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Giro d’Italia: sull’Altopiano vince Uran Uran, Nibali sempre più maglia rosa

Lo scalatore colombiano potrebbe diventare l’uomo-Giro del Team Sky viste le difficoltà di Wiggins anche oggi in ritardo. Lo Squalo con gli abbuoni guadagna 12” su Evans. Cedono anche Scarponi e Gesink. Clamoroso il crollo di Hesjedal

Giro d’Italia: sull’Altopiano vince Uran Uran, Nibali sempre più maglia rosa

Sull’Altopiano del Montasio vince un uomo Sky, ma non è Wiggins, bensì il colombiano Rigoberto Uran Uran, un nome che non può non essere che di uno scalatore nato. E Uran lo è per davvero tanto che con tutte le montagne che ancora il Giro deve affrontare il colombiano si candida come il più temibile avversario di Vincenzo Nibali, sempre più maglia rosa, grazie al terzo posto di oggi e ai 12” secondi di abbuono guadagnati. Sempre che il Team Sky non insista ancora a giocare la carta di Wiggins, che anche nella frazione odierna è apparso in difficoltà, in debito di ossigeno sugli stretti tornanti dell’ascesa finale, dalle pendenze in alcuni tratti superiori al 20%.  

Il risultato è che, pur stringendo i denti, Wiggo, decimo a 1’08” da Uran Uran, perde altri 49” da NIbali e 37” da Cadel Evans, l’unico dei big stranieri a tenere il passo della maglia rosa nel convulso finale.  In classifica Wiggo è ora quarto a 2’08” dalla maglia rosa, scavalcato  per un un secondo dallo stesso Uran, lo scudiero che ha tutta l’aria di meritare in corsa i galloni di capitano.

Secondo dietro a Nibali a 41” è sempre Evans, maglia rossa della classifica a punti a riprova dell’ottimo stato di forma del simpatico Cadel. Come Wiggins, cedono un po’ di terreno anche Michele Scarponi e l’olandese Robert Gesink, arrivati al traguardo in fila indiana a ridosso del vincitore dell’ultimo vincitore del Tour. Anonima per l’ennesima volta è la prestazione di Samuel Sanchez,  sceso al 18esimo posto della graduatoria generale a quasi 8 minuti da Nibali. 

Un’autentica voragine è il crollo di Ryder Hesjedal, che già fuori da giorni dalla top ten del Giro, oggi – già in crisi sulle rampe del passo di Cason di Lanza – è andato via via accumulando un ritardo all’arrivo di oltre 20 minuti che lo fa precipitare al 33esimo posto a 23’45” dal primato. Se continua a sventolare, sia pure sempre più timida e smunta, la bandiera britannica, quella canadese – che l’anno scorso si era alzata vittoriosa in Piazza del Duomo a Milano – è stata definitivamente ammainata oggi: sono i piccoli drammi dello sport in un Giro che si appresta domani a ricordare i 50 anni di un  vero dramma di dimensioni apocalittiche come la tragedia del Vajont.

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