Condividi

Pd, via al congresso ma è rottura. Renzi: “Niente ricatti”, ma la minoranza non ci sta

L’assemblea del Pd ha indetto il congresso come aveva chiesto Renzi che ha manifestato l’intenzione di ricandidarsi – Ma la sorpresa è stata l’apertura di Emiliano che ha detto: “Mi fido di Renzi che ha tutto il diritto di ricandidarsi” – Poi però la minoranza torna ad evocare la scissione – E’ rottura

Pd, via al congresso ma è rottura. Renzi: “Niente ricatti”, ma la minoranza non ci sta

Scissione o no, ricucitura o no? All’assemblea nazionale del Pd le sorprese sono arrivate alla fine quando il Governatore della Puglia, Michele Emiliano della minoranza, ha sparigliato, aprendo al segretario uscente (“Mi fido di Renzi”) e spiazzando la stessa minoranza, che in precedenza aveva risposto duramente con Bersani ed Epifani alla relazione introduttiva di Renzi che, a norma di statuto, ha annunciato le sue immediate dimissioni per poter indire il congresso, che può ora partire. L’apertura di Emiliano è però durata poco perchè nel giro di un paio d’ore è arrivata una dichiarazione congiunta dello stesso Emiliano e di altri due esponenti della minoranza (Rossi e Speranza) che imputano a Renzi di volere la scissione per non avare concesso nulla. La situazione resta fluida ma più ondivaga di così la minoranza del Pd non si sarebbe davvero potuta mostrare.

La giornata era cominciata con un lungo e applauditissimo intervento di Matteo Renzi  che ha subito tentato di stemperare la paura della scissione ma senza cedere ai ricatti. “La parola scissione è una delle parole più brutte del vocabolario politico, ma ancora peggio è la parola ricatto. È inaccettabile che un partito venga ricattato da una minoranza”, ha detto con enfasi Renzi, rispondendo ai dissidenti

RENZI: RISPETTO PAROLA CHIAVE – Renzi ha poi formalizzato le sue dimissioni da segretario, confermando l’intenzione di andare a Congresso in modo da scegliere un leader in vista delle possibili elezioni anticipate. Posizione sulla quale è distantissima la minoranza, che preferirebbe arrivare a fine legislatura, con una conferenza programmatica prima del Congresso e le primarie solo in autunno (mentre al momento le date in bilico sembrano essere due, o 9 aprile o 7 maggio). “La parola ‘rispetto’ deve essere la parola chiave di questa assemblea – ha detto Renzi in apertura del suo intervento -. Un partito politico deve scegliere di rispettarsi sempre e deve rispettare i militanti e gli iscritti”.

“FUORI DI QUI CI PRENDONO PER MATTI” – “Il Pd ha perso l’occasione per aprire le finestre e parlare fuori. Ora dico, senza distinzioni: fermiamoci. Fuori da qui ci stanno prendendo per matti. La nostra responsabilità è nei confronti del Paese. Adesso basta, non possiamo più discutere al nostro interno. Facciamolo oggi ma dobbiamo rimetterci in cammino”, ha poi proseguito il segretario dimissionario che ha individuato nel referendum dello scorso 4 dicembre il pomo della discordia. “C’è una frattura forte nella politica e nella società italiana, c’è un prima e un dopo il 4 dicembre. E io ne sono responsabile: il referendum è stato una botta per tutto il sistema Paese e noi dobbiamo rimettere in moto il Paese”.

REFERENDUM E PRIMA REPUBBLICA – Sul referendum Matteo Renzi ha anche aggiunto che “è tornata la prima Repubblica ma senza la qualità della prima Repubblica, non riguarda solo il Pd, si stanno scindendo tutti, fratture che il proporzionale fisiologicamente esalta”. “Non possiamo stare fermi a dire congresso sì, congresso no – ha proseguito l’ex premier -. Resti agli atti quel che è accaduto in questi due mesi e mezzo. Ho cercato tutti i giorni di raccogliere le proposte degli altri per restare insieme. All’ultima assemblea due amici storici mi hanno preso a male parole per dirmi ‘fai un errore’. A quel punto una parte della maggioranza e minoranza ha detto fermiamoci e mi sono fatto carico di non fare il congresso perché pensavo potessimo fare una campagna di ascolto insieme”.

NO AL PARTITO DI CAMINETTI E CORRENTI – “Per sistemare questa assurda situazione poteva valere la pena fare un passo indietro, ci ho pensato”, ha detto Renzi. “Però ci ho pensato sul serio, perchè mai come questi due mesi e mezzo siamo stati laici nelle decisioni, abbiamo ascoltato tutti, ma accettare oggi che si possa dire di no a una candidatura, accettare che possa essere eliminata una persona, sarebbe un ritorno al passato. Noi stiamo insieme per confrontarci”, ha aggiunto. “Non accetteremo mai, mai, mai e poi ami che qualcuno ci dica ‘tu non vai bene, tu nei sei parte di questa comunità’. Avete il diritto di sconfiggerci, non di eliminarci”. “Il potere nel Partito democratico appartiene ai cittadini che votano alle Primarie, non ai caminetti o alle correnti”, ha anche puntualizzato il leader democratico.

LA MINORANZA ED EMILIANO – Sul fronte della minoranza le posizioni, almeno alla vigilia, non apparivano malleabili. Massimo D’Alema non ha partecipato all’assemblea: “È una perdita di tempo provare a trattare con Renzi, io lo conosco, non farà mai passi indietro”. Enrico Rossi, Roberto Speranza e Michele Emiliano con Bersani e lo stesso D’Alema, hanno ripetuto prima dell’intervento di Renzi che non saranno al congresso se questo sarà solo l’occasione per Renzi di “prendersi una rivincita”. Emiliano prima ha scritto su Facebook di avere ottenuto da Renzi la garanzia che non si vota prima del 2018 (“Con Renzi la “linea rossa” è attiva. Noi diciamo: fare la conferenza programmatica e le primarie a settembre”).

Il governatore della Puglia ha però poi preso la parola sul palco dell’Assemblea, a metà pomeriggio (il suo intervento non era previsto), probabilmente più a titolo personale che a nome dell’intera minoranza, per la quale si era già espresso Guglielmo Epifani. E un po’ a sorpresa sono arrivati messaggi di apertura: “E’ a portata di mano ritrovare l’unità – ha detto Emiliano -: siamo a un passo dalla soluzione. Un piccolo passo indietro consente a una comunità di farne cento avanti. Io sto provando a fare un passo indietro, ditemi voi quale, che consenta di uscire con l’orgoglio di appartenere a questo partito. Senza mortificare nessuno. Stasera non posso che dire al segretario che ho fiducia in lui”. Poi  però Emiliano ha sottoscritto la nota critica di Enrico Rossi e Roberto Speranza. Ma il vero Emiliano qual è?

Commenta