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Estense Digital Library, la prima piattaforma digitale “partecipativa”

Estense Digital Library, la prima piattaforma digitale “partecipativa”

Dal 29 giugno, all’indirizzo https://edl.beniculturali.it, è disponibile per tutti la nuova piattaforma “Estense Digital Library”, dalla quale, non solo ricercatori e studiosi, ma anche studenti e semplici curiosi, possono fare delle ricerche a partire da parole chiave. Si tratta di un innovativo progetto di biblioteca digitale realizzato dalla Galleria Estensi, vale a dire l’importante museo situato a Modena che custodisce la grande collezione umanistica e rinascimentale appartenuta alla famiglia D’Este che resse il ducato di Ferrara e poi quello di Modena e Reggio.

Si tratta del primo esempio italiano di piattaforma digitale “partecipativa” grazie all’utilizzo un’innovativa tecnologia – già in uso nelle più importanti biblioteche del mondo – IIIF (International Image Interoperability Framework) che permette la visualizzazione, navigazione e  gestione delle immagini digitalizzate in una modalità mai prima sperimentata. 

La prima porzione digitalizzata del patrimonio della Biblioteca Estense – quella già on line – corrisponde a circa 700 mila pagine provenienti da un immenso patrimonio di libri antichi, mappe, spartiti musicali, manoscritti e scritti di grandi autori del passato, tra questi Ludovico Antonio Muratori, uno dei padri fondatori della storiografia italiana. Non solo. All’interno di questo primo “corpus” iniziale,  si nascondono anche tesori e rarità assolute come la “Bibbia di Borso d’Este”, uno degli esempi più pregevoli della miniatura rinascimentale, e il “Planisfero Catino” o Mappa del mondo: un documento unico che mostra le conoscenze geografiche dell’Impero portoghese all’inizio del XVI secolo compresa la costa brasiliana appena scoperta (nel 1500) da Cabral.

La visualizzazione ad altissima risoluzione dei documenti ricercabili sul sito della “Estense Digital Library” è soltanto una delle meraviglie rese possibili da quel formidabile strumento tecnologico che è l’IIIF. Infatti, le immagini visualizzate – dopo essersi registrati – diventano anche editabili con strumenti di photoediting, con la possibilità di creare “proprie storie”, condividere liste di opere, postare opere o dettagli sui propri canali social. 

Inoltre, la possibilità di accostarsi a un patrimonio culturale digitalizzato in modalità assolutamente inedita, offre nuove opportunità agli studiosi: in particolare, quella di comparare on line le proprie opere in fase di studio con altre provenienti sempre piattaforme che utilizzano IIIF: ad esempio ri-assemblando “virtualmente” opere smembrate come antichi manoscritti, ma anche inserendo contenuti informativi condivisibili sui documenti esaminati mediante la funzione “annotazione”.

Infine, un ulteriore aspetto innovativo è nell’idea di “piattaforma partecipativa”, ossia nelconcetto di crowdsourcing applicato allo sviluppo della biblioteca digitale. L’approccio aperto (open data) del progetto vuole, infatti, incentivare la partecipazione attiva degli utenti della piattaforma. Sempre grazie alle applicazioni rese possibili dalla tecnologia IIIF, studiosi e appassionati potranno contribuire all’arricchimento del patrimonio culturale sia inviando segnalazioni all’indirizzo ga-esten@beniculturali.it. sia  con proprie trascrizioni, descrizioni e collegamenti, avvalendosi anche delle “possibilità aumentate” del contributo reciproco.

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