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Confindustria, Marcegaglia: downgrade di Moody’s per incertezza politica e economica

Secondo la leader degli industriali “la situazione complessiva del Paese rischia di portare ad una restrizione del credito per le banche” – Serve la crescita, ma le misure finora previste nel dl sviluppo “non sono sufficienti” – Preoccupa soprattutto la sorte dei fondi Fas.

Confindustria, Marcegaglia: downgrade di Moody’s per incertezza politica e economica

“Il downgrade di oggi di tre livelli, anche se dice che c’è la solidità del debito pubblico, è legato ad una politica economica incerta e a una situazione politica complessiva incerta”. Dopo il declassamento dell’Italia da parte di Moody’s, Emma Marcegaglia torna all’attacco. Intervenendo ad un convegno presso l’Università Luiss di Roma, la numero uno di Confindustria ricorda come “anche il Fondo monetario sottolinei che l’Italia ha una crescita bassa ormai da vent’anni”.

L’Italia deve quindi “cambiare il suo modo di affrontare la crisi” per recuperare credibilità: “E’ molto importante – ribadisce ancora la leader degli industriali – che il Paese dibatta in modo serio di queste cose, non gli uni contro gli altri”.

CON LO SPREAD ALLE STELLE E IL DECLASSAMENTO, IL RISCHIO E’ LA CONTRAZIONE DEL CREDITO

Anche perché i pericoli dietro l’angolo fanno paura. Secondo Marcegaglia, “la situazione complessiva del Paese rischia di portare ad una restrizione del credito, ad un credit crunch”. Il diferrenziale sempre più ampio fra Btp e Bund, insieme ai ripetuti tagli del rating sul debito sovrano renderanno “più difficile l’accesso al credito per le nostre banche”. E questo “si trasmetterà sui problemi che gli stessi istituti di credito hanno nel momento di finanziare”.

SERVE UNO SFORZO COMUNE PER RECUPERARE CREDIBILITA’

Il presidente di Confindustria torna quindi a rivolgersi direttamente all’Esecutivo: “Non vogliamo criticare il Governo perché ci piace, ma perché sentiamo una preoccupazione crescente per la situazione dei cittadini e per la credibilità sui mercati”.

Marcegaglia invita quindi la classe politica e quella imprenditoriale a “uno sforzo comune” per “evitare demagogie e divisioni, per smettere di darci le colpe gli uni con gli altri”. Del resto, “siamo un Paese nell’occhio del ciclone del debito pubblico. Bisogna discutere seriamente senza che ogni intervento venga visto come una invasione di campo”.

DL SVILUPPO INSUFFICIENTE: NESSUNO TOCCHI I FONDI FAS

Quanto al manifesto delle imprese, la numero uno di via dell’Astronomia sottolinea come gli imprenditori “non facciano proclami, né vogliano recitare la parte dei maestrini”. Il punto è che le misure contenute nel decreto sviluppo che la maggioranza sta mettendo a punto “non sono sufficienti”.

In particolare, la Marcegaglia fa riferimento alla questione dei fondi Fas: “Alcuni giornali riportano che non solo non ci saranno risorse sulle infrastrutture e sulla efficienza energetica, ma sei miliardi di tagli ai costi dei ministeri sarebbero tagli ai Fas e quindi alle infrastrutture. Se ci sono ulteriori tagli alle risorse questo non è un dl sviluppo”.

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