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Cina, Romeo Orlandi: “Non ci saranno sorprese, a Pechino la politica si fa nei corridoi”

PARLA ROMEO ORLANDI, vicepresidente dell’Osservatorio Asia e docente di economia dei Paesi dell’Asia Orientale all’Università di Bologna – Dopo l’apertura del 18esimo congresso del Partito Comunista a Pechino il professore fa il punto su consumi, welfare e globalizzazione in Cina: “Difficile stravolgere un modello che ha funzionato fin qui”.

Cina, Romeo Orlandi: “Non ci saranno sorprese, a Pechino la politica si fa nei corridoi”

La Cina cresce al ritmo dell’8% l’anno, eppure rallenta e, che lo voglia o no, si trova a un punto di svolta: incremento dei consumi, welfare, relazioni internazionali e globalizzazione sono i cardini di un cambiamento che si approssima e di cui il 18esimo congresso del Partito Comunista, che si è aperto ieri, deve definire tempi e contorni. La maggior parte di noi non si accorgerà di nulla eppure quello che verrà deciso questa settimana a Piazza Tienanmen avrà riflessi importanti sulla nostra vita. Per capire cosa succederà e quanto peserà tutto questo sul nostro futuro FIRSTonline ha incontrato Romeo Orlandi, vicepresidente dell’Osservatorio Asia e docente di economia dei Paesi dell’Asia Orientale all’Università di Bologna.

FIRSTonline – Professor Orlandi questa settimana cambia il mondo: due giorni fa l’elezione del presidente Usa e ieri l’avvio del 18esimo congresso del Partito Comunista cinese, al termine del quale verranno rinnovati tutti i vertici, con Xi Jinping destinato a diventare segretario-presidente e Li Keqian premier. Due eventi ugualmente importanti?

Il Congresso che si è aperto ieri non è ancora importante come le elezioni americane, ma il suo peso nel contesto mondiale cresce sempre di più. L’economia cinese dovrebbe agguantare quella americana entro il 2019, ma sono 1,4 miliardi di persone contro 300 milioni, quindi è normale. Il dominio Usa è incontestabile: il peso militare, le ambizioni planetarie, la tecnologia e il soft power americano non hanno rivali per ora. Però la Cina è a una svolta, quindi questo Congresso è particolarmente interessante. La Cina deve infatti consolidare il suo sviluppo e cercare di mantenere la crescita sugli attuali livelli del 7-8%. All’ordine del giorno c’è la necessità di ridurre il peso delle aziende di Stato, di riequilibrare la distribuzione della ricchezza fra province interne ed esterne, di incrementare i consumi tenendo sotto controllo l’inflazione. La domanda estera è in calo, perché l’Europa è in crisi e il Nord America non se la passa bene, quindi è ora di fare qualcosa al proprio interno.

FIRSTonline – I cinesi devono trasformarsi da instancabili lavoratori in voraci consumatori?

Quello dei consumi è un tema importante. L’obiettivo di un incremento è sul tappeto da tempo, anche per questo i salari sono aumentati, ma l’incremento non ha dato i risultati attesi. Probabilmente ci vuole di più: più welfare, più pensioni, più ottimismo, più fiducia nel futuro. Il paese dovrebbe destinare un po’ delle sue ingenti risorse al “popolo”, per attenuarne le paure. La cultura contadina induce infatti a risparmiare per comprare casa, ma lo spazio per altri consumi si riduce. C’è un salto culturale da compiere e questo implica maggiore apertura delle Università e qualche risposta alle confuse rivendicazioni della società civile.

FIRSTonline – La linea che si va profilando qual è?

C’è un’ala conservatrice del partito che pensa a uno sviluppo graduale e una riformatrice che vorrebbe accelerare tempi e modi, fino a cambiare il partito stesso. E’ difficile però stravolgere un modello che ha funzionato fin qui.

FIRSTonline – Noi occidentali percepiremo qualcosa di tutto questo?

Questa settimana no. Al congresso la politica si fa nei corridoi. I nomi dei papabili saranno confermati e noi vedremo persone vestite tutte uguali, all’occidentale, che fanno scelte condivise all’unanimità. Il segretario, che diventa anche presidente del paese, e il prossimo premier sono già parte dei 9 dell’ufficio politico, rappresentano quindi la continuità con l’attuale gruppo dirigente. Però il segretario disegnerà una linea del partito che terrà conto delle varie istanze.

FIRSTonline – Il mondo può sopportare una Cina più consumistica? E il territorio cinese è sufficiente ad ospitare le aspirazioni di 1,4 miliardi di persone?

Il territorio è enorme, quanto l’Europa, anche se metà è deserto. Per quanto riguarda i consumi e il miglioramento del tenore di vita il “mondo” non può farci niente. Ovviamente se tutti i cinesi decideranno di comprare un’automobile avremo problemi di prezzo del petrolio e di inquinamento, ma non c’è ragione per cui noi dovremmo avere un’auto ogni 2 persone e loro 1 ogni 50.

FIRSTonline – Quale direzione prenderà XI Jinping?

Credo quella di un graduale sviluppo, tenendo sotto controllo l’inflazione. Ma gli scenari sono molto complessi, anche sul fronte estero. Si pensi all’area del Pacifico, dove si è spostato il baricentro mondiale. Obama guarda da quella parte, perché li ci sono le maggiori tensioni. L’Europa, divisa com’è, resta sullo sfondo, periferica e poco rilevante perché troppo immersa nei suoi problemi. Per Cina e Usa invece ci sono in gioco i rapporti con il Giappone, con la Corea del sud e un peso crescente nell’area. Ormai anche la Cina non può nascondersi, la globalizzazione lambisce le sue azioni, non può più decidere tutto da sola e questo, alla fine, la renderà un paese “quasi” normale.

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