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Sole 24 Ore, le vere origini del declino. Test per Boccia

La crisi del giornale economico non sta solo nei conti disastrosi ma nella perdita di indipendenza e autorevolezza – Tardive le dimissioni di Squinzi – Per il nuovo presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, non sarà facile ricapitalizzare e mettere in piede un Cda di risanameneto e rilancio senza sconvolgere le gerarchie interne – Occhio al ruolo di Luigi Abete

Chi avesse la pazienza di andare a rileggere su FIRSTonline la “campagna” presidenziale di Confindustria non faticherebbe a trovare come il problema dell’editrice del Sole 24 Ore fosse il nodo irrisolto dalla presidenza di Giorgio Squinzi e uno dei temi centrali della corsa tra Vincenzo Boccia e Alberto Vacchi.

Già in quei mesi erano emersi conti raggelanti, tirature e vendite insoddisfacenti, una raccolta pubblicitaria asfittica rispetto alle pesanti spese del passato e alle difficoltà del presente. Capitoli eclatanti di un racconto editoriale segnato da direzioni sottotono e cresciute nel rapporto diretto e subalterno ai vertici di Viale dell’Astronomia. Così anche l’autorevolezza della testata ne ha fatto le spese perdendo smalto e chiarezza nell’affrontare i nodi di congiunture economiche internazionali che richiedevano sensibilità e mestiere ben diversi rispetto alla semplice lettura delle Agenzie o ai reprint ceduti dalle testate giornalistiche internazionali.

Persino la trincea del “giornale di servizio” ritenuta invalicabile per decenni ha ceduto qua e là sempre più di frequente, cessando così di essere nelle interpretazioni delle Leggi e delle norme in materia di lavoro e di finanza una vera e propria “ Cassazione”.

Ecco spiegati gli oltre 200 milioni di euro bruciati negli ultimi anni e i 50 persi nel rendiconto appena passato. Se poi l’azionista di riferimento, Confindustria, dovesse procedere alla buona regola bilancistica del suo asset editoriale, la svalutazione conseguente minerebbe al cuore le finanze centrali dell’Associazione degli imprenditori italiani.

Le dimissioni di Giorgio Squinzi e di altri quattro membri del Cda appaiono del tutto inevitabili e, semmai, tardive. Vincenzo Boccia dal giorno della sua elezione non ha messo mano al dossier del quotidiano e ora si vede franare anche formalmente quel muro costruito intorno al Sole 24 Ore in difesa di assetti proprietari in parte legati alle sfumate nozze col Corriere della Sera e poi, si dice, per un incontro con gli sconfitti dall’Opa di Urbano Cairo.

Certo è che la ricapitalizzazione della testata non sarà facile per un Socio di riferimento che naviga economicamente in acque burrascose per il calo delle entrate, l’avarizia e la proclamata autonomia di molte categorie, il distacco dai destini di Viale dell’Astronomia di alcune grandi imprese o lo scetticismo sul suo futuro espresso a piene mani da molti imprenditori. Per Vincenzo Boccia e la sua squadra non sarà facile mettere in piedi un Cda di risanamento e di rilancio giornalistico della storica testata senza mettere in discussione gerarchie interne, redazioni stanche e intrecci costosi di consulenze e di servizi. Per ora nulla trapela se non l’attenta (come sempre) presenza di Luigi Abete come Vice presidente pro tempore del Sole 24 Ore: banchiere o navigatore di lungo corso dell’Oceano confindustriale? Vedremo.

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