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I fantasmi di Halloween turbano i mercati: brividi da petrolio e deflazione

Insieme all’incertezza delle Presidenziali Usa, il tonfo del petrolio e il riaffacciarsi della deflazione agitano i mercati, anche se la febbre da M&A (operazioni per 300 mld in 10 giorni) e la ripresa della Cina salvano Wall Street – Sale lo spread fra Italia e Spagna – Passera si ritira da Mps – Sotto tiro Carige – Vola Alerion

I fantasmi di Halloween turbano i mercati: brividi da petrolio e deflazione

I fantasmi di Halloween hanno provocato più di un brivido ai mercati, spaventati dal tonfo del petrolio che ha perduto quasi il 4%. Su Piazza Affari, per giunta, si è ripresentato a sorpresa lo spettro della deflazione alimentando i timori sui Btp e sulle banche più deboli, da Monte Paschi a Carige. Ma la paura non ha fermato Wall Street, nonostante le tensioni elettorali. A sostenere i listini americani è stata una serie impressionante di M&A.

Negli ultimi incredibili dieci giorni la Borsa americana è stata teatro di operazioni per un totale di 300 miliardi di dollari, sufficienti per ora ad esorcizzare il fantasma di Donald Trump. In questa cornice prende il via oggi il board della Federal Reserve da cui si attende, se possibile, un’indicazione sulle prossime mosse sui tassi, complicate dal quadro politico. Intanto, a Londra il governatore Mark Carney, una volta registrata la fiducia di Theresa May, ha annunciato che resterà ancora alla guida della Bank of England nonostante i feroci attacchi del partito della Brexit.

TOKYO E SIDNEY CONFERMANO LA POLITICA MONETARIA

Meteo Borsa segnala tempo variabile con rischio di precipitazioni. I dati migliori del previsto in arrivo dalla produzione industriale cinese hanno compensato i timori dei listini asiatici per l’andamento della campagna elettorale Usa. Avanza Hong Kong (+1,1%), positive anche Shanghai e Shenzhen, piatta Tokyo, Sidney -0,8%.

La Banca centrale del Giappone ha deciso di confermare l’attuale politica monetaria. Lo stesso ha fatto la Bank of Australia: nessuno intende muoversi prima di capire la direzione di marcia degli Usa. Equilibrio instabile per Wall Street, sostenuta dai merger, ma depressa per il recupero di Donald Trump: S&P500 -0,01%, Dow Jones -0,1%, Nasdaq -0,02%. Per i tre principali indici ottobre è stato il mese peggiore da gennaio.

IN USA OPERAZIONI PER 300 MILIARDI IN DIECI GIORNI

I colossi del Big Business sono tutti in grande movimento. General Electric (+1%) ha annunciato ieri mattina che fonderà la sua divisone oil&gas con quella di Baker Hughes (-1%). Nasce così un colosso con ricavi pari a 32 miliardi di dollari l’anno di cui General Electric controllerà il 62,5%. Gli azionisti riceveranno un dividendo straordinario di 17,5 dollari. La nuova entità sarà quotata.

Level 3 Communications (+5%) società che offre apparecchiature e servizi per la rete telefonica, ha deciso di accettare l’offerta della rivale Century Link (-9%). Il controvalore dell’operazione, in carta ed in contante, è 34 miliardi di dollari. Level 3 viene valutata 66,5 dollari per azione, circa il 40% in più del prezzo a cui trattava il titolo prima della pubblicazione delle prime indiscrezioni sulla trattativa in corso.

Intanto Blackstone ha annunciato l’intensione di procedere all’acquisti per 6,1 miliardi di Team Health, società di servizi per la salute. Apple perde lo 0,5%. Il New York Post riporta che la società sta valutando insieme al suo advisor finanziario la possibilità di lanciare un’offerta su Time Warner (+0,8%) in alternativa all’accordo di quest’ultima con AT&T (108 miliardi).

Se si tiene conto anche del merger di Qualcomm (47 miliardi) e di Bat sui tabacchi di Reynolds (58 miliardi comprensivi del debito) emerge che, dal 22 ottobre ad oggi, la Borsa americana è stata il teatro di M&A per 300 miliardi di dollari.

