accertamento e cartelle esattoriali.

FINANZIAMENTI A FONDO PERDUTO ALLE PMI

Il governo ha stanziato 10 miliardi di euro da distribuire come finanziamenti a fondo perduto (non prestiti, quindi, ma di soldi regalati) alle aziende più piccole, un perimetro in cui si fanno rientrare anche artigiani e commercianti. Per accedere a queste risorse sono previste due condizioni:

  • avere un fatturato annuo inferiore a 5 milioni di euro;
  • aver subìto ad aprile un crollo dei ricavi pari almeno al 33% su base annua.

L’importo dei finanziamenti a fondo perduto corrisponde a una percentuale della perdita sul fatturato di aprile che si riduce all’aumentare delle dimensioni dell’azienda. Lo schema è questo:

  • 20% per i ricavi fino a 400mila euro;
  • 15% fra 400mila e un milione di euro;
  • 10% fra uno e 5 milioni di euro.

In ogni caso, il contributo non potrà essere inferiore a mille euro per artigiani e commercianti e a 2mila euro per le imprese.

A pagare i finanziamenti a fondo perduto sarà l’Agenzia delle Entrate, che avendo già i codici Iban potrà effettuare rapidamente (si spera) un bonifico bancario.

Per questo stesso gruppo d’imprese è previsto anche un credito d’imposta pari al 60% su tre mesi di affitto (i canoni andranno pagati, ma torneranno indietro sotto forma di sconto fiscale) e il congelamento fino a luglio degli oneri fissi sulle bollette, che quindi si faranno più leggere.

IMPRESE FRA 5 E 50 MILIONI DI FATTURATO

Anche le aziende più grandi, per accedere agli aiuti pubblici, devono documentare una perdita sul fatturato di aprile pari almeno al 33%.

Per aiutare le imprese con ricavi fra 5 e 50 milioni di euro, lo Stato interviene offrendo un sostegno fiscale e monetario alla ricapitalizzazione:

  • i soci beneficeranno di un bonus Irpef pari al 30% dei capitali immessi (da calcolare su un “conferimento massimo” di due milioni);
  • le casse pubbliche garantiranno un contributo analogo a quello versato dai soci stessi: il “Fondo Patrimonio Pmi” gestito da Invitalia potrà investire direttamente nel capitale delle società fino a un massimo 800 mila euro, utilizzando strumenti finanziari da rimborsare in 6 anni.

Per le aziende che beneficiano di questi aiuti, ovviamente, la distribuzione di dividendi e riserve è sospesa fino alla fine del 2023.

IMPRESE OLTRE I 50 MILIONI DI EURO

Per le aziende oltre i 50 milioni di fatturato entra in campo la Cassa Depositi e Prestiti con l’operazione “Patrimonio destinato”. La Cdp può sostenere le società per azioni (anche quotate) in diversi modi:

  • concessione diretta di prestiti;
  • sottoscrizione di obbligazioni convertibili;
  • partecipazione ad aumenti di capitale;
  • acquisto di azioni quotate sul mercato secondario.

CASSA INTEGRAZIONE E LICENZIAMENTI

Vista l’emergenza coronavirus, i datori di lavoro possono utilizzare quest’anno la cassa integrazione per un massimo di 18 settimane, di cui 14 fra il 23 febbraio e il 31 agosto e altre quattro dal primo settembre al 31 ottobre.

È stata poi velocizzata la procedura per la Cassa integrazione in deroga: il datore di lavoro potrà rivolgersi direttamente all’Inps, che entro 15 giorni dalla richiesta erogherà un anticipo dell’assegno pari al 40%.

I licenziamenti, invece, sono sospesi per 5 mesi.

IMU ABOLITA SUL TURISMO

Alberghi e stabilimenti balneari non dovranno pagare la prima rata dell’Imu 2020, quella che scade il 16 giugno. Nel dettaglio, beneficiano dell’esenzione i titolari di immobili appartenenti alla categoria catastale D/2, ovvero alberghi, agriturismi, villaggi turistici, ostelli della gioventù e campeggi, a condizione che i proprietari siano anche gestori delle attività. L’abolizione della prima rata Imu vale anche per gli stabilimenti “balneari, marittimi, lacuali, fluviali e termali”.

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