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Osservatorio Intesa Sanpaolo: 389 nuove reti d’impresa nel secondo semestre 2013

QUARTO OSSERVATORIO SULLE RETI DI IMPRESA DI INTESA SANPAOLO – Nel secondo semestre del 2013 è stata stipulata la cifra record di 389 nuovi contratti di rete – Cresce il numero delle imprese coinvolte: tra le regioni spicca la Lombardia, seguita dall’Emilia Romagna – Ancora bassa la percentuale delle imprese in rete.

Osservatorio Intesa Sanpaolo: 389 nuove reti d’impresa nel secondo semestre 2013

Nel secondo semestre 2013 sono stati stipulati 389 nuovi contratti di rete che hanno visto coinvolte 1.555 imprese. Si tratta di numeri record ottenuti sulla spinta ricevuta da Lombardia, Abruzzo, Emilia Romagna e Lazio, che insieme contribuiscono con 1.048 imprese. A fine dicembre 2013 sono così saliti a 1.353 i contratti di rete registrati in Camera di Commercio e a 6.435 le imprese aderenti. A rivelare tutti questi numeri è il quarto Osservatorio sulle reti d’imprese di Intesa Sanpaolo.

La classifica regionale continua a essere guidata dalla Lombardia con 1.564 imprese in rete, mentre consolida la sua seconda posizione l’Emilia Romagna con 907 imprese. In terza posizione la Toscana con 689 imprese coinvolte. Circa il 50% delle imprese italiane in rete si trovano in queste tre regioni. Seguono Abruzzo e Veneto, intorno a quota 500, e Lazio con 408 imprese.

Molto distanti le altre regioni guidate da Marche (276), Piemonte (250), Puglia (247), Campania (193), Sardegna (183) e Umbria (172). Il numero dei soggetti in rete in ognuna delle altre regioni italiane è di poco superiore o addirittura inferiore alle 100 unità (Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Trentino Alto Adige, Sicilia, Calabria, Molise e Valle d’Aosta). A livello provinciale spicca Milano con 510 imprese coinvolte; seguono Brescia (322), Roma (303), Chieti (224), Modena (218), Firenze (216), Bologna (204) e Verona (186). 

Prevalgono le imprese dei servizi (il 44,3% del totale) e dell’industria in senso stretto (32,5%) e, all’interno di questi, i servizi professionali alle imprese, il commercio, l’ICT, il turismo, la filiera metalmeccanica e il sistema moda. Segue per importanza la filiera delle costruzioni e dell’immobiliare (14,4%). Chiude la classifica l’industria agro-alimentare che, tuttavia, con 566 imprese coinvolte, presenta un peso (8,9%) del fenomeno reti superiore rispetto alla sua rilevanza nell’economia italiana.

All’interno di ogni rete è molto alta la diversificazione produttiva delle imprese: è, infatti, pari all’82,5% la quota di reti con imprese specializzate in diversi comparti produttivi. Gran parte delle reti pertanto sono composte da soggetti tra loro complementari, che possono mettere a fattor comune competenze diverse, attingendo da un differenziato bacino di specializzazioni settoriali. La condivisione di competenze è importante, soprattutto, per le imprese più piccole. Complessivamente in Italia più di 4 imprese in rete su 5 sono di dimensioni micro o piccole. E’ comunque buona anche la presenza di imprese di medie e grandi dimensioni, che mostrano un peso superiore rispetto alla rilevanza numerica assunta nel complesso dell’economia italiana (16,1% vs. 0,5% secondo il Censimento Istat del 2011). 

Le imprese manifatturiere in rete presentano un miglior posizionamento competitivo rispetto alle imprese non coinvolte in contratti di rete. E’ più alta la quota di imprese manifatturiere in rete con attività di export (51,6% circa vs. 29,8%), certificati di qualità (28% vs. 15,7%), partecipate estere (15,9% vs. 6%), marchi registrati a livello internazionale (16,5% vs. 7,1%), brevetti richiesti all’EPO (16,8% vs. 6,4%), certificati ambientali (14,3% vs. 5,7%). L’ingresso in rete è poi più frequente per quei soggetti di piccole e piccolissime dimensioni che hanno già esperienze di aggregazione.

Per tutte le classi di fatturato le imprese in rete evidenziano un migliore posizionamento strategico. Ad esempio, il 23,6% delle micro-imprese è presente all’estero con attività di export; questa percentuale si ferma all’11,6% tra le micro-imprese non coinvolte in contratti. Lo stesso vale per i certificati di qualità (21,3% vs. 8,5%), i certificati ambientali (6,0% vs. 1,6%), i brevetti (5,2% vs. 1,9%), le partecipate estere (3,1% vs. 0,7%), i marchi registrati a livello internazionale (2,6% vs. 1,2%).

Il fenomeno delle reti d’impresa, nonostante la forte accelerazione degli ultimi due anni, risulta essere ancora poco diffuso in Italia, soprattutto perché nato da pochi anni: solo lo 0,15% delle imprese italiane era coinvolto in contratti di rete a fine dicembre 2013. 


Allegati: OsservatorioIntesa Sanpaolo sulle reti d’impresa.pdf

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