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Libia, allarme Federpetroli: in pericolo raffineria a Zawiya

L’appello di venerdì 10 maggio dell’Onu non è servito a nulla. Tre civili sono stati uccisi a Zawiya. Marsiglia: temiamo per i siti produttivi. Ad Haftar è stato rinnovato il sostegno da parte del governo egiziano di Al-Sisi. Truppe spedite a Sirte.

Libia, allarme Federpetroli:  in pericolo raffineria a Zawiya

Petrolio e raffinerie, in Libia la situazione è sempre più tesa e il presidente di FederPetroli Italia, Michele Marsiglia lancia l’allarme
dopo il nuovo attacco sulla città di Zawiya. L’escalation di avvenimenti in Libia sta suscitando molta preoccupazione. L’appello dell’Onu al cessate il fuoco è stato totalmente vano. Nel mentre il generale Torbuk, Haftar sta ricevendo il sostegno da parte di Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Russia per la sua “lotta contro il terrorismo” nel Paese (che tradotto suona come un via libera a nuovi attacchi).

“Temiamo per i siti produttivi. Già nella tarda serata di domenica abbiamo saputo della continua offensiva da parte delle truppe libiche in capo al Governo di Tobruk nei pressi della città di Zawiya – dichiara Marsiglia -. Centro industriale e petrolifero, Zawiya ospita una delle più grandi raffinerie della Libia a bandiera NOC (National Oil Corporation) con una capacità produttiva di oltre 220mila barili al giorno di greggio, sono presenti pipeline di collegamento ai giacimenti El Feel (Elephant), Hamara e Sharara che sono situati in zona sud e centro occidentale della regione. La Raffineria è un orgoglio italiano, fu costruita in gran parte dalla nostra SnamProgetti negli anni ’70. Le milizie si stanno spostando verso Sirte, un altro sito di interesse produttivo di raffinazione e collocato a Ras Lanuf”.

“Pensavamo che la scorsa settimana con l’inizio del Ramadan gli scontri potessero avere una tregua momentanea ma così non è stato. Attendiamo nelle prossime ore l’evolversi della situazione e cercheremo di metterci in contatto con altri riferimenti in zona per avere maggiori informazioni sugli sviluppi” continua Marsiglia.

ECCO COS’E’ SUCCESSO

Venerdì 10 maggio, è stato lanciato l’appello al cessate il fuoco da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. L’esito è stato piuttosto negativo visto che non è riuscito a placare la sete di conquista del generale Khalifa Haftar. Domenica mattina le milizie del capo dell’Esercito nazionale libico hanno nuovamente attaccato: in base ai dati forniti dai media governativi di Tripoli, sono stati uccisi tre civili in un raid aereo sulla città costiera di Zawiya, 50 chilometri a ovest di Tripoli, uno dei porti di partenza per i migranti diretti in Italia e dove si trova la principale raffineria del Paese. Nel mentre, proprio giovedì 9 maggio Haftar era andato in visita al Cairo dal presidente Abdel Fattah Al-Sisi , che gli ha rinnovato l’appoggio alla “lotta contro il terrorismo”.

Il generale di Tobruk può contare sul supporto di Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Russia. Durante l’ultimo incontro Al-Sisi ha confermato il sostegno dell’Egitto nella lotta contro il terrorismo per raggiungere la sicurezza in Libia. Al-Sisi ha quindi confermato il ruolo dell’Esercito nazionale libico per ripristinare la legalità e trovare una soluzione politica della crisi in corso.

L’esercito del maresciallo Haftar, uomo forte della Cirenaica, è anche intervenuto a Sirte (450 chilometri a est di Tripoli), città simbolo della guerra contro la wilayah (provincia) dello Stato Islamico nel Paese. Lo scopo dell’intervento è di “liberare Tripoli dai terroristi” secondo quanto riportato dal quotidiano panarabo Asharq al-Awasat. Lo scontro probabilmente sarà con le forze di Misurata, le quali sono in campo per sconfiggere il generale della Cirenaica. In tutto ciò sui social girano le foto di forze militari del maresciallo che si dirigono verso Sirte. Non è un caso, che Tripoli nei giorni precedenti, abbia smistato pattuglie nei borghi della città natale del Raìs Muammar Gheddafi.

L’Onu, visto il fallimento del suo appello, resta preoccupato per le conseguenze “dell’instabilità nella capitale libica e il peggioramento della situazione umanitaria che sta mettendo a rischio la vita di civili innocenti e minacciando le prospettive di una soluzione politica”. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari, il numero degli sfollati è salito infatti a 67.200 persone.

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