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Powell (Fed): crescita Usa più forte e tassi in graduale rialzo

In Usa l’inflazione rimane stabile intorno al 2% e il mercato del lavoro è solido, ma le ripercussioni dei dazi sono “difficili da prevedere” – Frecciata a Trump sulla guerra commerciale: “I Paesi che hanno scelto il protezionismo sono andati peggio” – Il dollaro si rafforza sull’euro e le Borse allungano il passo

Powell (Fed): crescita Usa più forte e tassi in graduale rialzo

Tutto avanti come previsto. La Federal Reserve dovrebbe continuare ad alzare “in modo graduale” i tassi d’interesse. Questo quanto affermato dal numero uno della banca centrale americana, Jerome Powell, nel corso dell’audizione alla commissione bancaria del Senato dove ha presentato il rapporto sulla politica monetaria.

La forte crescita economica realizzata dagli Stati Uniti e la stabilità dei prezzi al consumo – l’inflazione è vicina al 2% – danno alla Fed mano libera sul rialzo dei tassi, che avverrà come da sempre affermato, in modo graduale allo scopo di evitare qualsiasi shock.  “I recenti dati mostrano, insieme a un forte mercato del lavoro, che l’economia americana è cresciuta a un ritmo solido quest’anno”, ha dichiarato Powell aprendo il suo discorso di fronte ai senatori, “Il miglior modo per continuare è andare avanti ad alzare in modo graduale”.

Ricordiamo che lo scorso giugno, la Fed ha alzato i tassi di un quarto di punto, per la seconda volta nel 2018, portandoli a 1,75-2%.

Tornando all’economia, Powell ha rimarcato come nel secondo trimestre del 2018 la crescita americana sia stata “notevolmente più forte” di quella realizzata nei primi tre mesi dell’anno. Il presidente della Fed ha poi chiarito che le condizioni finanziarie continuano a essere favorevoli per la crescita, che rimane solida nonostante alcune incertezze in alcune aree degli Stati Uniti. Nell’ombra però rimane lo spettro delle politiche fiscali e commerciali degli Stati Uniti e della svolta protezionistica inaugurata dal presidente Trump. Il loro impatto è infatti “difficile da prevedere”. “Sul breve termine – ha spiegato il numero uno della Fed – le cose sembrano andare bene […] ma un peggioramento della situazione dei dazi potrebbe essere negativo per la nostra economia e per l’economia di chiunque altro”. In generale, “i Paesi rimasti aperti al commercio sono cresciuti più velocemente e hanno avuto una maggiore produttività, e i Paesi che hanno scelto il protezionismo sono andati peggio”. Nonostante abbia affermato di non voler fare commenti politici sulla questione, l’America First e la lotta intestina all’ultima tariffa intrapresa da Trump non sembrano condivisi dal numero uno della Fed. Ricordiamo che Jerome Powell è diventato presidente della Federal Reserve lo scorso febbraio, andando a sostituire Janet Yellen. A volerlo su quella poltrona è stato proprio il presidente Usa.

Powell ha fatto riferimento anche all’Unione Europea e alle parole pronunciate da Donald Trump che pochi giorni fa, alla vigilia dell’incontro con il Presidente russo, Vladimir Putin, e della “pace ritrovata” tra le due forze mondiali, aveva invece definito l’Ue “un nemico” di Washington. Powell sembra essere dell’opinione opposta rispetto al suo presidente: “L’Unione europea non è un nemico degli Stati Uniti” ha chiarito, intervenendo così nel dibattito sul rapporto tra le due sponde dell’Atlantico.

L’audizione di Powell ha rafforzato il biglietto verde. Rispetto a stamattina, quando il cambio/euro dollaro era pari a 1,1740 il cross è sceso a 1,1685. I movimenti valutari hanno inciso anche sulle Borse, con i listini europei che allungano il passo e Wall Street che vira in positivo.

 

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