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Nomine Rai, l’arrocco di Foa: “Resto nel cda”. Salvini per la linea dura

Dopo la bocciatura della Commissione di Vigilanza, Foa decide di esercitare le sue funzioni in qualità di consigliere anziano – Il Pd insorge, Marcucci: “Pronti ad andare dal Capo dello Stato”. Di Maio frena

Nomine Rai, l’arrocco di Foa: “Resto nel cda”. Salvini per la linea dura

Si va avanti con la linea dura e Marcello Foa rimane dov’è. “Sono ancora in attesa di indicazioni dell’azionista e nel frattempo continuerò, nel pieno rispetto di leggi e regolamenti, a coordinare i lavori del cda come consigliere anziano”.  Questo quanto affermato da Foa dopo la bocciatura ricevuta in Commissione Vigilanza che il 1°agosto ha – come previsto – respinto la sua nomina a presidente della Rai. La mancata approvazione del giornalista indicato dal Governo alla presidenza della tv pubblica è stata resa possibile grazie al “non voto’ dei parlamentari di Forza Italia, schierati con Pd e Leu contro la ratifica della nomina.

Il No del Parlamento non ha però spinto l’ex giornalista del Giornale a rinunciare al suo incarico, sostenuto in questo caso da Matteo Salvini che nel frattempo spera anche di poter fare qualche passo avanti sulle nomine dei Tg. Se così fosse però, qualsiasi decisione potrebbe essere a rischio annullamento (in caso di ricorso al Tar o alla Corte dei conti) perché presa da un presidente non nel pieno dei suoi poteri.

Più cauta la posizione del vicepremier Di Maio: “Va eletto un presidente della Rai: se ci sarà un’intesa tra le forze politiche su Foa è auspicabile che torni, altrimenti sono le forze politiche che siedono in commissione, nella loro interlocuzione, che possono trovare un’alternativa”.

Da sottolineare che Foa, in quanto consigliere più anziano all’interno del cda, in base allo Statuto della Rai, ha il compito di coordinare i lavori in assenza di un presidente e di un vicepresidente. Quest’ultimo a sua volta può essere nominato solo se la nomina del presidente è diventata “efficace”, cioè abbia ricevuto l’ok della Vigilanza. Senza presidente insomma non può esserci un vicepresidente e se mancano entrambi è il consigliere più anziano a svolgere le loro funzioni. Peccato che il consigliere più anziano sia proprio Foa, vale a dire colui che ha ricevuto il No della Commissione di Vigilanza. Un circolo vizioso che rischia di andare avanti per giorni.

Lo scontro sul presidente Rai sta mettendo a dura prova i rapporti nel centrodestra e Matteo Salvini non nasconde l’ira nei confronti di Silvio Berlusconi per ciò che lui definisce un tradimento. La ritorsione sarebbbe nel fare “saltare in banco” spalancando le porte a parlamentari e consiglieri locali – nelle tante giunte amministrate insieme – a suo dire desiderosi di fare il salto e passare con la Lega.

Le opposizioni sono già sul piede di guerra: “Il cda Rai non sarà legittimamente costituito e in carica finché non sarà nominato un presidente che entri formalmente nelle proprie funzioni attraverso il voto favorevole dei 2/3 della Vigilanza Rai. Quanto alla circostanza che Foa possa comunque presiedere il cda, secondo il diritto e la prassi che in assenza di un presidente e di un vicepresidente un cda sia presieduto dal consigliere anziano, in questo caso non si applica, poiché la commissione di Vigilanza non ha dato il proprio assenso proprio al fatto che il consigliere Foa sia presidente e quindi possa presiedere il consiglio”. Lo scrive su Facebook il deputato Pd Michele Anzaldi.

Ancora più duro il capogruppo del Pd a Palazzo Madama, Andrea Marcucci:  “Se l’occupazione abusiva di Marcello Foa in Rai continuerà, siamo pronti a chiedere al Capo dello Stato di riceverci. Le prerogative del Parlamento nella effettività della carica di presidente sono chiare, e il governo M5S e Lega le sta stravolgendo. Si deve procedere subito ad una nuova candidatura che passi dal Cda e venga votata dalla Vigilanza”.

.Nel frattempo continua a dominare il caos e la situazione perdurerà almeno fino a quando il consiglio di amministrazione non avrà provveduto ad indicare un nome alternativo da presentare poi alla Commissione di Vigilanza.

 

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