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Resa dei conti in Bpm, i sindacati interni sfidano Bankitalia

Le segreterie nazionali insorgono: possibile un ribaltone – Di fronte alla rigidità dei gruppi che comandano in piazza Meda non escludono di puntare sulla trasformazione della cooperativa in società per azioni, una governance duale che non tiene conto della netta separazione tra consitglio di sorveglianza e di gestione chiesta da via Nazionale.

Resa dei conti in Bpm, i sindacati interni sfidano Bankitalia

L’ora della resa dei conti in piazza Meda sembra finalmente arrivata. Nel pomeriggio una delegazione della Banca Popolare di Milano capitanata dal presidente Massimo Ponzellini e dal direttore generale Enzo Chiesa dovrebbe presentare in Banca d’Italia un progetto di governance e una proposta di aumento di capitale che non recepisce le indicazioni di via Nazionale. Ma prima della riunione il mosaico messo a punto dai sindacati interni di piazza Meda, a partire dal Fabi, potrebbe essere rimesso in discussione proprio all’interno della Banca, dove, sui iniziativa delle segreterie nazionali, sta prendendo corpo una sorta di rivolta nei confronti dei leader degli “amici della Bpm”, Protagonisti dell’ultima piattaforma (anzi, dell’ultima spartizione) messa a punto in una domenica ricca di traffici.

I sindacati della Banca, ormai in aperto contrasto con le segreterie nazionali che non escludono, di fronte alla rigidità dei gruppi che comandano in piazza Meda, di puntare sulla trasformazione della cooperativa in società per azioni, hanno messo a punto durante il week end una governance duale che non tiene conto della netta separazione tra consitglio di sorveglianza e di gestione, come chiesto esplicitanebnte dalla Vigilanza di Bankitalia.

Nel consiglio di gestione, controllato dai sindacati interni, il ruolo di consigliere delegato dovrebbe toccare all’attuale direttore generale Enzo Chiesa, che cederà l’attuale poltrona a Roberto Frigerio. Entrerà nel board anche Dante Razzano, ex Morgan Grenfell, su indicazione del futuro azinista Adrea Bonomi. Nel consiglio di sorveglianza, 17 membri, solidamente controllato dai sindacati, il presidente dovrebbe essere lo stesso Bonomi (il finanziere che parteciperebbe con la sua Investindustrial all’aumento di capitale), affiancato tra l’altro da Amoruso d’Onofrio, che ha presentato a Bonomi Daniele Ginese, uno dei rappresentanti forti degli “Amici della Bpm”.

Per l’attuale presidente Massimo Ponzellini, che non è certo stato con le mani in mano nelle ultime settimane, si profila un’uscita con un bonus milionario. Pur di riscuotere consensi alla nuova proposta, già sarebbe in corso un toto incarichi per le varie funzioni all’interno dell’istituto. Difficile che questo progretto possa superare il vaglio della responsabile della Vigilanza Anna Maria Tarantola. Nessuna preclusione verso Bonomi, Ma l’inesperienza del finanziare in materia bancaria e, soprattutto, la modalità del suo ingresso sotto tutela delle varie lobbies interne, gettano seri dubbi sulla “discontinuità” necessaria per l’istituto, che necessita di una robusta ricapitalizzazione.

Ma non è da escludere un ribaltome nelle prossime ore se darà i suoi frutti il pressing delle segreterie nazionali dei sindacati, decisi a farla finita una volta per tutte con l’anomalia, costosa, di piazza Meda. Sullo sfondo resta la candidatura, gradita in Bankitalia e ai sindacati nazionali, e di Matteo Arpe, pronto ad entrare in banca con un investimento iniziale di 70-80 milioni per poi partecipare pro quota al prossimo aumento di capitale (con un esborso tra i 100 e i 120 milioni).

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