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Petrolio sulle montagne russe. Si scalda il duello in Telecom Italia

“Chi se la sente d’investire in Borsa a meno di una settimana dal rialzo dei tassi Usa da 9 anni?” – Le oscillazioni del petrolio accrescono il nervosismo dei mercati – Brasile: per Moody’s c’è il rischio bond – Soffrono le banche – Si scalda il duello in Telecom Italia: Niel ha puntato 225 milioni in opzioni – Balzo di Volkswagen e Fca salda la multa Usa.

Petrolio sulle montagne russe. Si scalda il duello in Telecom Italia

“Chi se la sente d’investire in Borsa a meno di una settimana dal primo rialzo dei tassi da nove anni?”. La domanda retorica di un broker di Wall Street riportata dall’agenzia Dow Jones illustra bene lo stato d’animo dei mercati, stressati dal calo del greggio e dall’andamento debole dell’economia cinese. A complicare il quadro contribuisce il balzo in avanti dell’euro, che ha varcato la soglia di 1,10 nei confronti del dollaro. 

Hanno chiuso così in ribasso i listini di Wall Street: Dow Jomes -0,43%, S&P 500 -0,77%. Ha fatto peggio il Nasdaq (-1,48%), colpito dalle vendite sui tecnologici: Alphabet, Amazon e Apple cedono più del 2%. Bene solo Dow Chemical e Dupont, su dell’11% dopo l’annuncio del prossimo merger. 

E’ fallito intanto in serata il tentativo di rimbalzi del greggio: Brent a 40,44 dollari stamane in Asia, poco sopra i minimi dal 2009 (39,57). Tokyo si avvia a chiudere stamane in ribasso dello 0,9%. I mercati azionari della Cina sono sulla parità dopo un avvio in ribasso. Hong Kong è invariata e Shanghai sale dello 0,3%. Seoul +0,2%

MOODY’S : IL BRASILE A RISCHIO BOND, BTG SVENDE

Il prossimo aumento dei tassi Usa contribuisce ad inasprire la crisi del Brasile: Moody’s ha abbassato ieri sera il rating di Petrobras, il colosso investito dalle inchieste sulla corruzione, a Ba3 da Ba2. L’agenzia ha anche posto sotto osservazione il rating del Paese sud americano che rischia di perdere l’investment grade. 

Intanto va avanti l’asta per Bsi, la banca di Lugano già venduta dalle Generali a settembre a Btg Pactual, l’istituto carioca travolto nel frattempo dall’arresto del fondatore André Esteves. In lizza ci sono il Crédit Suisse e Julius Baer. Le offerte non superano il miliardo di euro, il 20% della cifra concordata con il Leone di Trieste peraltro pagato in parte con azioni Btg, in profondo calo al Bovespa.

ANCHE L’EUROPA SOTTO IL SEGNO DEL BARILE. OGGI L’ASTA BOT

Anche in Europa la seduta è stata segnata ieri dalle continue e sensibili oscillazioni del petrolio. Piazza Affari ha chiuso in flessione dello 0,17%, a 21.500 punti. Ribassi frazionali anche per Francoforte (-0,76%), Parigi (-0,95%) e Londra (-0,14%), invariata Madrid (-0,02%). Sul mercato obbligazionario lo spread è rimasto pressoché invariato appena sotto i 97 punti base. Oggi il Tesoro offrirà 5,5 miliardi di Bot a 12 mesi. 

La Grecia ha collocato complessivamente 2,925 miliardi di euro nell’asta dei titoli di Stato a 13 e 26 settimane. La Banca centrale europea sta valutando l’ipotesi di introdurre nuovamente i governativi greci nella lista del collaterale, ovvero i titoli consegnabili in cambio di fondi Bce.

RIMBALZANO I TITOLI OIL. MA IN SERATA EXXON DIMEZZA IL RIALZO

A metà pomeriggio il dato sulle scorte Usa di idrocarburi, più basse delle attese, ha fatto salire le quotazioni del Brent del 2,5%. Alle 18,00, però, il tentativo di rimbalzo è rientrato: in serata prezzi in calo dello 0,7% a 39,9 dollari al barile, Wti a 37,3 dollari (-0,4%). Stamattina il Wti tratta a 37,4 dollari.

E’ emerso, ad una lettura più attenta dei dati forniti dalla Energy Information Adiministration, che la scorsa settimana c’è stato un calo delle scorte di petrolio, ma anche un forte, e altrettanto inaspettato, incremento delle riserve di distillati (diesel in testa). 

L’altalena delle quotazioni del greggio si è riflessa sull’andamento di Eni (+0,7% a 13,99 euro). Guadagni superiori all’1% anche per Saipem (+1,7%) e Tenaris (+1,2%). A Wall Street Chevron è salito fino al 4%, Exxon da +3% correggere a +1,3%: l’indice energy chiude comunque a +1,3%. 

