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“Polpettology”, un libro sulle polpette che strappa il sorriso

L’autrice, già direttrice del TG 3, presenta il suo ironico e divertentissimo “Polpettology” , un libro sul piatto più amato nel mondo scritto insieme a Daniela Carlà- Ma non è un libro di sole ricette e di cucina

“Polpettology”, un libro sulle polpette che strappa il sorriso

Scriveva il grande e saggio Pellegrino Artusi: “Non crediate che io abbia la pretensione d’insegnarvi a far le polpette. Questo è un piatto che tutti lo sanno fare cominciando dal ciuco”. Giusto. La polpetta, il cibo più amato al mondo, è parte del dna. Non si apprende. Si sa. Si tramanda. Al più s’impara guardando. Di certo nessuno consulta il Talismano della felicità per fare polpette.

E allora perchè scrivere un libro? La chiave è nel titolo: “Polpettology“, storia, filosofia e ricette della polpetta, edito da Manni. Più ironico di un libro di sole ricette. Un po’ più sofisticato di un libro di storia della cucina. Più divertente di un libro di filosofia del cibo. Un libro diverso per una lettura diversa, che spero vi strapperà un sorriso.

Il titolo – dice qualcuno – richiama Scientology. Come autrici non siamo tanto ambiziose da voler fondare una specie di chiesa, un’organizzazione di autoaiuto. Anche perché non ce n’è bisogno: i polpettofili di tutto il mondo già si riconoscono gli uni con gli altri. Dici polpette e subito l’occhio si ravviva, i sensi si risvegliano. La conversazione si rianima. Le ricette rimbalzano da un divano all’altro. Mentre parlare di anatra all’arancia è un po’ selettivo, richiede una competenza che non tutti hanno; il bello della polpetta è che ciascuno può parlarne con il giusto sussiego, visto che di polpette ogni famiglia ha la sua e nessuno può contestarla. La dittatura dello chef non si addice a questo piatto che è veramente democratico: ogni ricetta ha pari dignità.

La polpetta è globale, se è vero che nel mondo conosciuto non esiste paese che non abbia la sua polpetta. Ma è anche etica e socialmente responsabile: asseconda la moda del riuso, del riciclo. Perlopiù la fai con quel che hai in casa o nelle strette vicinanze.

Ma soprattutto la polpetta è tradizione (l’unico piatto in cui la nonna prevale sulla mamma: l’autentica polpetta è quella della nonna), con qualche concessione all’innovazione personale.

La polpetta è speranza di compagnia: la polpetta per uno? Non esiste! E consolazione: se in un giorno di pioggia sei di cattivo umore fai polpette e già il gesto del polpettare ti riconcilia col mondo: prendi, mischi, amalgami, rendi tondo ciò che era informe. E nel frattempo hai le mani occupate e il cervello libero: è polpettoterapia. E per non levarvi la voglia di leggere il libro anticipando troppo, chiudo qui con un motto pretenzioso: la polpetta è come la vita. Scegliere bene gli ingredienti non è una garanzia di riuscita, ma di sicuro aiuta.

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