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Riforma delle pensioni in Francia: perché sull’età a 64 anni Macron ha perso l’alleanza del primo sindacato CFDT

Il presidente francese Macron deve fronteggiare la mobilitazione sindacale contro la riforma delle pensioni. Lo ha abbandonato anche il primo sindacato francese: ecco le ragioni

Riforma delle pensioni in Francia: perché sull’età a 64 anni Macron ha perso l’alleanza del primo sindacato CFDT

Una montagna di 16.000 emendamenti aspetta la legge di riforma delle pensioni, in discussione in Parlamento in Francia. E dopo la manifestazione-fiume di sabato 11 febbraio i sindacati si preparano ad una nuova giornata di mobilitazione il 7 marzo. Non è da escludersi un appello allo sciopero generale. Perché i sindacati francesi hanno dichiarato guerra alla riforma delle pensioni voluta da Emmanuel Macron? E soprattutto come è successo che il presidente francese abbia perso l’appoggio del primo sindacato nazionale – la CFDT (paragonabile alla nostra Cisl come schieramento politico) – ormai schierata con la CGT?

Riforma pensioni: le occasioni mancate

Un articolo di Jean-Marcel Bouguereau, pubblicato da La République del Pyrénées, aiuta a capire le difficoltà di una riforma che si rivela poco comprensibile per i francesi. E soprattutto offre l’opportunità di “tornare su occasioni mancate, in particolare con il segretario della CFDT Laurent Berger che avrebbe potuto essere alleato della prima ministra Elisabeth Borne, partner ideale per un accordo con la CFDT”. Borne infatti è stata consigliera di Lionel Jospin e ministro del Lavoro nel governo di Jean Castex.

Tutto parte dall’abbandono della pensione a punti a cui Laurent Berger era favorevole: “Dal congresso di Tours della CFDT nel 2010, militiamo per una riforma sistemica delle pensioni. Ma alla sola condizione che sia giusta e scollegata da elementi parametrici come Emmanuel Macron aveva promesso nel suo programma”.

Il problema è che “con la sua nuova riforma delle pensioni, Macron si è contraddetto e, facendo ciò, si è privato di un alleato prezioso. Soprattutto, il presidente si è smentito”, scrive La République. E ancora: “Non aveva forse stimato nel 2019 “ipocrita ogni arretramento dell’età legale” e assicurato che avrebbe lasciato “62 anni come età legale, poiché stiamo facendo una riforma più profonda, che è creare un nuovo sistema per punti”?

La pensione a punti e la riforma parametrica: il tabù dell’età

Nelle ambizioni riformatrici iniziali di Emmanuel Macron, l’idea era di rivedere completamente il sistema istituendo una pensione calcolata esattamente allo stesso modo per tutti. Macron ha abbandonato questo obiettivo “a causa di Édouard Philippe, che è un mistico dell’età pivot e quindi di una riforma “parametrica”, quella che fa muovere solo i parametri, cioè la durata della contribuzione, l’età legale di partenza o il tasso di contribuzione”, scrive il quotidiano francese. Scegliendo la misura dell’età – finanziariamente efficiente ma socialmente costosa – Macron “ha superato la linea rossa tracciata dalla CFDT dal 1998. Perché Laurent Berger, non ha dimenticato che Macron aveva promesso, sin dal 2017, di attuare il grande disegno della CFDT”.

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