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Giro d’Italia: bis di Ulissi, Evans in rosa

Il corridore italiano della Lampre s’impone allo sprint nell’ascesa a Montecopiolo – Nuova maglia rosa è Cadel Evans ma Quintana gli rosicchia due secondi – Scarponi, fisicamente malconcio, in forte ritardo – Il Carpegna spaventa Matthews che arriva ai limiti del fuori tempo massimo.

Giro d’Italia: bis di Ulissi, Evans in rosa

Dopo che per una settimana la selezione della specie l’hanno fatta soprattutto le cadute mettendo fuori dei giochi uno dei grandi favoriti come Rodriguez, il Giro finalmente ritrova sulle strade di Pantani, salendo al Cippo di Carpegna e al traguardo di Montecopiolo, le prime indicazioni probanti dei valori in gara non alterate dalla dea fortuna o dalla jella.  E’ presto ancora per dire chi lo vincerà, ma è già tempo per sapere chi l’ha già perso. Nel giorno della conferma di Diego Ulissi, che bissa il successo di Viggiano,  come il corridore italiano più brillante del momento,  e del ritorno in maglia rosa di Cadel Evans dopo le fugaci vestizioni nel 2002 e nel 2010,  c’è un verdetto di “game over” per Michele Scarponi – fisicamente tanto malconcio da perdere una decina di minuti. Giro finito anche per il belga Thomas De Gendt, il dominatore dello Stelvio nel 2012, che già attardato per guai fisici ha accusato ieri altri quasi 15 minuti di ritardo. Resiste invece Ivan Basso, altra gloria del pedale tricolore aggredita dai mali dell’età, che si affida all’orgoglio più che alle gambe per restare a galla se non in corsa: anche ieri pur cedendo nel finale ha limitato il ritardo ad appena 24” arrivando assieme a Pierre Rolland, trionfatore sull’Alpe d’Huez del Tour 2012, protagonista di un coraggioso attacco annullato solo negli ultimi due km di corsa.  Nella classifica generale, che da ieri vede Evans precedere di 57” Uran e  di 1’10”  Maika, il varesino vincitore di due Giri è 11esimo a 2’01” precedendo di una cinquantina di secondi  lo stesso Rolland, che alcuni indicano ancora tra i possibili vincitori del Giro. In recupero di condizione ma staccato di 4 minuti e mezzo difficilmente rimediabili è Ryder Hesjedal, ieri decimo a Montecopioli, che paga ancora cara la sfortunata crono a squadre di Belfast con metà Garmin Sharp rotolata per terra. Non sorprende – perché era attesa la sua uscita dai quartieri alti della classifica –  il crollo di Michael Matthews, maglia rosa dalla seconda tappa di Belfast, che dopo aver dato il meglio di sé vincendo addirittura la frazione di Montecassino, quella dell’ecatombe di mezzo Giro, ha capito ieri che era venuto il momento di tornare a essere tra i più efficienti passisti in circolazione rinunciando a sforzi inutili sul Carpegna, una montagna che sembra un dente di squalo dalle aspre pendenze dove addirittura Eddy Merck venne battuto dallo spagnolo Fuente nel Giro del 1974. Matthews è così arrivato cicloturisticamente al traguardo 180esimo a oltre 34 minuti da Ulissi.

Alla vigilia della nona tappa che porterà i girini da Lugo a Sestola, la montagna di Tomba, con un’ascesa finale di 16 km al 5% di pendenza media, una frazione che potrebbe dare un’altra piccola rimescolata alla classifica, se è abbastanza facile dire chi il Giro l’ha già perso. più difficile è dire chi lo vincerà visto che i primi dieci della classifica sono racchiusi in meno di due minuti. Cadel Evans, 37 anni compiuti il 14 febbraio scorso – proprio lo stesso giorno della morte di Pantani nel 2004 – è tra i nomi più gettonati della vigilia quello che più si è dato da fare lottando ogni giorno anche per gli abbuoni. L’australiano della Bmc è stato abile nell’approfittare un po’ cinicamente, fino a essere incolpato di mancanza di fair play, della caduta generale alla fatale rotonda a 11 km da Montecassino per organizzare un colpo di mano ai danni di Uran, Quintana e degli altri pretendenti alla vittoria finale. Ma sarà sulle grandi montagne che il Giro affronterà nell’ultima settimana che Evans dovrà dimostrare di essere veramente tornato quello che ha vinto il Tour del 2011. Le pendenze dello Zoncolan,  l’asprezza del Gavia, la lunghezza snervante dei tornanti dello Stelvio sembrano favorire Quintana – che finora non si è praticamente visto e che solo ieri giungendo quarto ha rosicchiato due secondi a Evans (sesto) – o lo stesso Uran. Ma nella battaglia tra un australiano e i due colombiani potrebbero inserirsi altri attori meno attesi come il polacco Rafal Maika senza dimenticare alcuni dei nostri: più di Ulissi che pure è sesto nella generale e che sta facendo un Giro straordinario,  sono Pozzovivo e Aru, i due nomi su cui puntano le speranze italiane. Aru, a fari spenti ma sempre vigile nei momenti topici della gara, è risalito al quinto posto nella generale a 1’39 da Evans. Pozzovivo chiude l’attuale top ten con un ritardo di 1’50” da Evans ma appena di 5 secondi da Nairo Quintana, l’aquilotto  colombiano che vive e si allena sulle Ande nella sua città natale di Tunja a 2.800 metri di altitudine, più o meno come abitare sullo Stelvio, la Cima Coppi che il Giro affronterà nella 16 tappa da Ponte di Legno a Val Martello, riproponendo l’identico tracciato con anche il Gavia della tappa annullata l’anno scorso per la neve.

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