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Myanmar: una nuova tigre asiatica?

Il Centro Studi di Sace ha dedicato un approfondimento alle potenzialità economiche del Myanmar che da più parti viene indicato come la nuova tigre asiatica. Tuttavia perché si liberi il potenziale saranno necessarie numerose riforme politiche ed economiche.

Myanmar: una nuova tigre asiatica?

A quasi un mese dall’importante risultato delle elezioni suppletive in Myanmar, che ha visto la vittoria del partito d’opposizione “Lega Nazionale per la Democrazia” con l’ingresso in parlamento del leader e premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, il Centro Studi di Sace dedica un approfondimento al Paese Asiatco.

L’attenzione nei confronti dell’ex Birmania nasce proprio dal risultato elettorale che sembra preannunciare la possibilità di un inversione di rotta nell’amministrazione del Paese fino ad oggi gestita da una giunta militare. La situazione economica da una parte e l’ascesa della “Lega Nazionale per la Democrazia” dall’altra, hanno costretto il governo, guidato da Thein Sein, a prendere in considerazione una serie di riforme per rompere l’isolamento economico creato nel corso degli ultimi decenni e sfruttare le opportunità di crescita.

Il notevole potenziale economico inespresso del Paese è stato descritto, da alcuni analisti, utilizzando due paralleli con fenomeni economici già registrati nel continente asiatico. Infatti, molti sostengono che il Myanmar possa diventare una “nuova tigre asiatica” seguendo i fortunati esempi della Corea del Sud e di Hong Kong, Taiwan e Singapore. Altri, non esitano a paragonare il potenziale di crescita birmano a quello della Cina di Deng Xiaoping del 1979 ferme restando le differenti dimensioni.

Tuttavia i dati relativi all’economia descrivono un “Paese isolato e tra i più poveri al Mondo, con un reddito pro-capite intorno agli 800 $ annui” e con un indice di sviluppo umano fra i più bassi. A fare da contraltare a questi dati vi sono i punti di forza su cui il Paese potrebbe costruire il suo rilancio ovvero, le vaste risorse naturalila prossimità geografia a due economie fra le più dinamiche ed importanti del Mondo (Cina ed India), il basso costo della manodopera non specializzata con un livello dei salari pari ad un quinto di quello cinese ed alla metà di quello vietnamita e l’altissima percentuale di giovani sul totale della popolazione.

Il piano di riforme del governo e “l’ammorbidimento” della giunta militare nei confronti di oppositori e minoranze etniche con la susseguente liberazione di Aung San Suu Kyi, ha portato molti Paesi occidentali a modificare il proprio atteggiamento nei confronti del Paese concedendo un’apertura di credito sotto forma di allenamento delle sanzioni internazionali che colpiscono il Paese dal 1996.

I primi effetti delle riforme e del mutato contesto internazionale sono desumibili dai dati relativi al commercio internazionale ed agli investimenti diretti esteri. Infatti nell’ultimo anno gli Ide sono cresciuti del 195% trainati principalmente da investimenti Cinesi, che ammontano a circa il 70% del flusso totale, concentrati principalmente nel settore energetico.

Uno dei principali problemi che caratterizza il settore degli investimenti e del commercio internazionale è dato dallapolitica valutaria che per anni ha portato alla creazione di un tasso di cambio ufficiale, legato agli Special Drawing Rights decisi dall’IMF che regolava le movimentazioni dei c/c sulle banche statali, e di un tasso di cambio parallelo in vigore per le transazioni fra privati con un valore estremamente diverso dal tasso ufficiale (820 kyat per dollaro contro i 6,4 kyat per dollaro del tasso di cambio ufficiale). Dopo le elezioni, il Governo birmano ha deciso di mettere mano al sistema valutario creando un nuovo regime di cambio a fluttuazione controllata (con bande di oscillazione giornaliere dello 0,8%) con l’ancoraggio del kyat al dollaro. Il tasso di cambio è stato adattato a quello in vigore nel marcato parallelo determinando un valore che attualmente oscilla intorno agli 822 kyat per dollaro.

Le potenzialità di crescita e sviluppo del Myanmar restano tuttavia legate ad un vero cambio di potere, che potrà avvenire a seguito delle elezioni presidenziali previste per il 2015, e ad una ricomposizione degli scontri etnici interni oltre che ad percorso di riforme politiche ed economiche che aiuti il Paese ad uscire dall’isolamento internazionale che lo ha caratterizzato negli ultimi decenni.

 

 

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