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Eurozona, Fmi alza stime su 2016

Stando alla revisione preliminare delle previsioni, contenuta nell’aggiornamento del rapporto, il Pil dell’Eurozona è atteso all’1,6% nel 2016, con un rallentamento all’1,4% nel 2017.

Eurozona, Fmi alza stime su 2016

La ripresa dell’Eurozona “si è di recente rafforzata”, con la domanda interna sostenuta dai più bassi prezzi del petrolio, da una politica di bilancio ampiamente neutrale e da una politica monetaria accomodante. Tuttavia, “l’inflazione e le aspettative su questa restano molto basse”, al di sotto dei target della Banca centrale europea, e “i rischi al ribasso sono in aumento”, sulla scia di “crescenti divisioni politiche ed euroscetticismo”. E’ quanto sostiene il Fondo monetario internazionale nel rapporto Articolo IV redatto a conclusione della missione annuale di monitoraggio nella regione.

Stando alla revisione preliminare delle previsioni, contenuta nell’aggiornamento del rapporto, il Pil dell’Eurozona è atteso all’1,6% nel 2016, con un rallentamento all’1,4% nel 2017, “soprattutto a causa dell’impatto negativo del risultato del referendum nel Regno Unito” sulla Brexit. Il rapporto Articolo IV si basa su quanto emerso durante le consultazioni concluse il 26 maggio (lì la stima sul Pil era pari all’1,7% per il 2016 e per il 2017), mentre l’aggiornamento include fattori emersi successivamente fino a inizio luglio, compreso appunto il referendum. Nel World Economic Outlook, pubblicato ad aprile, il Fmi aveva anticipato una crescita del Pil dell’1,5% nel 2016 e dell’1,6% nel 2017. L’inflazione, sostenuta da un graduale aumento dei prezzi dell’energia, dovrebbe passare dello 0,2% atteso per quest’anno all’1,1% il prossimo.

Secondo il Fmi, “i rischi al ribasso sono in aumento. Da un punto di vista esterno, un ulteriore rallentamento globale potrebbe incidere in modo negativo e fare deragliare la ripresa guidata dalla domanda. Da un punto di vista interno, i rischi sono per larga parte politici”. Ulteriori ricadute della situazione post referendum nel Regno Unito, dell’aumento dei rifugiati e di un aumento delle preoccupazioni sulla sicurezza “potrebbero contribuire a una maggiore incertezza, penalizzando la crescita e ostacolando i progressi su politiche e riforme”. Altri rischi “includono le debolezze del settore bancario e finanziario in alcuni Paesi”.

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