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Eurobond, collegarli a una diversa classificazione del rischio-debito ma anche alla crescita

La proposta avanzata su FIRSTonline da Francesco Marchionne e tesa a collegare gli Eurobond a una riclassificazione del debito a seconda della rischiosità è una buona base di partenza – Essenziale è anche utilizzare le obbligazioni europee in funzione dello sviluppo

Oramai, quel che è sempre più evidente, e sul quale presto probabilmente dovrà confrontarsi la politica dell’Unione Europea, è la necessità di implementare gli Eurobond. Le altre soluzioni paiono tutte insufficienti se la volontà è quella di mantenere intatta l’unione monetaria. La suddivisione in tranche dei debiti pubblici proposta da F.Marchionne è un idea brillante che deve venire prima dell’introduzione dell’Eurobond come prospettato nell’articolo uscito su FIRSTonline il 23 agosto: le diverse tranche, fino a quella “equity” (“debito rosso”), caratterizzata magari da una duration molto lunga e taglio minimo elevato (superiore ai 250.000 Euro, ad esempio, per rivolgersi solo ad operatori “qualificati”), permette di puntare ai diversi profili di rischio-rendimento degli investitori istituzionali. Le tranche verdi, da includere con le diverse proporzioni assegnate ai vari paesi, potrebbero essere anche collateralizzate (con possibili privatizzazioni o flussi di cassa – pensiamo ai potenziali incassi nella gestione del patrimonio storico-artistico), così da aumentarne l’appetibilità ed il rating.

In quest’ottica, anche il “debito rosso”, se emesso con scadenze più lunghe del resto del debito del Paese, potrebbe essere utilizzato per finanziare le spese del governo per investimenti, collateralizzato dai flussi di cassa (es.: spesa per ristrutturazione delle autostrade, con cedole sul debito coperte da eventuali introiti sul pedaggio), così che la spesa pubblica, pure in una fase di “austerity” mantenga il focus sulla crescita, unica vera via d’uscita per ridurre la leva debito pubblico / PIL.

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