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Dazi Usa-Cina: Pechino taglia quelli sull’auto dal 25% al 15%

Lo ha annunciato il ministero delle Finanze – È un capitolo della ritrovata pace commerciale tra i due Paesi – Positivo l’impatto sul vertice storico tra il presidente Trump e Kim Jong-Un a Singapore – Favorita anche la trattativa con Zte. Balzo in Borsa delle case automobilistiche europee

Dazi Usa-Cina: Pechino taglia quelli sull’auto dal 25% al 15%

La Cina ridurrà i dazi sulle importazioni di automobili dal 25 al 15%. Le tariffe sulla componentistica invece saranno ridotte al 6%. Lo ha annunciato il ministero delle Finanze cinese, spiegando che i tagli entreranno in vigore a partire dal prossimo primo luglio.

La nuova mossa di Pechino va ricondotta al nuovo clima di tregua commerciale fra Cina e Stati Uniti, di cui potrebbero beneficiare notevolmente anche i costruttori di auto europei.

Non a caso, stamane alla Borsa di Francoforte il titolo Volkswagen guadagna l’1,5%, Bmw sale dell’1,6% e Daimler dell’1%, mentre a Piazza Affari le azioni Fca sono arrivate a far segnare un rialzo dell’1,7%.

La nuova apertura dei cinesi rappresenta un ulteriore passo avanti dopo la decisione arrivata lo scorso aprile di permettere alle case automobilistiche straniere di possedere più del 50% delle joint venture locali.

Dopo mesi di minacce e mentre in mezzo mondo montavano i timori per una possibile guerra dei dazi fra le due principali potenze economiche del pianeta, a metà maggio è iniziata una fase di distensione con la decisione del presidente Usa Donald Trump togliere il veto nei confronti di Zte, colosso cinese della telefonia costretto a interrompere le attività negli Stati Uniti perché accusato di intrattenere rapporti con Iran e Corea del Nord.

Il disgelo si è trasformato in “quasi-pace” sabato scorso, quando Pechino e Washington hanno annunciato un accordo: la Cina aumenterà gli acquisti di beni made in Usa e in questo modo gli Stati Uniti ridurranno significativamente il proprio deficit commerciale nei confronti del gigante asiatico.

Il nuovo clima favorisce anche la distensione con la Corea del Nord, malgrado il dittatore di Pyongyang, Kim Jong-Un, abbia recentemente minacciato di far saltare l’incontro con Trump in agenda per il 12 giugno.

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