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Il piano Draghi per una nuova Bce: dallo scudo anti-spread alla vigilanza sulle banche

Due le questioni fondamentali sul tavolo del prossimo Consiglio direttivo della Bce, che si riunirà fra due giorni a Francoforte: la riduzione degli spread attraverso l’acquisto di bond sovrani sul mercato secondario e la centralizzazione della vigilanza bancaria europea nelle mani dell’Eurotower – Ancora molti i dubbi da chiarire.

Il piano Draghi per una nuova Bce: dallo scudo anti-spread alla vigilanza sulle banche

Ai mercati piace, alle agenzie di rating molto meno, dalla Germania continuano ad alzare barricate. Il piano anticrisi di Mario Draghi è però in dirittura d’arrivo e tutta Europa aspetta con ansia la prossima riunione del Direttorio Bce, che giovedì voterà le misure. Due le questioni fondamentali sul tavolo: la riduzione degli spread attraverso l’acquisto di bond sovrani sul mercato secondario e la centralizzazione della vigilanza bancaria europea nelle mani dell’Eurotower. Si parla inoltre di un possibile nuovo taglio dei tassi d’interesse, già al minimo storico dello 0,75%. Molto probabilmente le stime di crescita saranno riviste al ribasso e questo dovrebbe indurre Francoforte a ridurre ulteriormente il costo del denaro (ammesso che l’inflazione lo permetta).

SCUDO ANTI-SPREAD: IL PROGRAMMA PER L’ACQUISTO DI TITOLI DI STATO

Ieri, in audizione al Parlamento europeo, Draghi ha sottolineato che l’acquisto di bond con scadenza fino a tre anni “non costituisce un finanziamento monetario agli Stati” da parte della Bce: i titoli in camerati avrebbero una vita troppo breve perché l’operazione possa essere considerata “creazione di moneta”. Quanto alla possibile violazione dei trattati europei, secondo il banchiere italiano non sarebbe in discussione, perché “esistono interpretazioni conformi a questa attività”.

In ogni caso, i punti da chiarire sono anora molti. Resta aperta l’ipotesi di fissare un tetto agli spread oltre il quale far scattare l’intervento della Bce. Gli acquisti non partiranno però in modo automatico – come avrebbe voluto il premier italiano, Mario Monti -, ma saranno subordinati alle richieste ufficiali dei singoli Stati, che dovranno rispettare “condizioni molto severe”, come ha detto ieri Draghi. Questo aspetto è decisivo per l’Italia: a seconda delle “condizioni” che saranno stabilite, il nostro Paese potrebbe decidere se aderire o meno al programma.

Non è detto che le risposte a questi interrogativi arrivino dopo la prossima riunione del board. Dieci giorni fa, fonti della Bce avevano confermato che i dettagli sul nuovo scudo anti-spread saranno comunicati solo dopo il verdetto della Corte Costituzionale tedesca sulla legittimità del fondo salva-Stati Esm, atteso per il 12 settembre.

Intanto dalla Germania i falchi non mollano la presa. Ieri a Bruxelles i parlamentari tedeschi hanno accolto con favore il fatto che Draghi abbia escluso di intervenire sui bond a lungo termine. Allo stesso tempo però hanno chiarito che per loro “breve termine” significa con scadenza fino a un anno, non tre.

L’opposizione più intransigente rimane tuttavia quella di Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, che ha più volte criticato gli acquisti di bond pubblici da parte della Bce, arrivando a paragonarli a una “droga” che renderebbe gli Stati “tossicodipendenti”. Secondo il governatore tedesco, il programma equivarrebbe a una “mutualizzazione del debito” non permessa dai trattati.

CENTRALIZZAZIONE DELLA VIGILANZA BANCARIA

Sembra che Draghi voglia creare un sistema “misto” che preveda la vigilanza della Bce su tutte le banche europee, ma in collaborazione con i supervisori nazionali. Una soluzione che ancora una volta punta al compromesso con la Germania.

Ieri il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schauble, ha ribadito che il controllo dell’Eurotower dovrebbe limitarsi agli istituti di rilevanza sistemica, ricordando che “la stessa Bce ha detto di non avere il potenziale per controllare le 6.000 banche dell’Unione europea nel prossimo futuro”.

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