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Ikea, mille assunzioni in Italia entro tre anni

“La normativa del Jobs act è stata molto positiva per noi”, ha detto il nuovo ad di Ikea Italia, la manager spagnola Belen Frau, annunciando l’apertura imminente di due nuovi negozi a Roma e Cagliari e un centro commerciale a Roncadelle, nel bresciano – “I nostri dipendenti attuali qui in Italia sono 6.354, il 90% a tempo indeterminato”, ha aggiunto.

Mille assunzioni nei prossimi tre anni, attraverso due nuovi negozi a Roma e Cagliari e un centro commerciale a Roncadelle, nel bresciano. E’ questo in sintesi il nuovo piano Ikea in Italia, che prevede 350 assunzioni già entro il 2016: lo ha comunicato Belen Frau, manager spagnola e nuova ad di Ikea Italia. L’avventura del colosso svedese da 3,5 miliardi di fatturato è iniziata nel nostro Paese negli anni ’80, viene raccontato nel nuovo piano strategico: adesso è una realtà consolidata, soprattutto al Nord. 

“I nostri dipendenti attuali qui in Italia sono 6.354, il 90% a tempo indeterminato, una piccola parte con contratti a tempo determinato o in somministrazione per gestire eventuali picchi — puntualizza Frau —. Ora stiamo aprendo due punti di ritiro a Roma e Cagliari, sono dei pick up point: chi compra sul sito può ritirare in centro città senza pagare le spese di spedizione”. Ma entro il 2017 sono previste anche altre aperture a Roma (da 2 si passerà a 3 negozi, in corso in trattative per individuare l’area), Milano (dagli attuali 3 a 4 negozi) e Verona.

“La normativa del Jobs act è stata molto positiva per noi — aggiunge Frau — ma ciò che conta di più è ridurre il cuneo contributivo e fiscale sulle imprese e qui il governo deve ancora lavorare. Per non parlare della burocrazia: ci abbiamo messo sette anni ad aprire un negozio a Pisa soltanto perché ad un certo punto è intervenuto il governatore della Toscana Rossi a darci una mano. Ovviamente tutto ciò si trasforma in un forte disincentivo per gli investimenti”.

Per la realizzazione di un centro commerciale, spiega la manager, “è necessario avere la licenza del comune e spesso i municipi latitano. E per la parte commerciale, visto che si tratta di spazi superiori ai 10 mila metri quadri, dobbiamo chiedere le autorizzazioni alla regione. Ma ovviamente ogni regione, qui in Italia, ha la sua normativa. Non solo: l’apertura di un punto vendita deve passare al vaglio della conferenza dei servizi e bisogna intervenire anche sulla viabilità di prossimità. Una volta ci hanno chiesto di costruire un ponte. Una follia”.

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