Condividi

Facebook: oggi l’Ipo da 100 miliardi, verso una nuova bolla?

Oggi il social network sbarca sul Nasdaq – Si parla di Ipo dei record, ma è anche l’Ipo dei dubbi: con una capitalizzazione iniziale che è già pari a 103 volte gli utili dei dodici mesi a fine marzo, c’è chi solleva interrogativi sulla capacità reale di fare profitti nel lungo termine – Alcuni inserzionisti pubblicitari hanno già lasciato.

Facebook: oggi l’Ipo da 100 miliardi, verso una nuova bolla?

Conto alla rovescia per l’Ipo dei record: Facebook, o Faccia-libro come molti in Italia amano chiamare il popolare social network, sbarcherà alle 17 italiane sul Nasdaq (11 a New York). Il prezzo è stato fissato ieri sera a 38 dollari per azione, al top della forchetta stabilita, e raccoglierà nell’Ipo 18,4 miliardi di dollari per un valore complessivo della società di oltre 100 miliardi. Una cifra che non si immaginava neppure la grandiosa Hollywood quando girò il film sul fondatore Mark Zuckerberg, The social Network: nella storia ci si era spinti fino a un miliardo di dollari (“Un millione di dollari non è giusto, tu sai cos’è giusto?”, chiedeva il protagonista a un investitore in una scena del film. La risposta: “Un miliardo”). Non solo. Qualche anno dopo, nella realtà, il vero Zuckerberg rifiutava un’offerta da due miliardi di dollari.

E oggi sbarca al Nasdaq con un’Ipo da 100 miliardi, la prima Ipo tecnologica e la terza in generale negli Stati Uniti dopo General Motors e Visa. Come ci si poteva aspettare dal 28 enne di Harvard, niente viaggio istituzionale a New York, niente completo delle grande occasioni: in felpa col cappuccio di sempre (un po’ come il mitico maglioncino di Marchionne) suonerà la campana del Nasdaq a distanza, dal suo nuovo quartier generale a Menlo Park (California), reduce da una notte di celebrazioni per l’Ipo. Festa e champagne? Non proprio. Una sessione di ”hackathlon”, un evento in cui i programmatori lavorano insieme sui progetti che desiderano per sviluppare nuove idee che in futuro potrebbero tradursi in progetti concreti.

Negli ambienti si dice che Zuckerberg avrebbe voluto di più, un prezzo superiore a 40,55 dollari l’avrebbe resa la più grande Ipo nella storia degli States, ma che banche e investitori avrebbero gettato acqua sul fuoco consigliando prudenza. A Wall Street è febbre da Ipo: la domanda è stata frenetica, soprattutto da parte degli investitori individuali, le maggiori case di brokeraggio hanno lottato con le unghie per assicurare ai propri migliori client una fetta dell’Ipo. Tra gli addetti ai lavori sono girate cifre da capogiro: un operatore di Morgan Stanley, l’advisor scelto per l’Ipo, ha parlato di 60mila ordini da 6.600 brokers sparsi per 570 uffici, quando i numeri normali sono di 500 broker da 300 uffici. Ma per la maggior parte del comune pubblico retail, la vera opportunità di mettere un chip su Faccia-libro sarà con il debutto di oggi. E sembra che molti siano disposti a farlo a qualsiasi prezzo. L’attesa è quindi per un debutto con il botto. Gli analisti ovviamente sono divisi, c’è chi parla di un rialzo tra il 10 e il 20% e chi dice che un balzo sotto il 50% sarebbe deludente. Ma più che sui numeri, l’euforia è questione di pancia, desiderio e speranza di mettere un chip su un fenomeno della rete che promette un mirabolante futuro. “Le azioni verranno negoziate sulla speranza – ha commentato non a caso un analista – ma non sappiamo come valutare la speranza”.

Anche perché la base di investitori retail arriva dal quei milioni di persone che usano loro stessi Fb, che hanno un proprio profilo, postano commenti, raccolgono le immagini della propria vita e che sperimentano in prima persona la rivoluzione relazionale di Facebook. La forza di Fb sta infatti nella potenza della sua rete: dal 2004 quando Zuckerberg l’ha creato da studente di Harvard, la rete si è espansa velocemente alle università Usa e da lì ha conquistato il mondo, prima i giovani e poi un po’ tutti. Ora gli iscritti a Facebook sono circa 900 milioni, che condividono 46 miliardi di contenuti ogni giorno (foto, commenti, link, inviti a eventi, giochi, messaggi). Per dare un’idea, basta dire che metà della popolazione degli Stati Uniti è su Fb e quasi metà di quella inglese.

Anche in Italia, dove internet ha una diffusione più recente e meno capillare dei paesi anglosassoni, il fenomeno Facebook è ormai dilagato. E poi ci sono i Paesi in forte crescita: il Giappone, il Sud Corea, il Brasile e l’India. In Cina Fb è bloccato dal governo, ma Zuckerberg pare si stia preparando ad arrivare anche lì: il più grande mercato del mondo, fatto da un pubblico giovane abituato a scambiarsi commenti sulle piattaforme di comunicazione e sui blog sui prodotti di consumo e dove l’ecommerce si sta sviluppando velocemente. Esclusa la Cina, si stima che il 70% di coloro che usano internet siano iscritti a Facebook. Una massa di utenti che significa un volume impressionante di profili di consumatori, di commenti e di social marketing. Un esempio? Il brand che punta a farsi conoscere a un target di donne tra i 30 e i 40 anni che amano acquistare su internet scarpe, borse e accessori, può comprare uno spazio pubblicitario che sarà mostrato solo a loro. Oltre a costituire una potentissima rete di passaparola e di pubblicità sui gusti dei vari utenti. Ormai praticamente quasi tutti i brand hanno una pagina Facebook, così come le star ma anche i politici.

Ma se si parla di Ipo dei record, è anche l’Ipo dei dubbi. Con una capitalizzazione iniziale che è già pari a 103 volte gli utili dei dodici mesi a fine marzo, c’è chi solleva interrogativi sulla capacità reale di fare profitti nel lungo termine. Già, perché non è matematico che il grande potenziale di diffusione che ha spinto le valutazioni alle stelle materializzerà poi profitti altrettanto stellari. E c’è chi avanza dubbi. A partire dall’appeal che Fb potrà continuare ad avere per gli inserzionisti pubblicitari. Alcuni numeri indicano per esempio che ben il 57% di chi usa Facebook dichiara di non cliccare mai sui contenuti commerciali del sito mentre il 4% lo fa spesso, una percentuale non molto più alta del resto del web advertising.

C’è già chi si ritira: General Motors ha recentemente annunciato che non farà più pubblicità su Fb, dopo aver investito 30 milioni di dollari ed essersi accorta che chi usa Fb raramente clicca sulla pubblicità. Ci sono poi le difficoltà legate allo sviluppo del business in relazione ai dispositivi mobili come tablets e smartphones. Ci stiamo preparando a una nuova bolla? Dopo la conquista per un miliardo di dollari di Instagram contro una valutazione di 550 milioni di dollari, per alcuni follia da manie di grandezza e per altri mossa geniale in ottica competitiva per far fuori un potenziale concorrente che cresceva a ritmi vertiginosi, Zuckerberg di certo non rimarrà fermo.

Commenta