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Conti Fca ed Apple in attesa della Fed

I mercati attendono le mosse della Fed ma crescono i segnali che i tassi resteranno invariati – Sotto i riflettori i conti di Fca e di Apple – Moody’s colpisce le banche e mette in guardia Unicredit e Intesa su Atlante – L’Austria pesa sui Btp, oggi asta Bot – È la Juventus il vero gioiello della scuderia Agnelli

Conti Fca ed Apple in attesa della Fed

Manovre sul petrolio e sui tassi giapponesi a livello globale. Una doccia fredda, in parte inattesa: le banche italiane colpite dal warning di Moody’s. Tante variabili complicano l’orizzonte dei mercati finanziari, assai prudenti in attesa di indicazioni più precise dalle banche centrali.

Tokyo, inquieta in attesa delle decisioni che la BoJ prenderà nel meeting di giovedì, perde stamane più di un punto percentuale, con lo yen che tratta a 111,06 sul dollaro: i mercati non credono che la Banca centrale possa invertire il trend con una manovra sui tassi. In discesa anche Hong Kong, Shanghai +0,1%. I profitti delle aziende statali registrano un calo del 13,8% nel primo trimestre.

Frena Wall Street sotto la pressione del greggio debole e dei dati sul mercato degli immobili. L’indice S&P500 chiude in calo dello 0,18%, il Dow Jones dello 0,15% ed il Nasdaq dello 0,21%. Alla vigilia della riunione del Fomc anche un noto “falco” come Eric Rosengren della Fed di Boston si arrende: “Non possiamo procedere contro attese dei mercati così forti”.

LA MELA CHIUDE CON I BIG TEDESCHI, GOLDMAN SACHS APRE AI CLIENTI CHEAP

Riflettori accesi su Apple in attesa dei dati del primo trimestre (-0,9%), da cui dovrebbe emergere il primo calo nella vendita di iPhone. La società ha rinviato di un giorno l’annuncio, inizialmente previsto per oggi. Il tedesco Handelsblatt scrive che si è interrotta la collaborazione della Mela con alcuni costruttori auto della Germania. Apple ha deciso di andare avanti nella realizzazione dell’iCar con il colosso della componentistica Magna. La rottura si sarebbe consumata su chi debba detenere la proprietà dei dati del progetto: pare che Apple si sia impuntata nel volerli tenere soltanto nel suo magazzino virtuale iCloud.

Piccola rivoluzione in casa Goldman Sachs: il broker, che finora ha riservato i suoi servizi alla clientela super danarosa, ha aperto le porte ai conti online più cheap. Basterà un dollaro per provare l’emozione di esser cliente della banca più esclusiva. Da segnalare ancora l’offerta di Gannett (“Usa Today”) per l’acquisto di “Chicago Tribune” e “Los Angeles Times”: 815 milioni di dollari.

Il petrolio tipo Brent è in risalita a 44,93 dollari (+1%), mentre prende corpo il piano saudita per emancipare l’economia dal greggio.

SUL MERCATO ENTRO L’ANNO IL 5% DI ARAMCO: VALE 5 VOLTE EXXON

Novità epocali agitano l’orizzonte del petrolio. Il principe saudita Mohamed bin Salman ha presentato il piano “Arabia 2030” che prevede la costituzione di un fondo da 3 mila miliardi di dollari per liberare l’economia dalla dipendenza del greggio. A questo scopo, come prima mossa entro l’anno verrà offerto il 5% di Aramco, il gigante del greggio valutato non meno di 2mila miliardi di dollari, cinque volte tanto Exxon. Il programma prevede riforme radicali, anche a vantaggio delle donne cui però, nel frattempo, resta vietata la patente di guida.

Ma l’oil resta per ora la principale arma strategica. Bloomberg segnala che la produzione petrolifera dell’Iran è salita sui massimi dal 2012. La stessa agenzia riporta che l’Arabia Saudita va avanti con gli investimenti per lo sviluppo del giacimento di Shaybah, un impegno che dovrebbe permettere al paese di tenere la produzione intorno ai 12 milioni di barili al giorno di petrolio, in questo modo non perde quote di mercato.

L’AUSTRIA PESA SUI BTP. OGGI AL VIA LE ASTE DEL TESORO

Il successo dell’estrema destra in Austria ha provocato tensioni sul mercato del debito dell’Eurozona. In una seduta dai volumi “bassini ma non bassissimi” sul mercato italiano per la festività del 25 aprile, il tasso del Btp decennale è stato trattato in area 1,50%, con un picco stamane a 1,53%, ai massimi da fine febbraio; il Bund decennale si è spinto a 0,27%, il picco da cinque settimane. Lo spread Btp/Bund è salito fino a 130 punti.

Oggi prendono il via le aste di fine mese. Il Tesoro offre Btpei 2024 per un importo fino a 750 milioni; domani toccherà a 6 miliardi di Bot semestrali. Giovedì, infine, si chiuderà con 7,75 miliardi del nuovo Ccteu luglio 2023 e dei Btp a 5 e 10 anni. Questo mese non si tiene il collocamento di Ctz.