Tra le utilities, Enel ha chiuso in rialzo dello 0,9%. Entro la fine dell’anno dovrebbe concludersi ufficialmente la vendita della controllata Slovenske Elektrarne, ha detto l’ad Francesco Starace. Enel Green Power +0,84%: la società ha completato e connesso alla rete Goodwell, un impianto eolico da 200 MW situato nella contea di Texas, in Oklahoma (Usa).

FCA SALDA LA MULTA IN USA. BALZO DI VOLKSWAGEN 

Fiat Chrysler -0,74% ha pattuito ieri sera in 70 milioni di dollari la multa inflitta dall’ente Usa per la sicurezza stradale. Si chiude così l’indagine avviata nello scorso luglio sulle “significative infrazioni” contestate alla casa. L’inchiesta non ha però dimostrato la responsabilità di Chrysler in incidenti mortali. A settembre Fca aveva già saldato una penale di 105 milioni per “irregolarità” contestate a vetture consegnate dal 2005 in poi. 

Tra i temi dominanti dei mercati europei da rilevare anche il forte rialzo di Volkswagen (+6,2%, a 131,75 euro). Il rialzo è legato ai risultati dell’indagine interna sullo scandalo delle emissioni di anidride carbonica da cui sarebbe emerso che sono soltanto 40mila autoveicoli sono fuori norma, assai meno degli 800mila ipotizzati in un primo momento, con una prima stima di costi per 2 miliardi di euro.

Tra le altre società dell’industria, StM invariata, Finmeccanica -0,6%, CNH Industrial -1,6%. La migliore performance è stata messa a segno da Buzzi (+0,67%) e da Atlantia (+0,38%). Invariata Prysmian: Barclays ha alzato il prezzo obiettivo sul titolo da 20,5 a 21 euro, lasciando il rating invariato a equalweight. 

Nel lusso frena Yoox (-0,7%), declassata da Deutsche Bank a Hold da Buy, mentre sale Ferragamo (+0,6%). 

MALE BPM. ANCORA SOTTO TIRO MONTE PASCHI

Continua la congiuntura negativa del settore bancario. Debole Intesa (-0,6%), invariata Unicredit, sotto pressione Banca Popolare di Milano (-2,3%). Continua il rito al bersaglio su Monte Paschi: -1,1%, a 1,256 euro, dopo una seduta in altalena segnata da un rinvio per eccesso di ribasso ed un massimo sopra la parità a 1,2780 euro, ma anche dal nuovo minimo storico di 1,2090 euro, con un ribasso di oltre il 5%. Il calo delle ultime sedute è difficilmente imputabile alla discesa dell’azionista brasiliano BTG Pactual, che ha ridotto la sua quota sotto 1% da 1,9% nei giorni successivi all’arresto del suo Ad André Esteves. 

Più ragionevole pensare che la debolezza dell’intero comparto bancario italiano sia indirettamente legata alle vicende delle quattro banche fallite e agli strascichi ancora presenti sui “bond subordinati”. Mediobanca ha ribadito sul titolo il giudizio neutral con target price a 1,70 euro. Da inizio anno il titolo Montepaschi ha subito una perdita del 33% circa. 

TELECOM, XAVIER NIEL HA PUNTATO 225 MILIONI IN OPZIONI

Frena ancora Telecom Italia (-1,7%, a 1,144 euro), mentre si avvicina il confronto in assemblea tra i fondi, consigliati dai proxy advisor a votare contro la proposta di Vivendi di allargare il Cda a 4 consiglieri di sua scelta. In vista del meeting del 15 dicembre si sono già registrati all’assemblea azionisti che rappresentano poco meno del 60% del capitale. 

Si alza intanto il velo sui numeri dell’investitore francese Xavier Niel sul titolo. Secondo quanto comunicato alla Sec, l’authority di Borsa Usa, Niel ha puntato 225 milioni di euro in opzioni che, se esercitate, gli daranno diritto di rilevare il 15,2% di Telecom Italia. Dalla comunicazione alla Sec emerge che i prezzi di esercizio delle opzioni variano da 1,22 euro per azione per le opzioni con scadenza a giugno 2016 a 1,299 per quelle in scadenza nel 2017.

MEDIASET (-3%) TORNA AI LIVELLI DI FINE GENNAIO 

Tra i titoli in crisi spicca Mediaset in ribasso del 3% a 3,83 euro, un prezzo che riporta il titolo a livello di fine gennaio 2015. Pesa sul titolo l’aumento della concorrenza: dopo Netflix è in arrivo, a metà 2016, la tv Vodafone lancerà in Italia, puntando a usare l’offerta televisiva per attirare clienti sulla banda ultra larga. Intanto, per quanto riguarda la pubblicità lo scenario mostra segnali di miglioramento. Secondo una ricerca di Bloomberg, in Europa occidentale i ricavi da pubblicità nel settore tv dovrebbero salire nel 2016 del 4,7%.

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