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In arrivo la nuova Direttiva europea sul tabacco: tanto fumo e poca trasparenza

La tedesca Bild anticipa la nuova direttiva europea sul tabacco – Divieto di produrre e commercializzare sigarette contenenti più di 10 mg di residui di tabacco e 1mg di nicotina – Proibite le sigarette slim che piacciono tanto alle donne – Le perplessità dei ministeri italiani

Arriva ancora una volta dalla Germania, questa volta dalla Bild, l’anticipazione sul testo di quella che sarà la nuova Direttiva Europea sui prodotti del tabacco, ancora in corso di revisione dopo le dimissioni del Commissario Dalli, che verrà presumibilmente presentata entro la fine del 2012. Questa direttiva e il processo per arrivare ad un testo definitivo sono strettamente connessi con lo scandalo che ha coinvolto l’ex Commissario Dalli e non sembra casuale il fatto che molte informazioni arrivino proprio dalla Germania, patria del capo di Gabinetto della Direzione Generale interessata. Sono molti i nuovi provvedimenti che, se approvati secondo il procedimento di codecisione previsto dalle norme europee, rischiano di cambiare completamente il mondo del tabacco.

Tra le principali indicazioni contenute dalla Direttiva c’è il divieto di produzione e commercializzazione di sigarette contenenti più di 10mg di residui di tabacco e 1mg di nicotina. Non solo, la DGSANCO ha deciso di entrare anche nel merito di una serie di aspetti che da più parti possono risultare alquanto bizzarri, come la misura delle sigarette, il cui il diametro non potrà essere inferiore a 7.5mm (si ritorna alla leggenda che l’UE stabilisce anche le misure di banane e fagioli perché siano considerati tali!).

Saranno inoltre proibite le sigarette slim, molto popolari tra le donne. Curioso come nella bozza anticipata dalla Bild possa individuarsi un certo sessismo: le donne sono messe nel mirino attraverso l’eliminazione dal mercato delle sigarette slim, vietate proprio perché considerate attraenti dai soggetti di sesso femminile. Una scelta questa che nei paesi anglosassoni, più sensibili a queste argomentazioni, è già tema di discussione accesa. Tornando ai divieti, i produttori non potranno inserire alcun tipo di ingrediente, incluse sostanze quali vitamine, caffeina, taurina o coloranti. Nessuna apertura poi per i prodotti alternativi come lo Snus, prodotto consentito in Svezia che, a detta delle stesse autorità sanitarie, riduce il rischio di tumore al cavo orale dell’80%. E infine anche sulla sigaretta elettronica iniziano ad addensarsi nubi proibizioniste, e ciò quando proprio lo snus e la sigaretta elettronica sono tra le strategie su cui punta l’industria per la riduzione del rischio.

Tutto qua? No, perché dalla nuova Direttiva Europea non escono indenni neppure i pacchetti. Sulla scia di quanto già deciso dal Governo australiano, che a breve dovrebbe essere seguito da quelli britannico e francese, grandi avvisi testuali e fotografie shock copriranno il 75 % del totale del pacchetto e lo spazio dedicato al brand sarà ridotto al 20% del totale. Anche per le confezioni di tabacco trinciato saranno previste immagini shock e il testo coprirà il 50% della superficie.  Al di là di quelli che sono i sacrosanti principi che ispirano queste norme, come la riduzione del numero dei fumatori e l’incidenza dei tumori da fumo, da più parti sono già state sollevate obiezioni rispetto alle indicazioni in arrivo. E del resto l’UE ha condotto un’ampia consultazione l’anno scorso, – del tutto ignorata dalla stessa Commissione – che ha ricevuto oltre 85.000 risposte, in cui la maggioranza dei rispondenti si è espressa contro l’ampliamento della Direttiva in assenza di maggiori prove scientifiche riguardo i nuovi prodotti del tabacco e della nicotina.

Innanzitutto, le nuove norme rischiano di mettere pericolosamente a rischio le entrate fiscali e i posti del lavoro connessi al tabacco spingendo il mercato verso l’illegalità. Non è un caso che il Ministero dello Sviluppo Economico, in occasione delle consultazioni che hanno preceduto la bozza di Direttiva, abbia espresso parere negativo, confermato dallo stesso MISE in occasione di un convegno organizzato in Senato martedì 11 dicembre dall’Osservatorio Sanità Salute del Senatore Cesare Curzi, presidente della Commissione Industria.

Il Ministero dell’Economia pare abbia delle perplessità sulle possibili conseguenze fiscali: sembra infatti un controsenso che mentre da una parte l’UE impone un l’austerity a molti paesi, dall’altra attacchi un’importante fonte di entrata con divieti e regolamentazioni che mostrano un’evidente mancanza di proporzionalità tra i risultati attesi per la salute pubblica e le conseguenze economiche e sociali per gli attori della filiera che, in Italia, vede coinvolti oltre 200mila addetti (a tal proposito un recente studio di “The European House – Ambrosetti”). Le ultime notizie in arrivo da Bruxelles danno infine il presidente della Commissione, il portoghese Barroso, completamente focalizzato su questa Direttiva, al punto da aver messo la questione in testa all’agenda della riunione del 19 dicembre. La domanda che sorge spontanea, a questo punto, è come mai, tra tutte le problematiche sul tavolo dell’Europa, sembra che il tabacco sia diventato la questione più importante.

Qualcuno dice che dietro a questa accelerazione possa esserci l’industria farmaceutica, che spende circa 40 milioni di euro l’anno in attività di lobbying a Bruxelles (secondo i dati ufficiali, quelli ufficiosi parlano di una cifra che si aggira intorno ai €90 milioni) e che ha tutto l’interesse a che prodotti alternativi al tabacco come snus e sigaretta elettronica non vadano a rimpiazzare i rimedi da esse proposti, come i sostituti della nicotina che, solo nel 2011, hanno generato un giro d’affari di £117 milioni. Un’eventuale influenza che sarebbe perfettamente legittima, solo che un po’ più di trasparenza al posto del “fumo” che circonda la Direttiva sul tabacco sarebbe gradita ai cittadini europei.

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