Condividi

Summit di banchieri arabi a Roma: dalla primavera sboccino le riforme

Tra oggi e domani si riuniscono nella Capitale le figure più importanti del mondo finanziario del Mediterraneo. Lo scopo del Arab Banking Summit 2011 è aumentare la cooperazione tra l’Italia e i Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa. E’ il tempo per un Mediterrenean Partnership Fund.

Summit di banchieri arabi a Roma: dalla primavera sboccino le riforme

Due giornate di lavoro e networking per consolidare la collaborazione economica con i Paesi Mena (Middle-East and North Africa) e rafforzare l’idea di un’integrazione tra tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. L’Unione delle banche arabe (Uab) e l’Associazione bancaria italiana (Abi) hanno riunito personaggi di spicco da più di 30 Paesi: autorità, ministri, governatori di banche centrali e ceo degli istituti creditizi più importanti. La location non è casuale: fulcro delle antiche civilità, situata al centro del Mediterraneo, Roma è sembrata la città giusta dove convogliare i più prestigiosi banchieri arabi ed europei.
Il presidente dell’Uab, Adnan Youssif, ha inaugurato l’evento sottolineando l’importanza del settore bancario per lo sviluppo nelle regioni del Medio oriente. All’unione fanno capo 340 banche, dei Paesi della Lega Araba, che negli ultimi anni hanno visto tassi di crescita molto elevati (+10% del settore nel primo trimestre del 2011) e che, grazie alla loro premurosità e trasparenza, non hanno subito eccessivi danni dall’ultima crisi finanziaria.
Da questi Paesi ci si attende una crescita media del 3,6% nel 2011 e del 4,2% nel 2012 (dati visti a ribasso a causa dei movimenti nel Nord Africa). Dopo i movimenti della primavera araba, il punto chiave è la ricerca della stabilità economica e finanziaria. Ed è qui che interverrebbe il Fondo Europeo per il Mediterraneo, progetto lanciato lo scorso 20 maggio a Palermo dal Sottosegretario agli Esteri, Stefania Craxi. Il fondo si propone di promuovere ed espandere il settore privato, incoraggiare investimenti per iniziative imprenditoriali, fornire assistenza tecnica per l’attuazione di progetti e incoraggiare l’integrazione transfrontaliera e i partenariati. “I tempi sono maturi per un Mediterranean Partnership Fund – ha dichiarato il Stefania Craxi, anch’essa presente al summit – che promuova lo sviluppo di una classe imprenditoriale moderna e compensi la scarsità di finanziamenti esterni destinati alla crescita di quest’area, dove solo il 20% delle Pmi dispone di una linea di credito.” La caratteristica che accomuna maggiormente l’Italia a questi Paesi è, di fatti, la rilevanza delle piccole e medie imprese a proprietà familiare nell’economia. Nell’area Mena oltre il 98% delle aziende è una Pmi: il nostro Paese può essere un’ispirazione e un buon esempio per queste regioni.
Il presidente della World union of Arab banks, Joseph Torbey ha voluto confermare l’appoggio dei banchieri al cammino verso la democratizzazione e l’importanza dell’Europa nell’accompagnare questa transizione. L’economia è alla base delle rivolte e sarà necessario fare riforme non appena si raggiungerà la stabilità politica. Ma non sarà sufficiente mettere in atto un quadro di riferimento efficiente per la crescita, sono necessarie riforme sociali che mirino ad una redistribuzione più equa, fare investimenti in welfare, sanità ed istruzione e riforme legali, che combattano la corruzione ancora molto elevata. “Le sfide di oggi sono ampie, ma le opportunità di domani sono ancora maggiori”, ha dichiarato Torbey. E l’Italia sembra essersene accorta.
“Il nostro è tra i Paesi che guardano con maggiore interesse all’evoluzione politica ed economica del Nord Africa e del Medio Oriente”, ha detto il vicepresidente dell’Abi, Guido Rosa. Gli scambi commerciali sono intensi: il 12% dell’import italiano e il 9% dell’export riguardano l’area Mena, secondo gli ultimi dati Istat. Sei dei principali istituti bancari italiani sono presenti in quelle regioni e, come ci rivela l’Abi, hanno già stanziato un plafond di circa 19 miliardi di euro per finanziarie le esportazioni e gli investimenti diretti nell’area. Circa due terzi di questi fondi (oltre 11 miliardi pari al 62%) sono ancora disponibili per supportare nuove attività di business nella regione.
L’Uab ha infine premiato il Governatore della banca centrale del Libano, H.E. Sheikh Abdullah Bin Saud Al-thani, come “il banchiere dell’anno 2010-2011”. Al-Thani ha dichiarato: “Noi della banca centrale abbiamo cercato di portare in Libano l’equilibrio economico e la stabilità finanziaria. Questo premio deve essere un incentivo per tutto il settore bancario a continuare in questa direzione”.
Nonostante le apparenti diversità culturali, politiche ed economiche sembra che i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo abbiano molto da offrirsi a vicenda. Vedremo se gli arabi saranno i partner adeguati ad offrire all’Italia la giusta spinta verso una nuova crescita.

Commenta