TONFO DEL PETROLIO: NON C’È L’ACCORDO TRA I PRODUTTORI

La giornata è stata segnata dal calo del greggio. La riunione di Vienna tra i produttori Opec e non Opec non ha prodotto risultati: tutto è rimandato al meeting di fine novembre. Pesanti gli effetti sulle quotazioni: il Brent è sceso a 48,3 dollari al barile, il Wti poco sopra i 46 dollari.

Exxon-Mobil perde l’1,3%. Goldman Sachs ha tagliato il titolo a Neutral da Buy. Lo stesso broker ha alzato a Buy il secondo colosso petrolifere del listino americano, Chevron (+1%). Entrambe le società hanno diffuso venerdì i dati del trimestre. Giù Conoco Phillips (-2,5%).

A Milano Eni ha lasciato sul terreno l’1,92%. Barclays, Goldman Sachs e Credit Suisse hanno intanto tagliato i target price sulla società che venerdì mattina ha annunciato conti peggiori delle attese. Male anche Tenaris (-1,9%) e Saipem (-2,2%). A Parigi Total è scesa dell’1,94%, a Londra Shell e Bp -2% circa.

PIAZZA AFFARI (-1,1%) SI CONGEDA DA UN BUON OTTOBRE (+4,5%)

Anche i mercati europei hanno pagato un prezzo all’incertezza elettorale Usa e al pronunciato ribasso del petrolio. La Borsa di Milano ha chiuso in ribasso l’ultima seduta di ottobre (-1,1%). A poca distanza Parigi (-0,7%), preceduta da Londra (-0,5%) e Francoforte (-0,1%). L’indice Ftse Mib ha comunque chiuso ottobre con un risultato largamente positivo: +4,5%. L’indice EuroStoxx 50, nello stesso periodo, ha guadagnato poco meno del 2%. 

Protagoniste delle ultime quattro settimane, sia a Piazza Affari che in Europa, sono state le banche. L’indice EuroStoxx degli istituti di credito chiude il mese con un rialzo dell’8,6%. Occhi puntati ieri sui dati relativi all’inflazione dell’Eurozona. L’indice dei prezzi al consumo, secondo la lettura preliminare, è cresciuto dello 0,5%, in lieve ma incoraggiante aumento rispetto al +0,4% di settembre.

Torna invece a sorpresa in negativo l’inflazione italiana in ottobre, mancando il trend di risveglio dei prezzi al consumo in atto nella zona euro da un paio di mesi. Secondo i dati preliminari Istat, l’indice Cpi ha registrato una flessione tendenziale dello 0,1%.

ITALIA -SPAGNA, LO SPREAD SI ALLARGA AI MASSIMI DAL 2014

Il ritorno del rischio deflazione ha favorito, nonostante la seduta semifestiva, forti correnti di vendita sul mercato dei titoli di Stato. Il rendimento del BTP è salito di due punti percentuali a 1,67%, livello che non si vedeva da febbraio. Lo spread con il Bund si è allargato a 151 punti base.

Lo spread Italia-Spagna sul tratto decennale si è spinto in area 40 punti base, massimi dall’ottobre 2014. Alle 12 il Btp decennale di riferimento giugno 2026 rende 1,609%, mentre il corrispettivo spagnolo registra un tasso a 1,19%, per un differenziale a 47 punti base al massimo dl 2014. A favorire l’allargamento della forbice è la prospettiva della formazione di un governo a Madrid contrapposta alle preoccupazioni per il referendum italiano.

AFFONDA DI NUOVO MPS. E PASSERA PREME

Il rischio stagnazione ha colpito anche il settore bancario. Di nuovo sotto tiro Banca Monte Paschi (-7,4%), scesa tra varie sospensioni fino a -9%. Dopo una corsa che l’ha portato a raddoppiare il suo valore in una settimana, il titolo ha iniziato a perdere terreno martedì scorso, giorno della presentazione del piano industriale; da allora ha perso circa il 30%.

Intanto la Banca è al lavoro per raccogliere deleghe in vista dell’assemblea sull’aumento di capitale, mentre l’ad Marco Morelli prepara il prossimo road show alla ricerca di investitori. Ma la notizia dell’ultima ora è il ritiro dell’offerta di Corrado Passera, non disposto ad aspettare oltre questa settimana per ottenere risposta dal Monte dei Paschi di Siena sulla possibilità di avere accesso ai conti della banca senese per la quale aveva detto di aver trovato investitori pronti a mettere 2 miliardi.  Mediobanca, advisor di Siena, ha lasciato sul terreno il 4,3%.

