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Pensioni, gli esodati? Ormai non ci sono più. Ecco i numeri

Mentre si parla di una nuova norma di salvaguardia, l’ottava dalla legge Fornero, i dati del rapporto annuale Inps dimostrano con chiarezza che si tratterebbe di soluzioni inique. Perché lo spiegano le cifre: nonostante sette allargamenti, il numero dei salvaguardati resta fermo a circa 172 mila. Ecco chi ha beneficiato dell’anzianità ed è andato in pensione

Pensioni, gli esodati? Ormai non ci sono più. Ecco i numeri

Per una volta sono d’accordo con Tito Boeri: un’ottava salvaguardia per i cosiddetti esodati entrerebbe a fare parte del novero delle soluzioni inique, estemporanee e scarsamente efficaci. Nella relazione con cui ha presentato il XV Rapporto annuale dell’Inps (per il 2015) il presidente dell’Istituto di via Ciro il Grande è stato molto esplicito.

«Se la sequenza degli interventi di salvaguardia dovesse protrarsi – ha sottolineato Boeri – emergerebbe con sempre maggiore chiarezza il progressivo cambiamento di obiettivo di queste misure: non un esonero indirizzato in maniera specifica ai lavoratori che si trovano in difficoltà economica negli anni tra la cessazione dell’attività e la percezione della prima pensione a causa delle modifiche introdotte dalla legge n. 214 del 2011 (gli esodati in senso stretto), ma un surrogato di politiche passive del lavoro o di altri istituti di welfare oggi sottodimensionati o assenti per tutelare platee più ampie e non necessariamente, o non tutte, danneggiate in maniera diretta dalla riforma».

È il medesimo giudizio che, a suo tempo, venne dato in proposito dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb). Sappiamo, invece, che in Parlamento (soprattutto alla Camera) la “confraternita dei santi protettori” degli esodati sta affilando le armi in favore di una nuova salvaguardia rivolta a 25mila soggetti, a loro dire meritevoli di tutela e fino ad ora esclusi, allo scopo di “chiudere definitivamente il problema’’. Nel complesso, le salvaguardie si sono rivolte a sette macro-categorie di lavoratori: 1) in mobilità, 2) a carico di Fondi di solidarietà, 3) autorizzati al versamento volontario della contribuzione, 4) in esonero da impiego pubblico, 5) in congedo/permesso per assistere figli/familiari con disabilità grave, 6) cessati dal lavoro sulla base di accordi, 7) cessati dal lavoro per scelta unilaterale.

La definizione operativa delle suddette sette macro-categorie si è modificata nel tempo in senso espansivo, testimoniando la difficoltà a circoscrivere il fenomeno e a portarlo a chiusura. Analizzando l’evoluzione delle categorie salvaguardate, come viene ricordata puntualmente nel Rapporto, si evince che gli ampliamenti più significativi sono stati:

– lo spostamento in avanti della data entro cui devono esser perfezionati i requisiti per la decorrenza della pensione all’interno delle regole pre-riforma Fornero: dal 6 dicembre 2013 della prima salvaguardia al 6 gennaio 2017 della settima;

– l’inclusione dei lavoratori percettori di cassa integrazione guadagni al 21 novembre 2014, con rapporto di lavoro che vada a cessazione entro il 30 dicembre 2016 per collocamento in mobilità;

– lo spostamento in avanti della data di cessazione del lavoro: dal 4 dicembre 2011 della prima salvaguardia al 31 dicembre 2014 della settima (sebbene riferito non a tutti i cessati ma a un sottogruppo specifico);

– l’allargamento delle fattispecie di cessazioni rilevanti: inizialmente solo quella determinata da accordi tra le parti, poi anche quella per atto unilaterale, poi anche la cessazione tout court (come naturale esaurimento del contratto) anche se riferita solo ai contratti a tempo determinato;

– l’allentamento del vincolo sulla non-ripresa di altra attività di lavoro dopo la cessazione: dapprima assoluto, poi riferito a tutti contratti a tempo indeterminato e ai contratti di altra natura di importo superiore a un massimale retributivo, poi riferito solo ai contratti a tempo indeterminato permettendo ogni altro tipo di contratto senza massimali di retribuzione;

– l’allargamento della casistica della mobilità: prima solo l’ordinaria, poi anche quella in deroga, infine anche il trattamento speciale edile;

– la previsione di una soluzione di continuità non superiore a dodici mesi per i soggetti in mobilità tra la fine dell’intervento dell’ammortizzatore sociale e il raggiungimento dei requisiti per il diritto a pensione;

– la previsione per i soggetti autorizzati alla prosecuzione volontaria di ottenere la salvaguardia anche se non avessero versato alcun contributo volontario, ma che tale contributo fosse anche solo accreditabile.

In sostanza, ribadisce il Rapporto: “La sequenza degli ampliamenti ha comportato l’avvio di un percorso di ampia tutela delle aspettative di coloro che hanno subìto o volontariamente optato per cambiamenti nella sfera lavorativa anche molti anni prima della legge n. 214 del 2011 e che attendevano la decorrenza della pensione con le vecchie regole anche in tempi di molto successivi alla riforma”.

Nonostante questi allargamenti il numero dei salvaguardati, a regime, non è aumentato: quelli programmati rimangono più o meno 172mila, mentre l’onere per l’estensione della tutela a nuovi casi è stato coperto, in parte, da risparmi realizzati nelle salvaguardie precedenti, a prova del fatto che era stato sopravvalutato il fabbisogno, durante le campagne mediatiche pro-esodati. Vediamo allora di seguito lo stato dell’arte a giugno di quest’anno, come viene riassunto dal Rapporto.

Categorie e numero dei soggetti salvaguardati a cui è riconosciuto l’accesso alla pensione secondo le regole previgenti
Mobilità ordinaria o in deroga: 43.655
Mobilità lunga: 3.218
Beneficiari di Fondi di solidarietà: 19.063
Prosecuzione volontaria della contribuzione: 30.742
Prosecuzione volontaria in mobilità o dopo la mobilità: 124
Pubblici esonerati dal servizio: 1.256
Congedo per assistenza a figli con disabilità: 201
Congedo/permesso per gravi motivi: 8.390
Cessati dal lavoro sulla base di accordi o per atto unilaterale: 17.489
Lavoratori a tempo determinato: 3.494
Totale domande accolte: 127.632
Pensioni liquidate 101.837
(Giugno 2016. Fonte-Inps)

Come emerge, poi, dalla tabella seguente, il XV Rapporto fornisce, con riguardo ai salvaguardati, anche i dati relativi al numero dei percettori di pensioni suddivisi sulla base dei loro scaglioni di importo (in euro lordi mensili).

È agevole notare, sulla base del loro importo, che nella maggior parte dei casi si tratta di pensioni anticipate di anzianità e che parecchi dei beneficiari erano, in servizio, impiegati, tecnici e quadri. Secondo i canoni del dilagante populismo molti di questi trattamenti (per i cui titolari si sono sparse calde lacrime ed elevate vibrate proteste) verrebbero annoverate tra le stramaledette “pensioni d’oro”.

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