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“Licenziare i padreterni” di Stella e Rizzo denuncia la Casta ma i privilegi nascono da troppo Stato

I politici continuano ad usufruire di agevolazioni e vantaggi personali assurdi ma l’origine della Casta che divora l’Italia è nella presenza abnorme dello Stato in economia e nella società – Berlusconi aveva promesso un’Italia più liberale e con meno Stato: è qui che ha fallito

“Licenziare i padreterni” di Stella e Rizzo denuncia la Casta ma i privilegi nascono da troppo Stato

Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo sono stati bravissimi. Nel 2007 hanno hanno inventato la Casta, cioè, da bravi cronisti, hanno saputo mettere insieme e raccontare tutti i privilegi di cui godono i nostri politici e soprattutto hanno messo a nudo tutti i trucchi che il ceto politico usa per spillare soldi alle casse dello Stato. Ora i due giornalisti del Corriere della Sera, proprio nel momento in cui per salvare l’Italia dalla bancarotta si devono imporre sacrifici a tutti i cittadini, hanno dato alle stampe un instant book, “Licenziare i padreterni”, dove dimostrano che mentre tutti gli italiani sono chiamati a fare la loro parte, sono proprio i membri della casta che con vari sotterfugi, evitano qualsiasi sacrificio e continuano a godere dei loro privilegi, dai vitalizi alle liquidazioni d’oro, dalle auto blu ai rimborsi spese non documentate. Anche se si tratta di notizie per lo più note e pubblicate dallo stesso Corriere o da altri giornali, bisogna ammettere che fa impressione vederle elencate in un agile volume di 173 pagine l’una accanto all’altra.

E sicuramente l’elenco dei privilegi non sarà nemmeno completo! E non si tratta solo delle spese degli organi costituzionali, che tra il 2001 ed il 2010 sono crescite di quasi il 50%, conquistando il primato assoluto rispetto a quanto spendono per far funzionare i loro organi democratici tutti gli altri stati occidentali, ma di tutti i raggiri attuati da parlamentari, presidenti i Regione, sindaci e assessori per vanificare le leggi che vietano i doppi incarichi e per abbinare ai compiti pubblici una lucrosa attività privata, o di quelli dell’alta burocrazia che continua a cumulare pensioni e prebende ostacolando qualsiasi tentativo di ridurre le spese e di moralizzazione del settore. E se questo è l’esempio che viene da chi ci governa sembra difficile imporre la disciplina del rigore ai cittadini che da tanto tempo sono abituati ad arrangiarsi.

Alla fine però se ci si concentra solo sugli alti stipendi dei parlamentari o sul loro ottimo ristorante a prezzi però da bar di periferia, si rischia di non cogliere il vero nodo che sta strangolando lentamente, ma inesorabilmente questo paese. Ed anzi c’è il rischio che una lettura un pò banale ed un pò demagogica di certi privilegi possa portare non ad un ragionato cambiamento di rotta, ma ad un sentimento di generico disprezzo della politica che alla fine rischia di ostacolare la ricerca di una razionale via di uscita dal cul de sac nel quale ci siamo cacciati. Bisogna chiedersi perchè, nonostante i privilegi della casta e la sua cattiva amministrazione siano conosciuti da molti anni, gli italiani, fino a tre anni fa hanno continuato a votare per gli stessi partiti e spesso per gli stessi uomini politici già chiacchierati e financo incriminati.

Forse la spiegazione sta nel fatto che molti cittadini italiani sono collusi con questo sistema politico perché sperano prima o poi di avere anche loro un posto pubblico, una pensione, un qualche privilegio che possa farli entrare se non proprio nella casta, almeno nelle clientele beneficiate dalla casta. Ma i nostri concittadini non si comportano in questo modo perché sono geneticamente portati ad imbrogliare gli altri o perché culturalmente ancorati a quel “familismo amorale” individuato quarant’anni fa dall’inglese Percy Allum come il tarlo che rendeva gli italiani strutturalmente incapaci di costruire una società ed uno Stato moderni.

Lo fanno per un preciso calcolo razionale. Infatti in un Paese dove la spesa pubblica raggiunge il 50% del Pil e se si considerano anche le aziende controllate dallo Stato o dagli enti locali forse supera il 70%, è evidente che sono i politici quelli che possono trovare un posto di lavoro, che consentono di fare carriera negli ospedali, come nelle municipalizzate. Ed anche tra i professionisti come tra gli imprenditori privati, non sono certo pochi quelli che lavorano con le commesse pubbliche e quindi devono avere rapporti ben oliati con i politici. D’altra parte non si può pensare che abbiamo accumulato un debito di oltre 1.900 miliardi di euro solo a causa degli alti stipendi dei deputati o delle troppe auto blu.

In realtà i politici di ogni colore hanno regalato pensioni baby o di invalidità a centinaia di migliaia di cittadini, hanno assunto milioni di impiegati pubblici inutili, hanno distribuito sussidi a pioggia ad associazioni varie senza nemmeno chiedere un rendiconto delle spese effettuate, hanno comprato sul mercato beni o servizi a caro prezzo, hanno fatto opere pubbliche inutili trascurando magari quelle utili perchè più controllabili dalla pubblica opinione, hanno assunto tanta gente in Rai solo in base al criterio di appartenenza e non a quello della professionalità.

Stella e Rizzo affrontano anche questi problemi descrivendo, ad esempio, il caso Sicilia (ma ci sono esempi altrettanto scandalosi anche al Nord) dove la gestione quantomeno disinvolta del governatore Lombardo non è cambiata quando ha scaricato il centro-destra con cui era stato eletto, per fare una giunta appoggiata dalla sinistra diessina. Come dice il procuratore generale della Corte dei Conti in Sicilia, la politica disperde enormi quantità di denaro in migliaia di gocce clientelari. Ogni goccia è solo una goccia. “Ma in definitiva il mare è formato da tante gocce d’acqua”.

Il problema allora è quello dei tagli alla spesa pubblica, delle privatizzazioni non solo per creare più mercato e più concorrenza, ma soprattutto per togliere ai politici la possibilità di gestire la gran parte dell’economia italiana e quindi determinare i destini delle persone. Oggi, secondo gli ultimi sondaggi, quasi il 50% degli italiani dichiara che alle prossime elezioni non andrà a votare o voterà scheda bianca perché nessun partito è ritenuto degno di fiducia. “I politici sono tutti uguali” è la frase che si sente dire sempre più spesso.

Ma bisogna stare attenti perché questa ondata di qualunquismo rischia paradossalmente di agevolare il perpetuarsi del potere della casta che, radunando le proprie clientele, può più facilmente ottenere i voti sufficienti per continuare a gestire il potere come ha fatto finora. Berlusconi aveva promesso una società più liberale e con meno Stato. E’ qui che ha fallito. Ed è di questo che bisogna discutere non solo degli scandali del “bunga bunga” o delle inchieste giudiziarie.

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