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Lagarde tonifica le Borse e il Ftse Mib riavvicina i 26mila punti

Quasi tutte positive le Borse dopo il meeting della Bce e la discesa dei sussidi americani – A Piazza Affari Saipem, Prysmian, Interpump e Banco Bpm i titoli più gettonati

Lagarde tonifica le Borse e il Ftse Mib  riavvicina i 26mila punti

I listini della zona euro chiudono contrastati, dopo le decisioni della Bce, che ha annunciato un modesto rallentamento degli acquisti pandemici nel prossimo trimestre, dicendo però che “non si tratta di tapering”. Festeggiano in modo più convinto titoli di Stato, mentre la moneta unica, dopo un iniziale rafforzamento, si appiattisce contro il dollaro e scambia intorno a 1,1852. Milano si apprezza dello 0,13% a 25.909 punti, in sintonia con Francoforte +0,11% e Parigi +0,24%. Sono in calo Amsterdam -0,23% e Madrid -0,44%. Fuori da questo perimetro perde nettamente quota Londra, -1,01%, con la sterlina che si rafforza.

Nell’azionario EasyJet è pesantemente negativa dopo aver rifiutato un’offerta di acquisto ostile e aver deciso un aumento di capitale che dovrebbe portare nelle casse fino a 1,2 miliardi di sterline per finanziare la ripresa post pandemia.

Oltreoceano Wall Street, buttandosi alle spalle l’incerto avvio, si muove in lieve progresso, incoraggiata dalle indiscrezioni sui nuovi piani dell’amministrazione Biden per contrastare la diffusione del coronavirus, tra cui, per esempio, obblighi di vaccinazione per i dipendenti federali. Nell’azionario vola il titolo di Moderna con l’annuncio di un possibile vaccino monodose (denominato mRNA-1073) che combina il richiamo contro il coronavirus e la protezione contro l’influenza. L’amministratore delegato di Moderna, Stephane Bance rivela inoltre che la casa farmaceutica sta arruolando pazienti volontari per i programmi di ricerca per le malattie rare e per un vaccino personalizzato contro il cancro.

Dalla sponda macroeconomica fa argine al pessimismo il dato sulle richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione migliore delle attese (-31mila, per un totale di 310mila). Si tratta del dato più basso da 18 mesi a questa parte, a dimostrazione che la crescita del lavoro è ostacolata più dalla carenza di manodopera che dal raffreddamento della domanda. Sono numeri che aiutano a digerire anche il Beige Book pubblicato ieri dalla Fed, vale a dire il rapporto elaborato ogni sei settimane sulla base delle informazioni raccolte in 12 distretti e da cui è emerso che la crescita economica negli Stati Uniti ha leggermente ridotto il passo a “moderato” (in precedenza, era tra “moderato” e “robusto”), a causa della diffusione della variante Delta. In tutti i distretti è stato registrato un aumento dell’occupazione; l’inflazione è rimasta “costante” a un passo “elevato”, con metà dei distretti che hanno segnalato un aumento dei prezzi “forte”. Il rapporto ha poi evidenziato un’accelerazione nell’aumento dei salari, soprattutto per i lavoratori a basso reddito.

La Bce intanto alza le previsioni di crescita del pil dell’area euro nel 2021 a +5% (nello scenario più ottimistico il blocco recupererà i livelli pre-Covid nel terzo trimestre), lima quelle sul 2022 a +4,6% e conferma il 2023 a +2,1%. Crescono le attese di inflazione ma nel medio termine questa resterà “ben al di sotto del nostro obbiettivo del 2%”, sostiene la presidente, Christine Lagarde. L’Eurotower, come previsto, lascia invariati i tassi d’interesse e annuncia che gli acquisti di titoli con il programma anticrisi Pepp verranno condotti a un ritmo “moderatamente inferiore rispetto ai due trimestri precedenti”. La decisione è stata presa all’unanimità. Non si tratta di “tapering”, chiarisce Lagarde, ma  “stiamo ricalibrando” puntualizza “come abbiamo già fatto a dicembre e a marzo”. Tanto più che la Bce mantiene invariato il Qe in essere. Per quanto riguarda gli acquisti pandemici la riunione clou non sarà quella di ottobre, ma quella di dicembre. Insomma c’è ancora tempo e la soluzione potrebbe mettere a tacere per un po’ i falchi, lasciando le mani libere al banchiere centrale, anche in relazione alle mosse della Fed.

Alle decisioni di Francoforte reagisce positivamente il secondario italiano, dove lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata scende a 102 punti base (-4,4%) e il rendimento del titolo tricolore arretra a +0,65%. Cala anche il tasso del Bund a -0,37%.

Dopo una mattina sofferta l’azionario passa nel pomeriggio in positivo e alcune banche cambiano segno. Alla fine trovano spazio tra le migliori dieci blue chip del giorno Banco Bpm +0,85%; Intesa +0,53%; Unicredit +0,5%. Negli altri settori brilla Saipem, con un progresso del 2,86%. Bene Prysmian +1,81%; Interpump +1,79%; Pirelli +0,78%; Nexi +0,68%; Inwit +0,62%.

Fa un rimbalzino Stellantis +0,54%, dopo le perdite di ieri. Generali si conferma positiva +0,48%, con Del Vecchio e Caltagirone che si rafforzano nel capitale in vista della stretta sul rinnovo del cda (il 14 settembre primo appuntamento in comitato nomine).

a big cap peggiore è Buzzi, -3,21%, fermata in volatilità in avvio di contrattazioni a causa report emesso da Exane che ha tagliato il rating del gruppo di costruzioni da outperform a neutral e fissato il nuovo target price a 24,5 euro. Una mossa che arriva, dopo che il titolo ha ceduto oltre il 5% dallo scorso 2 settembre, giorno in cui ha imboccato la parabola discendente. Oggi, in una presentazione a Borsa Italiana, Buzzi ha ribadito la guidance 2021 che vede un Ebitda ricorrente probabilmente non superiore a quello del 2020, un impatto negativo dei cambi e i costi più elevati di energia e anidride carbonica. Sono preoccupazioni che accomunano anche altri grandi operatori del cemento in Europa come Heidelbergcement, a sua volta in rosso a Francoforte. In tutta Europa i prezzi di elettricità e gas sono esplosi e il trend, che si ripercuote soprattutto sulle imprese “energivore” (tra cui ci sono i cementifici), dovrebbe proseguire almeno fino a fine anno.

Proseguono le vendite su Cnh -1,39%. Perdite per Recordati -1,04% e Amplifon -1,05%. Fuori dal paniere principale archivia una seduta da incorniciare Tod’s, +12,24%, alla luce della semestrale migliore delle attese.

Tra le materie prime sono poco mosse oro e petrolio. Lo spot gold si apprezza di poco più del 10% attorno a 1791,40 dollari l’oncia; il future Brent novembre 2021 è praticamente incolore e scambia in zona 72,56 dollari al barile.

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