Condividi

L’export italiano cresce più del tedesco: in controtendenza rispetto alla crisi

PROMETEIA – Nei primi dieci mesi del 2011 le esportazioni del settore manifatturiero sono aumentate del 12,6%, più di quelle tedesche (+11,3%) – Secondo le stime il 2011 si chiuderà con il segno positivo per l’export, anche grazie all’indebolimento dell’euro – Per sostenere il comparto però bisogna continuare a crescere sui mercati extra-Ue.

L’export italiano cresce più del tedesco: in controtendenza rispetto alla crisi

L’export continua a trainare l’Italia. Il Pil decresce, i consumi frenano, ma il made in Italy continua a fare gola nel mondo intero e le esportazioni italiane segnano dati positivi. E’ quanto emerge dall’ultima analisi di Prometeia, il centro studi di Intesa Sanpaolo, sull’andamento dell’export nei primi dieci mesi del 2011. Le esportazioni manifatturiere italiane sono cresciute del 12,6% nei primi dieci mesi del 2011, ritmo più vivace di quello registrato in Germania (+11,3%).

I settori che hanno registrato i migliori risultati sono stati la metallurgia e la meccanica. In accelerazione rispetto al 2010 anche il sistema moda, dove l’Italia beneficia del proprio ruolo di base manifatturiera per le grandi maison del lusso. I dati più recenti confermano buoni ritmi di crescita per le vendite sui paesi extra-Ue, con una crescita tendenziale a novembre del 10,5% e dell’11,2% a dicembre. Mostrano invece segnali di deterioramento le vendite dirette ai mercati Ue, penalizzati dalla crisi dei debiti sovrani. In Francia e Germania, principali mercati di sbocco dell’export italiano, le vendite della filiera del tessile-abbigliamento e degli autoveicoli hanno ripiegato in territorio negativo nel mese di novembre, ma anche le esportazioni di metallurgia e intermedi chimici mostrano una forte decelerazione, in conseguenza della crescente prudenza dei piani di produzione delle imprese di questi due paesi.

L’unica buona notizia della crisi della zona euro è che una svalutazione della moneta unica sostiene l’export italiano. Con una valuta debole, la domanda potenziale rivolta alle produzioni italiane può aumentare. In particolare, per i settori che destinano una quota rilevante della propria offerta ai mercati extra-Ue (come la meccanica e l’elettrotecnica) una svalutazione nell’ordine del 10% può favorire un incremento della crescita delle vendite sui mercati mondiali tra l’1,5 e il 3% in termini reali. Anche le produzioni di beni di consumo, in primo luogo il sistema moda, ricevono comunque indubbi vantaggi ampliando la platea di consumatori mondiali in grado di acquistare prodotti griffati Made in Italy.

Nel nostro Paese è difficile sperare in un recupero nel breve termine dei livelli pre-crisi. La domanda interna è in calo e le preoccupazioni sulle prospettive future di reddito e risparmio fanno aumentare fortemente la cautela nelle decisioni di spesa delle famiglie e d’investimento delle imprese.

Il rischio è che a risentirne maggiormente siano le piccole e medie imprese italiane, le meno proiettate verso i mercati internazionali. Secondo l’indagine di Prometeia un primo passo per aumentare la competitività di queste aziende è l’adeguamento alla normative europee sui tempi di pagamento dello Stato. Nell’attuale fase, la capacità di continuare a crescere sui mercati extra-Ue è un elemento fondamentale per sostenere l’evoluzione del manifatturiero italiano.

Commenta