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Fmi, dall’Eurozona 150 miliardi

La decisione è arrivata nel corso dell’ultimo vertice Ecofin d’emergenza – Il Fondo avrà così più risorse per sostenere i Paesi più colpiti dalla crisi debitoria – La Gran Bretagna darà il suo contributo solo dall’anno prossimo e nel quadro del G20 – Dalla Germania 41,5 miliardi, dall’Italia 23,5.

Fmi, dall’Eurozona 150 miliardi

L’Eurozona metterà a disposizione del Fondo monetario internazionale nuove risorse per 150 miliardi di euro. L’istituzione con sede a Washington avrà così più liquidità per aiutare i Paesi gravati dalla crisi del debito. La decisione è stata annunciata ieri al termine di una riunione Ecofin (ministri finanziari dell’area euro) che si è svolta per teleconferenza.

“E’ una terapia insufficiente – ha commentato Peter Kurer, ex presidente di Ubs -. Il mondo avrebbe bisogno di ben altro: una robusta iniezione di eurobond, ad esempio”.

La Germania ha limitato il suo intervento a 41,5 miliardi mentre la povera Italia si è impegnata per 23,5 miliardi davanti alla Spagna (14,9 miliardi) ma dietro alla Francia (31,4 miliardi). Sono esentati dall’obolo Grecia, Portogallo ed Irlanda. La Gran Bretagna “ha indicato che definirà il suo contributo all’inizio dell’anno prossimo – si legge nel comunicato dell’Ecofin – nel quadro del G-20”.

Il contributo inglese dovrebbe ammontare a circa 30 miliardi di euro. All’intervento coordinato dei Paesi dell’Eurozona e della Gran Bretagna si aggiunge quello di altri quattro membri della Ue: Repubblica Ceca, Polonia, Danimarca e Svezia.

“L’Unione apprezzerebbe che i membri del G-20 oltre che altri paesi membri dell’Fmi finanziariamente solidi sostenessero gli sforzi per preservare la stabilità finanziaria mondiale, contribuendo ad aumentare le risorse del Fondo”, ha aggiunto l’Ecofin.

“Accogliamo con favore – ha commentato un portavoce dell’Fmi – il supporto dei ministri delle Finanze Ue per un sostanziale incremento delle risorse del Fondo, mentre lavoriamo per rafforzare la nostra capacità di adempiere alle nostre responsabilità sistemiche verso la nostra appartenenza globale”.

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