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Golden share, sì della Camera: il decreto arriva in Senato

Ieri sera Montecitorio ha approvato il testo con 401 voti favorevoli, 42 contrari e due astenuti – Il ministro Moavero: “”Attraverso questo decreto si è voluta ridisegnare una disciplina che datava 18 anni ed era sottoposta a diverse censure da parte dell’Ue”.

Golden share, sì della Camera: il decreto arriva in Senato

La golden share arriva al Senato. La Camera ieri sera ha licenziato il decreto con voti a favore di tutti i gruppi, ad eccezione della Lega nord: i sì sono stati 401, 42 i no e due gli astenuti.

Il provvedimento si riferisce ai poteri speciali da attribuire allo Stato sugli assetti societari nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, delle attività di rilevanza strategica nei settori dell’energia, dei trasporti e delle comunicazioni e – in forza di un emendamento presentato e approvato in commissione – anche per i servizi pubblici locali.

Il decreto trae origine dalla decisione, adottata dalla Commissione Ue, di deferimento dell’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione europea a seguito dell’apertura, nel novembre del 2009, di una procedura d’infrazione in riferimento alla disciplina generale italiana dei poteri speciali attribuiti allo Stato nell’ambito delle società privatizzate nel corso degli anni ’90 – quali Eni, Enel, Finmeccanica e Telecom Italia – ritenuta dalla Commissione lesiva della libertà di stabilimento e della libertà di circolazione dei capitali.

“Attraverso questo decreto si è voluta ridisegnare una disciplina che datava 18 anni ed era sottoposta a diverse censure da parte dell’Ue. Con questa norma l’Italia si doterà di una legislazione indubbiamente più moderna che non ha una intenzione protezionistica ma vuole essere trasparente e corretta”, ha detto il ministro per gli Affari Europei, Enzo Moavero Milanesi. Il ministro ha sottolineato come il provvedimento risponda a due esigenze: da un lato mantenere una “apertura agli investimenti, occasione di crescita” e dall’altro “garantire agli organi di governo interventi nell’ambito di un meccanismo di vigilanza”. Moavero ha ammesso che “alcuni snodi richiederanno un approfondimento e in sede comunitaria la Commissione poserà lo sguardo, ma sosterremo le ragioni di questa normativa”.

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