EFFETTO MOODY’S A PIAZZA AFFARI: -1,5%

Deboli ieri le Borse europee: l’Ifo tedesco è risultato peggiore del previsto, i mercati Ue frenano in attesa delle indicazioni della Fed. Parigi arretra dello 0,5%, Francoforte dello 0,8%, come Londra. Madrid -1,01%.I futures segnalano stamane un’apertura in lieve rialzo per i principali listini.

Piazza Affari è di nuovo il fanalino di coda delle Borse europee. L’indice Ftse Mib ha chiuso la seduta in calo (-1,52% a 18.403 punti), poco sopra i minimi di giornata (18.332) ben sotto il massimo di 18.744. 

L’AGENZIA: CON ATLANTE TROPPI RISCHI PER UNICREDIT E INTESA

Ancora una volta le sorti del listino italiano sono legate a doppio filo alle vicende del comparto bancario. Ad accendere la miccia è stata Moody’s. La società di rating ha mandato un avvertimento: gli istituti che hanno messo soldi nel fondo Atlante rischiano di essere penalizzati in quanto il fondo sarà chiamato a sottoscrivere azioni di banche che sono a rischio di risoluzione. L’agenzia segnala inoltre che l’acquisto di titoli junior emessi a fronte di sofferenza è un’attività molto rischiosa in quanto queste obbligazioni non hanno praticamente mercato.

Nel mirino è finita UniCredit (-5,3%): secondo Moody’s la banca rischia di scendere sotto il livello minimo di Common Equity Tier 1 richiesto dalla Bce: il 10,73%, poco sopra il 10% richiesto dalla Bce. L’investimento in Atlante rappresenta lo 0,26% dei risk-weighted asset (attività ponderate per il rischio) sostenute da Unicredit.

Sotto tiro anche Intesa (-2,7,%), Monte Paschi (-3%) e Banco Popolare (-3,4%). Fanno peggio Ubi Banca (-5%), Mediobanca (-4%) e Banca Carige (-5%). L’indice Stoxx delle banche europee segna una perdita di oltre il 3%. I profitti del comparto sono inferiori dl 34 % a quelli del 2007, ultimo anno prima della crisi.

In discesa, a Milano, anche le società del risparmio gestito: Azimut -1,7% e Banca Mediolanum -2,3%. Ha chiuso in territorio positivo Poste (+0,08%) su cui Mediobanca Securities ha confermato la propria visione positiva (outperform, target price a 8,5 euro).

TONFO DI TELECOM, DEBOLI LE UTILITIES

Non portano bene a Telecom Italia (-4,36%) le voci su un prossimo scambio di partecipazioni con Cassa Depositi e Prestiti: una quota di Telecom Italia Sparkle contro il controllo di Metroweb. Sulle tlc europee pesa anche il probabile no dell’autorità Antitrust dell’Unione Europea sull’offerta da 10,3 miliardi di sterline di Hutchison Holdings (proprietario di 3) per l’operatore mobile britannico 02, controllato da Telefonica.

Tra le utility, A2A -1,7%. Enel (-0,6%) non patisce gli effetti del tracollo di Edf a Parigi: il colosso elettrico francese ha annunciato un aumento di capitale da circa 4 miliardi di euro, da attuare entro fine 2016, oltre un nuovo piano di taglio dei costi fino a un miliardo entro il 2019.

SCENDE TENARIS: PER IL CREDIT SUISSE ORA È DA VENDERE

Tra i petroliferi frena Tenaris (-2,9%) in attesa della pubblicazione dei risultati del primo trimestre, prevista per domani: Banca Akros ha comunque alzato il target price da 10,5 euro a 13 euro, confermando il rating accumulate. Al contrario, per Credit Suisse è venuto il momento di prendere profitto dopo il rally (+10% da inizio anno, +45% dai minimi di metà febbraio). Il broker svizzero ha tagliato il giudizio a Underperform da Neutral mantenendo invariato il target price a 9 euro. Eni -1%, Saipem +1,7%. 

JUVENTUS, LA VERA STELLA DEL GRUPPO AGNELLI

Male anche Cnh Industrial (-3,12% a 6,37 euro), penalizzata dallo stacco della cedola di 0,13 euro per azione. Alla vigilia della trimestrale Fiat Chrysler chiude a +0,56% dopo aver annullato il ribasso nella mattinata in seguito all’annuncio del richiamo di 1,1 milioni di vetture nel Nord America per un problema tecnico.

Gli analisti si aspettano indicazioni positive sui margini grazie alle aree Nord America e Medio Oriente. Lo scorso 15 marzo era stato lo stesso Marchionne a rassicurare il mercato sui conti del primo trimestre, sottolineando che “sono in linea con le stime”. Svetta nella scuderia Exor l’avanzata della Juventus: +1,6% dopo la conquista del quinto scudetto consecutivo.

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