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Equo compenso: rivoluzione in arrivo per i professionisti

Un emendamento al decreto fiscale introduce il principio secondo cui le parcelle dovranno essere “proporzionali alla quantità e alla qualità del lavoro svolto” – Non riguarderà solo gli avvocati e sarà applicabile anche nel caso in cui il committente sia la pubblica amministrazione

Equo compenso: rivoluzione in arrivo per i professionisti

Le parcelle dei professionisti saranno valide solo se “proporzionali alla quantità e alla qualità del lavoro svolto”. È questo il principio alla base dell’equo compenso, una delle novità inserite via emendamento nel decreto fiscale che giovedì ha ottenuto il via libera in prima lettura al Senato. Il passaggio a Montecitorio dovrebbe essere pressoché blindato, visto che per la conversione in legge c’è tempo fino al 15 dicembre, pena la decadenza del provvedimento. Per questo l’ufficio di presidenza della commissione Bilancio della Camera si è impegnato a chiudere l’esame entro venerdì primo dicembre e ha già stilato il calendario dei lavori.

La norma sull’equo compenso riguarda 4 milioni e mezzo di persone: non solo gli avvocati (com’era previsto nella prima versione del decreto), ma anche architetti, commercialisti, geometri o infermieri. Rientrano nel perimetro delle nuove regole tutti i professionisti, che siano iscritti a un ordine professionale, a un collegio o a un’associazione.

L’equo compenso, inoltre, si applica sia quando il lavoratore svolge una prestazione per un’azienda privata sia quando il committente è la pubblica amministrazione.

“È un impegno preso con i professionisti per sradicare un vero e proprio caporalato intellettuale – ha sottolineato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando – Oltre all’allargamento a tutte le professioni, il testo approvato con pareri favorevoli di ministero della Giustizia e ministero dell’Economia e delle Finanze (Ragioneria Generale) introduce nel nostro ordinamento il principio che la Pubblica amministrazione debba riconoscere un compenso equo ai professionisti. Un impegno che, seppur con fatica e tra mille resistenze, stiamo portando avanti e che approveremo prima della fine della legislatura. Lo dobbiamo ai professionisti italiani”.

Maurizio Del Conte, presidente dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), ritiene però che si tratti di un “pasticcio” con diversi “problemi di attuazione”. I dubbi riguardano soprattutto la possibilità derogare ad alcune regole sull’equo compenso in caso di accordo tra committente e professionista, che quindi potrebbe essere spinto ad accettare un compromesso al ribasso pur di non rinunciare al lavoro.

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