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I delitti della costiera: un gastrothriller fra pentole e sartù

Uno chef di un albergo a Furore sulla costiera Amalfitana si trasforma in un acuto investigatore che risolve il caso di morti misteriose. Il fil rouge, nel nuovo genere letterario cui da vita Umberto Cutolo, si dipana attraverso le ricette della tradizione gastronomica napoletana dal gattò all’insalata di rinforzo, alle zucchine alla scapece.

I delitti della costiera: un gastrothriller fra pentole e sartù

Pentole e delitti nello scenario fantastico del fiordo di Furore, a metà strada tra Amalfi e Praiano: è la ricetta della trilogia «I delitti della Costiera», di Umberto Cutolo, tre romanzi gialli che inaugurano il filone del gastrothriller, affidando la soluzione dei misteriosi omicidi che avvengono nei pressi dell’Hotel Furore, a Omero Sgueglia, il cuoco dell’albergo.

È un cinquantenne disilluso che detesta i clienti per le loro assurde pretese («Il turismo è una gran bella cosa, purtroppo ci sono i turisti»), quasi quanto i pluristellati chef televisivi («Ma quando trovano il tempo per cucinare?»), alle cui fantasie culinarie preferisce la sana cucina tradizionale.

In compenso, di fronte ai delitti che gli avvengono quasi sotto gli occhi, Omero scopre di avere un felice intuito che si manifesta con quelle che lui chiama «punture di spillo»: piccole domande su particolari apparentemente insignificanti che gli si piantano in testa e lo tormentano finché non trova una risposta.

Fin dal primo episodio («Omicidi all’acqua pazza»), quando una giovane turista viene trovata impiccata al ponte che scavalca il ponte di Furore, di questo imprevisto talento si accorge il maresciallo dei Carabinieri Salvatore Di Salvo il quale – abituato a indagare su furtarelli e scippi più che su misteriosi omicidi – finisce per appoggiarsi sempre più alle capacità
deduttive dell’amico, ricambiando con azzeccati consigli culinari, lui che per la cucina nobile napoletana (il sartù, il gattò, il ragù) ha un culto che condivide solo con gli amici.

Così nel secondo episodio («La scapece assassina», che si svolge in estate come il primo romanzo) e nel terzo («Capitoni coraggiosi», ambientato durante le vacanze di Natale), l’amicizia dei due si rinsalda sempre più, con l’aiuto del professor Luigi Imparato, l’anziano anatomopatologo amico di famiglia di Omero Sgueglia, portando alla soluzione dei misteri – svelati rigorosamente nelle ultime pagine – nonostante le complicazioni create dai clienti dell’albergo.

Questi offrono uno spaccato della nostra società, sulla quale ha buon gioco l’ironia di Omero: dall’intellettuale che rimpiange di non essere andato a Capalbio al magistrato che si presenta in albergo con l’ennesima amante; dai fidanzatini persi sui loro smartphone ai maniaci delle fotografie di piatti guarniti; dal turista pronto a indignarsi di qualunque cosa pur di non pagare il conto all’influencer che vuole essere ospitata a sbafo; dalla famiglia composta da marito biologico, moglie vegetariana e figlia vegana alla coppia che litiga perché lui (pugliese) è No Tap e lei (piemontese) è No Tav.

Furore il ponte
Furore il ponte

E – presente in tutti e tre i romanzi – Irina Sinitsina, una bellissima escort russa sempre alla ricerca di qualche turista danaroso, dalla quale Omero è attratto, senza riuscire a farsi avanti, non essendo mai capace di capire se le parole gentili che la donna gli rivolge sono una sincera offerta di disponibilità o il frutto di una deformazione professionale.

Ma, oltre ai personaggi, le pagine della trilogia offrono al lettore altri due protagonisti: gli scenari incantati della Costiera amalfitana e le ricette della cucina tradizionale campana: le melanzane alla parmigiana, la mozzarella in carrozza, la frittata di maccheroni, l’insalata di rinforzo, i friarielli con la salsiccia, la salsa genovese, la pasta con il sugo della pizzaiola, la pasta e fagioli con le cotiche. Oltre, ovviamente, all’acqua pazza, alle zucchine alla scapece e al capitone fritto.

Con un particolare: proprio grazie a quelle ricette, ogni volta, Omero riuscirà a scoprire l’assassino.

Qualche nota sull’autore, giornalista di lunga carriera che però con il food si è incontrato solo a tavola essendo un notorio buongustaio. Umberto Cutolo è nato a Roma nel 1946. Giornalista dal 1966, ha lavorato all’Agenzia Italia, a Panorama e al Messaggero.

umberto cutolo
Umberto Cutolo

È stato direttore dell’AdnKronos e dei mensili dell’Aci, L’Automobile e HP Trasporti e capo ufficio stampa dei dei ministeri del Mezzogiorno e dei Trasporti. Ha pubblicato alcuni racconti umoristici, una biografia autorizzata, Eleuterio Arcese, il romanzo di una vita, il successo di un’impresa (Giordano Editore, 2016), e un saggio storico-politico, Quando nacque l’Italia dei trasporti (Marsilio Editori, Premio Trasporti e Cultura 2018).
Ha vinto il Premio letterario Coppedé Premio speciale del II Municipio di Roma. Per il primo episodio de I delitti della Costiera ha ricevuto il premio APE 2017. La trilogia de “I delitti della costiera” è pubblicata con le edizioni Clichy di Firenze

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