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WhatsApp: chat e telefonate criptate

Nel blog ufficiale, i co-fondatori spiegano che l’iniziativa è volta a rassicurare da eventuali intrusioni da parte di criminali: “La crittografia end-to-end rende la comunicazione via WhatsApp simile a un faccia a faccia”.

WhatsApp: chat e telefonate criptate

Rivoluzione a sorpresa in casa WhatsApp. D’ora in avanti tutte le chat e le telefonate effettuate tramite il sistema di messaggeria istantanea vengono automaticamente codificate, in modo da risultare illeggibili in eventuali intercettazioni. Da questa notte il miliardo di utenti della piattaforma controllata dal social network Facebook vedono comparire nella prima chat che capita loro di aprire una comunicazione che annuncia la novità: “I messaggi che invii in questa chat e le chiamate sono ora protetti con la crittografia end-to-end”. 

Nel blog ufficiale, i cofondatori e top manager di WhatsApp Brian Acton e Jan Couton spiegano che l’iniziativa è volta a rassicurare da eventuali intrusioni da parte di criminali. “L’idea è semplice – scrivono – quando si invia un messaggio, l’unica persona che possa leggerlo è quella della chat o il gruppo di persone a cui è stato spedito. Nessun cybercriminale. Nessun hacker. Nessun regime oppressivo. Nemmeno noi stessi. La crittografia ent-to-end rende la comunicazione via WhatsApp simile a un faccia a faccia”.

In realtà, la tempistica dell’iniziativa sembra più volta a rassicurare gli utenti dalle eventuali intrusioni e intercettazioni da parte delle autorità, visto la vicinanza dello scontro tra l’Fbi e Apple sulla decifrazione dei dati presenti su un iPhone appartenuto ad un terrorista. Couton, l’amministratore delegato, afferma di fare della privacy “una questione personale. Sono cresciuto nell’Unione Sovietica, durante il regime comunista, e il fatto che la gente non potesse comunicare liberamente è uno dei motivi che ha spinto la mia famiglia a emigrare negli Usa”.

Ad ogni modo, i due programmatori imprenditori evitano di assumere una posizione di scontro frontale quando precisano di “riconoscere il lavoro importante delle forze dell’ordine nel tenere le persone al sicuro”. Tuttavia, aggiungono, “le spinte per indebolire la codifica rischiano di esporre le informazioni delle persone ad abusi da parte di cybercriminali, hacker e Stati canaglia”.

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