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Tutti gli occhi su Bce. Dubbi se la spinta rialzista della liquidità sia finita. Milano inizia bene

All’esame del direttorio della banca centrale le misure per contrastare la dilagante recessione, la vigilanza bancaria unica e gli interventi per far arrivare la liquidità alle Pmi – Mea culpa del Fondo Monetario sui dati falsi sull’export cinese – Cresce lo scetticismo sull’Abenomics e a Tokyo e a Wall Street riappare l’Orso – Milano stamani inizia bene

Tutti gli occhi su Bce. Dubbi se la spinta rialzista della liquidità sia finita. Milano inizia bene

Mercati assai incerti alla vigilia del direttorio della Bce di stamane e, non meno importante, dei dati sull’occupazione Usa che potrebbero dare l’indicazione definitiva sugli orientamenti della Federal Reserve. A Tokyo -0,77% stamane prevale il ribasso, al pari di Hong Kong -1,13% e del resto dei listini asiatici, ai minimi degli ultimi quattro mesi. 

La reazione è stata in linea con l’andamento di Wall Street: l’indice Standard &Poor’s è sceso dell’1,4%, al pari del Dow Jones scivolato sotto quota 15.000 a quota 14960,6 punti. Il Nasdaq chiude a -1,3%. Da notare che il Tesoro Usa e i sindacati hanno annunciato la vendita di 30 milioni di azioni General Motors – 0,5%, eredità del salvataggio del 2009.

Una curiosità: Amazon +1,4%. A richiamare gli acquisti sul titolo l’anticipazione secondo cui il colosso Usa delle vendite online punta a espandere la propria divisione AmazonFresh, il negozio on line di cibo fresco. Giornata di ribasso per le Borse di tutta Europa. La discesa più forte è stata a Londra (-1,9%), Parigi ha perso l’1,7%, 

Milano ha archiviato la seduta con il Ftse Mib in ribasso dello 0,96%. Sul mercato dei titoli di Stato, il Btp a 10 anni ha chiuso a un rendimento del 4,13%, lo spread è salito a quota 261 (+6 punti base).

DATI FALSI SULL’EXPORT CINESE, MEA CULPA TARDIVO DEL FMI

La spinta della liquidità sembra aver ormai esaurito i suoi effetti. E’ questa la sensazione che domina i mercati che cercano di adattarsi alla nuova situazione, cercando nelle statistiche la traccia per intuire gli sviluppi di una congiuntura incerta e fallace. 
Al proposito: 

1) pesa lo scetticismo nei confronti della “terza freccia” dell’Abenomics, ovvero il piano di riforme strutturali dell’economia (liberalizzazioni, incentivi fiscali, mobilità sul lavoro e così via) annunciate dal premier Shinzo Abe.

2)  Il Beige Book Usa, uscito ieri sera segnala che l’economia americana continua a crescere a un passo “da moderato a modesto”, sostenuta soprattutto dal buon andamento del comparto immobiliare residenziale e dal settore manifatturiero. Il mercato del lavoro americano , però, mostra segnali di torpore: gli occupati sono cresciuti ad aprile di 135mila occupati , meno dei 165mila previsti; gli ordini di beni di fabbrica ad aprile sono saliti dell’1% (contro attese di +1,5%) .

3)  Cresce la preoccupazione sull’effettivo stato di salute della Cina. I dati ufficiali sull’import/export cinese sono clamorosamente falsi. La verifica sul traffico marittimo effettivo, scrive Bloomberg, rivela che il traffico in uscita è salito del 7,1% contro il 14,7% delle stime provvisorie delle autorità. Analogo risultato per le navi in entrata: +6,9% contro il presunto +16,3%. 

In questa cornice impressiona la lettura del documento riservato del Fmi pubblicato ieri da The Wall Street Journal: il salvataggio della Grecia è stato gestito male. I due anni passati dal primo, modesto, intervento del 2012 alla ristrutturazione del debito nel 2012, hanno aumentato il costo dell’operazione e ridotto i suoi benefici, a danno de contribuenti europei e dei greco. Un mea culpa condito da dure critiche all’azione di Bruxelles “più interessata al rispetto delle norme Ue che alla crescita”. Un atto d’accusa che cade alla vigilia di un nuovo confronto tra falchi e colombe in sede Ue.

Stamane, infatti, si riunisce a Francoforte il direttorio della Bce. All’esame di Mario Draghi le misure per contrastare la recessione dilagante. Ma anche la questione della la Vigilanza bancaria unica e, non meno importante, le misire per far arrivare liquidità alle imprese medie e piccole. 
 

MPS SUGLI SCUDI, PIRELLI IN RIBASSO DOPO LA PACE

Pirelli, dopo una seduta di alti e bassi, ha lasciato sul parterre l’1,2% nel giorno dell’ufficializzazione dell’accordo tra Marco Tronchetti Provera e la famiglia Malacalza. Accordo che prevede il lancio dell’opa sul socio di riferimento Camfin (-7,3%) a 0,8 euro. La Consob ha avviato accertamenti a 360 gradi per verificare la sussistenza di eventuali irregolarità nell’operazione di riassetto Camfin, annunciata ieri al mercato. E’ quanto si apprende da fonti della Commissione, senza specificare quali siano gli aspetti oggetto di accertamento.

Protagonista della seduta il Monte Paschi +3,9%: il mercato scommette sulla modifica dello statuto della Fondazione (cioè l’abolizione del tetto del 4%) che potrebbe agevolare l’ingresso di nuovi soci nell’azionariato della banca senese. La “rivoluzione” sarà all’ordine del giorno del cda del prossimo 11 giugno. Tra le altre banche Unicredit è salita dello 0,5%. Chiusure negative per Intesa -1,6% e Banca Popolare Milano -2,6%. 

Fra le assicurazioni Generali è scesa dello 0,9%, Fondiaria-1,5%. Unipol ha guadagnato l’1,5% In controtendenza sia le Fiat (+1,7%), sospinte ancora dalla speculazione circa l’integrazione con Chrysler, sia le Fiat Industrial (+0,3%), nel giorno in cui e’ stata convocata l’assemblea straordinaria per varare l’integrazione con Cnh. 

A2A è salita dell’1%: il direttore generale Renato Ravanelli, conferma che il primo di luglio partirà il nuovo polo ambientale della utility . Telecom Italia -0,2%. Il dossier sulla possibile integrazione con 3 Italia è stato rinviato ad una riunione, che si terrà probabilmente nella prima decade di luglio o comunque prima del consiglio dell’1 agosto che esaminerà la semestrale. Il cda di ieri è stato dedicato alla presentazione da parte dei manager delle attività in Brasile a Argentina e ad una breve informativa sull’avanzamento del business. Enel ha perso l’1,8%. La controllata spagnola Endesa è scesa del 2,3% dopo che il broker tedesco Berenberg ha tagliato il giudizio a “hold” da “buy”. Eni ha perso l’1,8%,

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