SOTTO TIRO UNICREDIT, CARIGE -6,4%

Pioggia di vendite anche su Carige (-6,2%). Domani il Cda si riunirà per trovare una risposta adeguata alle nuove richieste della Bce che ha fissato target più stringenti nel medio periodo per ridimensionare i crediti problematici in portafoglio alla banca. Il timore degli investitori è che, una volta approntato il nuovo piano sui non performing loans, la Banca debba predisporre nuove misure di capitale.

Giornata difficile anche per Unicredit che ha perso il 3,8%. L’istituto ha perfezionato la cessione della controllata ucraina ai russi di Alfa Group. Come previsto dall’accordo siglato lo scorso 11 gennaio, il 99,9% detenuto in Pjsc Ukrsotsbank, uno dei maggiori istituti di credito in Ucraina, passa ad Abh Holdings, società in capo ad Alfa Group con sede a Lussemburgo in cambio di una quota della stessa Abn intorno al 9%.

Vendite su Intesa (-2,4%) che venerdì approverà la trimestrale. Pesante il Credito Valtellinese (-4%) dopo l’assemblea che sabato ha approvato la trasformazione in spa. Bper -1,3%. Si torma a parlare della soluzione UBI Banca (-0,1%) per le tre good bank (Banca Marche, Etruria e CariChieti): il via libera Bce all’operazione dovrebbe arrivare in settimana. Sempre sul fronte delle banche a grave rischio, si stringono i tempi per la fusione tra Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Intanto il rendimento del bond subordinato con scadenza 2025 emesso da Banca Popolare di Vicenza è sceso ai minimi da aprile, a 64 centesi di euro. 

Ancora in ribasso Banca Mediolanum (-1,9%) dopo il veto della Bce alla presenza di Fininvest nel capitale. Deboli Generali e Poste italiane, entrambe -0,7%.

BERLUSCONI: IN MEDIASET SIAMO COMPRATORI

La famiglia Berlusconi sta aumentando la propria partecipazione in Mediaset,

secondo quanto dichiara l’ex premier Silvio Berlusconi nel nuovo libro di Bruno Vespa: “Mediaset è un pilastro del nostro gruppo imprenditoriale ed escludo nella maniera più decisa che possa essere alienata dalla mia famiglia”. Nel frattempo, gli analisti di Barclays hanno confermato oggi sul titolo il rating equalweight e il prezzo obiettivo a 3 euro in attesa dei risultati del terzo trimestre 2016 attesi il prossimo 8 novembre.

Nei tre mesi gli analisti si aspettano ricavi totali pari a 701,7 milioni di euro (+1,2% tendenziale), un ebitda in peggioramento del 40,4% e negativo per 73,3 milioni e una perdita netta di 70 milioni, anche questa in accelerazione negativa rispetto ai -60,1 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente. Debole Telecom Italia (-0,1%) che annuncerà i risultati del terzo trimestre il prossimo 4 novembre. Il consensus si aspetta un calo dei ricavi dello 0,7% a 4,74 miliardi di euro e una crescita dell’Ebitda del 5,5% a 2,09 miliardi.

CNH, RICAVI IN CALO. VOLA ALERION DOPO IL RILANCIO DI FRI.EL

Ha chiuso in rosso CNH (-0,3%) nel giorno della pubblicazione dei dati del trimestre. L’Ebit delle attività industriali è stato pari a 248 milioni di dollari, meglio delle stime del consensus. I ricavi consolidati del terzo trimestre del gruppo controllato da Exor sono stati pari a di 5.749 milioni di dollari, in calo dell’1,7% rispetto al terzo trimestre del 2015 ma meglio delle aspettative. L’utile netto rettificato è stato pari a 68 milioni di dollari, in aumento del 79%.

Nuovo balzo di Stm (+3,3%), trainata dai conti. Tra le small caps vola Alerion (+7%) al centro di una battaglia per il controllo tra Edison/F2i e Fri-El, che venerdì sera ha aumentato a 2,60 da 1,90 euro per azione l’offerta sul 29,9% del capitale e ha comprato allo stesso prezzo il 25,4% della società fuori mercato.

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