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Mediobanca: il vino rende 5 volte più della Borsa

Stando a un’analisi di Piazzetta Cuccia, dal 2001 l’indice di Borsa mondiale del settore vinicolo è cresciuto del 522%, contro il +121% delle Borse mondiali – Eppure, l’andamento del vino è deludente a Piazza Affari – Fra le società italiane, al top della redditività c’è Frescobaldi

Mediobanca: il vino rende 5 volte più della Borsa

In vino veritas, ma anche profitti. Secondo un’indagine del centro studi Mediobanca, da gennaio 2001 l’indice di Borsa mondiale del settore vinicolo è cresciuto del 522%, ben al di sopra delle Borse mondiali, che hanno segnato un +121%.

Il successo di questi titoli è globale, eppure le differenze fra i vari paesi non mancano. In Nord America il vino ha reso quasi sei volte la Borsa nazionale (+566%), mentre in Australia la differenza è stata dell’88% e in Francia dell’84,8%. Male invece Cina e Cile, che hanno registrato performance rispettivamente del -66,2% e -38,2%.

Deludente anche l’andamento del vino a Piazza Affari. È vero, le Ipo di Iwb e Masi sono avvenute solo negli ultimi anni, per cui il periodo d’osservazione è più breve, ma oggi entrambi i titoli sono scambiati al di sotto del prezzo di collocamento, con una capitalizzazione complessiva attorno ai 200 milioni.

Gli analisti di Mediobanca hanno anche calcolato quanto potrebbero valere le maggiori aziende italiane del vino se decidessero di sbarcare sul listino. Il capitale netto delle 90 aziende private vinicole italiane ammonta a circa 2,75 miliardi di euro. In base ai multipli di Borsa delle società quotate sui mercati internazionali, si può stimare indicativamente il valore di mercato in 4,4 miliardi, con un “premio” sul valore contabile pari a circa il 60%.

Ma al di là dell’aspetto finanziario, in termini di risultati economici la crescita del settore vitivinicolo italiano viaggia a velocità doppia rispetto a quella dell’alimentare nel suo complesso. Nel 2016 il fatturato delle cantine ha fatto registrare un progresso del 6% rispetto al 2015. Un dato che, se da un lato risulta inferiore rispetto a quello registrato dall’intera manifattura italiana (+9,3%), dall’altro è nettamente migliore rispetto a quello dell’industria alimentare (+2,9%).

A trainare le vendite sono sia il mercato estero (+6,6%) sia quello domestico (+5,3%), che registrano entrambi la migliore crescita dal 2012. In particolare, gli spumanti segnano il maggiore sviluppo in termini di fatturato (+13,6%, il massimo del periodo), con la domanda interna (+14,1%) che supera quella oltre confine (+13%). Positivo, ma meno dinamico, il comparto dei vini non spumanti (+4,4% complessivo, +5,6% l’estero).

I risultati positivi si riflettono sulle aspettative per il 2017, con il 90,1% delle aziende che prevede di non subire un calo delle vendite, anche se i più fiduciosi, ovvero quelli che si attendono una crescita delle vendite superiore al 10%, sono solo il 17,3%. Per quanto riguarda il livello di occupazione, nel 2016 gli addetti sono sostanzialmente stabili (+0,4%) mentre gli investimenti materiali restano vivaci, in crescita del +6,6% sul 2015.

Dallo studio di Mediobanca emerge, inoltre, che i maggiori produttori di vino in Italia sono cooperative. Nel 2016 Cantine Riunite-GIV, con 566 milioni di euro di fatturato (+3,6% sul 2015), si conferma il maggiore gruppo italiano. Segue la cooperativa emiliana Caviro, con 304 milioni. Il primo dei privati è Palazzo Antinori con 218 milioni (+4,5%). Stabile in quarta posizione Casa Vinicola Zonin, con 193 milioni (+5,1%), mentre cresce sensibilmente la coop trentina Cavit (+6,7%) che, con i suoi 178 milioni guadagna due posizioni diventando quinta.

A livello generale sono sette le società che nel 2016 hanno ottenuto una crescita del fatturato superiore al 10%: il record va ancora una volta alla cooperativa trevigiana La Marca, che aumenta da 75 a 101 milioni (+33,9%), seguita da Santa Margherita (+32,9%). Tra le altre società, buone le perfomance di Vivo Cantine (+25,4%), Villa Sandi (+20,7%), Lunelli (+13,4%), Mionetto (+11,3%) e Cantina Sociale Cooperativa di Soave (+10,3%).

Molte cantine stanno perseguendo sempre di più l’internazionalizzazione e, fra i 30 maggiori produttori di vino, ben 19 società realizzano all’estero oltre il 50% delle vendite. Botter si aggiudica la medaglia d’oro, realizzando oltre i confini nazionali il 96,9% del fatturato 2016, seguita da Ruffino (93,5%), Fratelli Martini (89,7%) e Zonin (85,8%).

Guardando alla redditività, i top performer 2016 sono Frescobaldi (utile su fatturato al 22,5%), Santa Margherita (21,3%), Palazzo Antinori (21%), Ruffino (16,7%) e Masi Agricola (9,3%). Solo Fratelli Gancia, fra le grandi aziende che hanno comunicato i dati, ha una redditività negativa (-4,9%).

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