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Croazia e Slovacchia: Est Europa a due facce

Se in Croazia la debole dinamica del PIL e l’elevato indebitamento del settore privato stanno frenando l’attività bancaria, in Slovacchia si rafforza il ciclo economico sia dal lato dell’offerta che da quello della domanda.

Croazia e Slovacchia: Est Europa a due facce

Come riportato da Intesa Sanpaolo, in Croazia la debolezza dell’attività economica e l’elevato indebitamento del settore privato stanno frenando l’attività bancaria. Il totale attivo diminuito dell’1% nel 2012 è risultato solo in lenta ripresa negli anni successivi (+1%). Tengono i depositi (giunti al 64% del PIL), ma le passività dall’estero diminuiscono con crescente intensità, a fronte di un rallentamento degli impieghi (scesi al 66% del PIL). Gli aggregati sono attesi ancora modesti nel 2015. Il PIL reale è risultato in flessione anche nel corso del 2014 (-0,4%), solo in leggera ripresa nell’ultimo trimestre. Gli impieghi totali sono diminuiti del 2%, seguiti da variazioni ancora negative nei primi mesi del 2015 (-0,2% a febbraio), mentre le sofferenze sono salite al 16,7% sugli impieghi al settore privato a dicembre. Gli impieghi nel settore famiglie, impegnate a ridurre il proprio elevato grado di indebitamento, registrano un leggero calo (-0,8% a fine 2014).

I depositi totali mostrano una sostanziale tenuta, con tassi di crescita pari al 3,5% a febbraio (da +2,3% a dicembre). Come sottolineato dalla Banca Centrale, ciò è dovuto alla stabile propensione al risparmio delle famiglie (con depositi a +2,1%) in attesa di un miglioramento delle condizioni economiche specie nel mercato del lavoro e allo spostamento di spese nel futuro. I depositi delle imprese fin dai primi mesi del 2013 proseguono lungo un trend di crescita ma a tassi molto variabili (+3,2%), per effetto di depositi temporanei da parte di imprese pubbliche. Il rapporto impieghi/depositi è sceso al 95%. Le passività dall’estero, che rappresentano circa il 15% del totale, hanno registrato un sensibile calo fin dal maggio 2012, con variazioni consistenti negli ultimi mesi (-12% a febbraio), per effetto del processo di deleveraging in corso e per la maggior propensione delle controllanti estere a finanziare l’attività con risorse domestiche.

Il capital adequacy ratio (21,5% a dicembre) è aumentato essenzialmente per effetto  di investimenti più cauti verso asset meno rischiosi, l’ottimizzazione del passivo e l’accantonamento degli utili ottenuti. La Banca Centrale evidenzia la crescente differenziazione nel grado di patrimonializzazione fra i singoli istituti: secondo gli analisti, l’attuale capitalizzazione rappresenta un buffer sufficiente per assicurare la stabilità del sistema bancario. Gli stress test suggeriscono che molte banche potrebbero assorbire gli effetti di un ulteriore aumento del NPL ratio e solo poche banche avrebbero bisogno di capitale ulteriore.

Dall’altro lato, nel primo trimestre del 2015 il PIL slovacco è cresciuto del 3,1% (0,8% in termini congiunturali su dati destagionalizzati). Gli indicatori economici ad alta frequenza segnalano un rafforzamento del ciclo economico sia dal lato dell’offerta (con la produzione industriale a 10,4% in termini reali a marzo) sia dal lato della domanda, con l’export nominale a 6,5% e l’indicatore di fiducia dei consumatori in miglioramento grazie al calo del tasso di disoccupazione. La domanda interna è attesa rimanere il principale motore della crescita economica nel 2015 e 2016 (2,8% in entrambi gli anni nelle previsioni di Intesa Sanpaolo) con il consolidamento della spesa delle famiglie e la crescita degli investimenti, grazie alle condizioni favorevoli dovute all’orientamento espansivo della politica monetaria e al basso prezzo dell’energia. La dinamica dei prezzi al consumo è stata negativa nel 2014 (-0,1%), con il calo dei prezzi proseguito anche nei primi mesi di quest’anno (-0,4% nei primi quattro mesi), dal momento che i prezzi sui mercati globali di petrolio e derrate alimentari sono stati contenuti. Si prevede che, per via del moderato prezzo del petrolio, l’inflazione resterà quasi nulla e solo in lieve recupero nel corso della seconda metà del 2015.

Nel 2014 il deficit pubblico è stimato dalla Commissione Europea al 3,0%. Lo scorso anno il disavanzo è peggiorato lievemente per via delle minori entrate fiscali, nonostante il calo della spesa pubblica. Per i prossimi due anni, grazie al consolidamento atteso del ciclo economico, la Commissione prevede che le entrate fiscali (soprattutto per l’imposta sul valore aggiunto) resteranno stabili, mentre il contenimento della spesa pubblica, in particolare con risparmi nel sistema pensionistico, favorirà il calo del deficit (fino al 2,6% nel 2016). Nel 2014 il Paese è uscito dalla procedura per deficit eccessivo e, per lo stesso anno, il debito pubblico è stimato dalla Commissione al 53,6% del PIL.

In questo scenario, considerando la fase ciclica in recupero per l’economia slovacca, le principali agenzie di rating valutano il Paese tutte positivamente. Fitch colloca la Slovacchia nella classe A+ e S&P assegna al Paese il rating A, mentre Moody’s le attribuisce il giudizio A2.

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