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Ciclismo, il Tour parte dall’Inghilterra: davanti al principe William vince Kittel

Il tedesco brucia Sagan e veste la prima maglia gialla con Kate miss d’eccezione – Grosso spavento per Cavendish caduto nello sprint – Successo di pubblico per la Grande Boucle che starà in Inghilterra fino a domani – Oggi tappa nervosa tipo Liegi-Bastogne-Liegi.

Ciclismo, il Tour parte dall’Inghilterra: davanti al principe William vince Kittel

Il principe William con la moglie Kate e il fratello Harry a fare da starter alla partenza da Leeds e a premiare la prima maglia gialla al traguardo di Harrogate; una folla entusiasta e strabocchevole assiepata ai lati delle strade che salivano sui dolci poggi dello Yorshire come se si stesse scalando lo Zoncolan o l’Alpe d’Huez; un sole insolitamente estivo per queste latitudini che esaltava i colori di una natura intatta con i suoi poderi definiti da muretti millenari: meglio l’Inghilterra non avrebbe potuto salutare il ritorno del Tour dopo sette anni dall’ultima volta durante i quali il ciclismo inglese si è imposto ai vertici del mondo fino a conquistare le ultime due Grande Boucle con Wiggins e Froome. Ma ad Harrogate, a completare la festa, gli inglesi aspettavano il successo di Mark Cavendish che non c’è stato: Cannonball è caduto rovinosamente a 300 metri dall’arrivo cozzando contro Simon Gerrans nel tentativo di trovare un varco per il rush finale con i migliori velocisti a caccia di Cancellara, che aveva sorpreso tutti allungando nell’ultimo km e mezzo con una progressione delle sue. Lo svizzero, maglia gialla nel crono-prologo di Londra nel 2007, non era però quel treno che ha vinto quest’anno il Giro delle Fiandre. Veniva raggiunto e scavalcato tanto da finire 11esimo. La volata era un testa a testa tra Marcel Kittel e Peter Sagan: la spuntava di prepotenza il tedesco della Giant–Shimano, un’autentica forza della natura, che al Tour dell’anno scorso raccolse quattro vittorie e che quest’anno era uscito alla chetichella dal Giro dopo aver fatto due centri nelle prime due tappe irlandesi della corsa rosa. Mentre Kate, miss d’eccezione,  con principesca eleganza offriva la maglia gialla a Kittel, Cavendish, dopo essere rimasto a lungo a terra, appoggiato a una balaustra con una spalla malconcia e bloccata,  riusciva a rimettersi in sella per tagliare il traguardo, con il braccio destro immobilizzato. La folla era tutta per lui, il campione generoso e sfortunato. Tanto spavento ma forse non c’è alcuna frattura della clavicola: se così fosse, Cavendish dovrebbe continuare la corsa. Il Tour è lungo e non mancheranno altre occasioni per centrare la 26esima vittoria di tappa. Ma il sogno di vestire quella maglia gialla che gli manca sembra per quest’anno svanito sull’asfalto di Harrogate.

Risolta con una volata generale, la prima del Tour non è stata però una tappa banale come lasciava prevedere la sua morbida altimetria. E non solo per lo spettacolo di folla che ha accompagnato la carovana gialla obbligando spesso il gruppo a porsi in fila indiana, se non addirittura a fermarsi. A movimentarla è stata una fuga di Jens Voigt, il tedesco che con i suoi 43 anni è con Chris Horner il più vecchio del Tour, una corsa che lo vede alla partenza dal 1998 senza mai aver saltato un’edizione. Un record per questo prodigio di tenacia che alla fine della tappa è salito sul palco per vestire la prima maglia a pois di leader degli scalatori – grazie al passaggio per primo su due collinette di quarta categoria. Alla fine la caduta di Cavendish l’ha anche incarognita riproponendo il fattore rischio che incombe per i corridori non solo in ogni volata, ma in ogni curva o rotonda, un vero e proprio stress da Tour (ma ancheo da Giro) che induce tutti, soprattutto i big, a non distrarsi mai un attimo.  E infatti Froome e Contador sono stati più che attenti a non incorrere in danni. Sempre al coperto lo spagnolo, il britannico un po’ più avanti tanto da finire sesto, senza nemmeno volervi partecipare,  nella volata finale vinta da Kittel. Il Tour è appena all’inizio: per i due grandi favoriti l’importante è arrivare alle tappe decisive senza perdersi d’occhio ma anche senza escoriazioni e traumi. Un Tour senza grandissime salite ma ugualmente tutto da vivere in cui finalmente in corsa per la maglia gialla finale c’è anche un italiano, Vincenzo Nibali, con tutti i crismi dell’autorevolezza che gli proviene dal suo palmarés, arricchito proprio alla vigilia del Tour, dalla maglia tricolore di campione d’Italia. E poco importa se ieri alla partenza da Leeds non non era lui l’italiano più noto in città e dintorni, sovrastato in popolarità, sia pure tra i sospetti verso personaggi che vengono da fuori, da Massimo Cellino, l’imprenditore agricolo sardo che lasciata alle spalle la travagliata presidenza al Cagliari, ha acquistato nel febbraio di quest’anno la squadra locale di calcio: il Leeds United, il club tre volte vincitore della Premier League, in cui negli anni Cinquanta prese avvio la favola di John Charles, il gigante buono che passato alla Juve si rivelò un’autentica forza della natura capace di finalizzare in gol i magici tocchi di Omar Sivori.

Il Tour resterà in Gran Bretagna per tre tappe, l’ultima delle quali arriverà nel cuore di Londra, al Mall davanti a Buckingham Palace, sullo stesso traguardo olimpico che vide nel 2012 la vittoria del kazako Aleksandr.  Vinokourov , oggi general manager dell’Astana, la squadra di Nibali.  Saranno tappe in cui nessun big vorrà scoprire le carte lasciando ad altri il palcoscenico della corsa. Come puntualmente è avvenuto ieri con i fuoriclasse della volata in vetrina nel rush finale di Harrogate. Oggi, domenica, è in programma la frazione più tecnica con un tracciato che ricorda molto la Liegi-Bastogne-Liegi con strappi a ripetizione: in aprile nella Doyenne ha trionfato l’australiano Simon Gerrans, coinvolto e acciaccato nel parapiglia finale innescato da Cavendish e come tale difficilmente in grado di ripetere l’exploit primaverile. Una tappa che si presta a colpi di mano: tra i nomi eccellentii primi che  vengono in mente, per una possibile vittoria sul traguardo di York, sono quelli di Rui Costa o di Cancellara, che già ieri ci ha provato senza successo.

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