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Berlusconi: “No a governi tecnici, senza fiducia si vota”

Parlando di fronte a una Camera mezza vuota per la protesta delle opposizioni, il premier ha definito la bocciatura del Rendiconto “un incidente” e ha negato che possa determinare una crisi istituzionale – Napolitano un “arbitro impeccabile” – Questo Esecutivo rimane “l’unico legittimato a difendere gli interessi nazionali”.

Berlusconi: “No a governi tecnici, senza fiducia si vota”

LA BOCCIATURA DEL RENDICONTO UN INCIDENTE DI CUI MI SCUSO

“Sono qui per chiedere il rinnovo della fiducia al Governo che ho l’onore di presiedere. Un incidente parlamentare di cui la maggioranza porta la responsabilità e di cui mi scuso personalmente, ha determinato una situazione anomala che dobbiamo sanare con un voto di fiducia politica”. Con queste parole il premier Silvio Berlusconi ha aperto stamane il suo discorso alla Camera, che due giorni fa ha respinto l’articolo 1 del Rendiconto dello Stato, aprendo una crisi politica e istituzionale. Di fronte al Cavaliere un’aula mezza vuota: le opposizioni in massa hanno deciso di disertare la convocazione in segno di protesta contro l’Esecutivo, che – a loro avviso – non è più legittimato a governare dopo l’ultima sconfitta.

NO A GOVERNI TECNICI. IL VOTO? NON UNA SOLUZIONE

“Una crisi di governo al buio rappresenterebbe la vittoria del partito declinista, sfascista e speculativo in azione da mesi”, ha proseguito Berlusconi, sottolineando che se il governo non dovesse avere la fiducia del Parlamento, “la parola” dovrebbe “tornare agli elettori: questo è il sale della democrazia parlamentare nel bipolarismo e protegge l’autorevolezza degli esecutivi”.

Insomma, il Cavaliere elimina dal tavolo l’ipotesi di un governo tecnico, che sarebbe incapace di “prendere decisioni difficili e impopolari”. In ogni caso, nemmeno le elezioni anticipate rappresenterebbero “una soluzione ai problemi del Paese”.

BOCCIATURA RENDICONTO NON DETERMINA SFIDUCIA

Tanto più che, secondo il Presidente del Consiglio, “parlare di sfiducia nei confronti del Governo” dopo il voto negativo di Montecitorio “è del tutto improprio”, perchè il ddl “è un atto squisitamente di riscontro contabile e non rientra nella legge che individua strumenti di programmazione finanziaria per i quali è necessaria la consonanza tra Governo e Parlamento”.

Il Rendiconto rientra nella categoria dei “provvedimenti formali”, ovvero – secondo il premier – “ha la forma di legge ma non ne ha le caratteristiche”, , visto che contiene “una serie di dati contabili elaborati dalla Ragioneria Generale dello Stato e asseverati dalla Corte dei Conti con apposito giudizio di parificazione che attesta la veridicità dei dati e il rispetto dei vincoli finanziari fissati dalla legge”. Una legge dal “contenuto inemendabile, visto che si tratta di dati contabili ormai consolidati”, cui il “Parlamento garantisce copertura legislativa”. Dunque, “l’equiparazione proclamata tra rendiconto e legge stabilità è pertanto forzata e strumentale”.

NAPOLITANO UN ARBITRO IMPECCABILE

Per Berlusconi, quindi, la bocciatura del Rendiconto non apre alcuna crisi istituzionale. Parole che sembrano contraddire la preoccupazione espressa ieri da, Giorgio Napolitano, sebbene il premier abbia usato parole d’elogio nei confronti del Capo dello Stato: un arbitro “impeccabile”, che “sorveglia sul regolare svolgimento delle istituzioni e stimola i soggetti della politica senza fare politica”.

LE OPPOSIZIONI SONO SPARITE

Il Cavaliere ha quindi ribadito che l’Esecutivo in carica è l’ “unico soggetto democraticamente abilitato a difendere gli interessi nazionali con l’urgenza imposta dalla crisi”. Anche perché “sul piano politico non c’è alternativa credibile a questo Governo nelle assemblee elettive di Camera e Senato. Le opposizioni esercitano il loro legittimo diritto-dovere di critica, a volte anche aspro, ma sono frastagliate e divise, oggi sono addirittura sparite”.

Quello che invece manca alle opposizioni è “un Governo di ricambio e un programma definito”. Per questo “a chi ci chiede un passo indietro rispondiamo chiaramente che mai come in questo momento sentiamo la responsabilità di non accondiscendere a questa richiesta”.

COL DL SVILUPPO SCONFIGGEREMO LA PARALISI

Quanto al decreto sviluppo, Berlusconi rimarca come “la politica di rigore senza la crescita rischi di condurre la stagnazione dell’economia e il peggioramento dei conti pubblici. Noi vogliamo sconfiggere la strategia della paralisi e il decreto sviluppo è solo un mattone contro la sfiducia. Ci sarà il pareggio di bilancio e proteggeremo il sistema del credito”.

EUROPA: SERVONO EUROBOND E AUTORITA’ PER COORDINARE POLITICHE FISCALI

Infine, uno sguardo all’Europa. Secondo il nostro premier, l’unico modo per fermare la crisi è quello di superare il “vizio d’origine dell’euro”, ovvero creare un’unica autorità europea che coordini le politiche fiscali ed emetta bond europei. “Ci sarà una svolta – conclude Berlusconi – solo quando la Ue dimostrerà di essere in grado di compiere un passo avanti nel coordinamento della politica economica, della politica della difesa, della politica estera. Finchè l’EUropa rimarrà un grande corpo economico con una piccola testa politica, trascineremo il rischio che l’Ue possa trasformarsi in un fattore destabilizzante”.

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