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Bce: pronti ad aumentare il Qe, ma attenzione alla flessibilità

BOLLETTINO BCE – “I rischi per le prospettive di crescita dell’area restano orientati verso il basso” – Prospettive incerte anche per l’inflazione – Monito, anche all’Italia, sull'”l’uso improprio della flessibilità sui conti pubblici” – “Il mercato del lavoro continua a migliorare gradualmente”.

Bce: pronti ad aumentare il Qe, ma attenzione alla flessibilità

Da Francoforte arrivano nuovi segnali favorevoli a un potenziamento del quantitative easing entro l’anno. La Banca centrale europea ravvisa rischi al ribasso per la ripresa economica e per l’inflazione, e, nel bollettino economico pubblicato oggi, rimarca che “il grado di accomodamento monetario sarà riesaminato a dicembre, quando saranno disponibili le nuove proiezioni macroeconomiche degli esperti dell’Eurosistema. Il Consiglio direttivo ha ribadito la propria volontà e capacità di agire ricorrendo a tutti gli strumenti disponibili”. L’attuale piano di acquisto titoli “è dotato di flessibilità sufficiente da poterne adeguare dimensioni, composizione e durata”, ricorda l’istituto centrale.

“I rischi per le prospettive di crescita dell’area restano orientati verso il basso – si legge ancora nel bollettino -, riflettendo in particolare una maggiore incertezza riguardo all’evoluzione delle economie emergenti, potenzialmente in grado di esercitare ulteriori effetti sulla crescita mondiale e sulla domanda esterna di esportazioni dell’area dell’euro. La maggiore incertezza che si è manifestata di recente negli andamenti dei mercati finanziari potrebbe avere ricadute negative anche sulla domanda interna dell’area”. 

Allo stesso modo “vi sono rischi che potrebbero ulteriormente rallentare la ripresa graduale dell’inflazione verso livelli più prossimi al 2 per cento”. Sulla base dei prezzi correnti dei contratti future sul greggio, l’inflazione sui dodici mesi misurata dallo Iapc “dovrebbe rimanere su livelli negativi o contenuti a fino a novembre 2015, per poi aumentare solo sul finire dell’anno, principalmente a causa di effetti base connessi al calo delle quotazioni petrolifere al termine del 2014”.

AVVERTIMENTO SULL’USO “INAPPROPRIATO” DELLA FLESSIBILITA’

Dalla Banca centrale europea arriva inoltre un avvertimento sull’uso “inappropriato” della flessibilità prevista dalle regole europee in caso di riforme strutturali: “Dato che solo poche tipologie di riforme potrebbero effettivamente comportare costi di bilancio a breve termine – si legge nel bollettino–, la flessibilità concessa dal Patto di stabilità e crescita deve essere applicata con cautela per evitare il rischio di un uso inappropriato”.

CON LE MISURE NON CONVENZIONALI IL TASSO SUI BTP A 10 ANNI E’ SCESO DI 100 PUNTI BASE

La Bce sottolinea inoltre che i titoli di stato di Italia e Spagna sono quelli che hanno beneficiato maggiormente delle “misure non convenzionali attuate da giugno 2014”, grazie alle quali sono stati “ridotti considerevolmente i rendimenti in un’ampia gamma di segmenti dei mercati finanziari. In genere gli effetti si intensificano all’aumentare della scadenza e della rischiosità. Ad esempio, si stima un impatto notevole per le obbligazioni sovrane a lungo termine, con un calo dei rendimenti sui titoli a dieci anni pari a circa 70 punti base per l’area dell’euro e a circa 100 punti base per Italia e Spagna”.

LAVORO: L’EUROZONA MIGLIORA

Quanto alla situazione del mercato del lavoro nell’area dell’euro, “continua a migliorare gradualmente – prosegue la Bce –. I dati più recenti ricavati dai risultati delle indagini campionarie evidenzierebbero un ulteriore graduale miglioramento del mercato del lavoro nel prossimo futuro”. Nel secondo trimestre di quest’anno, ricordano gli esperti dell’Eurotower, l’occupazione è salita di un ulteriore 0,3% in termini congiunturali, registrando il più forte incremento annuale dal secondo trimestre del 2008. Come risultato, l’occupazione è stata superiore dello 0,9% rispetto all’anno precedente. Il tasso di disoccupazione per l’area dell’euro, che aveva iniziato a ridursi dalla metà del 2013, ha proseguito la sua flessione nel secondo trimestre del 2015, per giungere a una sostanziale stabilizzazione intorno all’11% nei mesi di luglio e agosto.

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