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Calciopoli, l'”incompetenza” del Consiglio Federale getta il calcio nel caos e inasprisce i dissidi

di Federico Bertone – Oggi il vertice della Figc assumerà un atteggiamento ponziopilatesco sullo scudetto 2006 malgrado siano emerse nuove intercettazioni telefoniche a carico dell’Inter e malgrado non esista un atto amministrativo sull’attribuzione del controverso titolo – Ma così lo scontro è destinato a spostarsi nei tribunali civili.

Andrea Agnelli era stato un buon profeta: “Ho una sola remora – aveva dichiarato il 6 luglio scorso – che si decida di non decidere”. Un applauso al presidente della Juventus è d’obbligo. Perchè lui, aveva capito quello che noi (giornalisti, ma soprattutto amanti del calcio) rifiutavamo di accettare per principio. Credevamo fosse impossibile che, di fronte all’ennesimo capitolo di uno scandalo come Calciopoli, i comandanti del nostro calcio decidessero di mettere la testa sotto la sabbia a mo’di struzzo. E invece, il Consiglio Federale è riuscito ancora una volta a lasciarci a bocca aperta. Non tanto per la mancata revoca del titolo 2006 all’Inter (era una possibilità, e, come tale, l’avremmo rispettata), quanto per l’ennesimo atto pilatesco del governo calcistico. Lunedì infatti, il Consiglio si dichiarerà incompetente a prendere una qualsiasi decisione sullo scudetto 2006. Lo stesso però, non chiederà ad un’altra sede di farlo al posto suo (come da noi ipotizzato il 9 luglio). Semplicemente, se ne laverà le mani. Che sia qualcun altro poi a decidere cosa fare, lor signori non vogliono grane. A questo punto dunque, lo scenario più inquietante prende forma. La Juventus si rivolgerà alla giustizia ordinaria, perchè, come dichiarato da Andrea Agnelli, “Ogni azione legale sarà esperita, se l’ordinamento sportivo dimostrerà di non essere in grado di garantire ai suoi membri pari dignità ed eguale trattamento”. Bum. Giustizia ordinaria sarà, con tutte le conseguenze del caso. Lo scenario più probabile è che la Juventus apra una causa per danni contro la Federazione. Vi rendete conto? La Figc, che controlla il calcio italiano, verrebbe citata in giudizio dalla squadra con il più alto numero di tifosi del Paese. E di certo non svelenisce il clima la proposta di Andrea Della Valle (subito appoggiata da Adriano Galliani), che vorrebbe portare tutti attorno a un tavolo, per capire il perchè del “doppiopesismo” (Agnelli dixit) messo in atto dall’ex colonnello Auricchio (attualmente lo stesso è capo gabinetto di De Magistris, sindaco di Napoli) nella primavera del 2006. Allora, solo alcune intercettazioni furono prese in considerazione, le altre (quelle riguardanti Giacinto Facchetti e Massimo Moratti per esempio), saltarono fuori solo un anno fa, grazie al lavoro messo in atto dalla difesa di Luciano Moggi. Gli unici dunque, ad essere soddisfatti per questa non – decisione, sono i dirigenti interisti (“E’ certamente una bella notizia” ha commentato venerdì Massimo Moratti), che, tra l’altro, non avrebbero preso bene le frasi di Della Valle. Ma non è l’Inter oggi (solo grazie alla prescrizione, altrimenti, Palazzi dixit, sarebbero guai) ad essere messa sotto accusa. Il problema riguarda il Consiglio. Sono stati gli avvocati Gentile e Gioia (aiutati dai colleghi Galavotti, Medugno e Milella) a consigliare ai professionisti federali di non “sporcarsi le mani”, semplicemente perchè incompetenti in materia giuridica. La motivazione per la non revoca poi, è quantomeno grottesca. Nel 2006 la Figc non assegnò il titolo all’Inter con un atto amministrativo, ma soltanto attraverso una classifica, stabilita dall’allora Commissario Straordinario Guido Rossi. Dunque, nessuna revoca, semplicemente perchè non esiste un documento da impugnare. Ma vi rendete conto?! Da 5 anni si parla di uno scudetto che, in realtà, non è nemmeno stato assegnato ufficialmente. Dispiace dirlo, ma l’impotenza del Palazzo è quasi disarmante. Auguriamoci almeno che non arrivi la “censura morale” all’Inter, perchè, francamente, sarebbe davvero ridicola. Lasciamo stabilire ad altri chi avrà avuto ragione, fermo restando che noi non parteggiamo per la Juventus o per l’Inter, ma, semplicemente, per l’onestà intellettuale. La stessa che, purtroppo, il Consiglio Federale ha dimostrato di non avere. Perché, se il Procuratore Federale Stefano Palazzi, scrive una relazione in cui si dice che, se i fatti non fossero caduti in prescrizione, oggi qualcuno si troverebbe davanti a una sbarra, il Consiglio si dichiara incompetente a decidere? E allora, ci chiediamo noi e i tifosi di tutt’Italia, chi è, in ambito sportivo, che deve mettere le cose in chiaro? Forse la Nato, l’Unione Europea, o addirittura l’Onu? Interessante poi, (almeno, in questa brutta storia, qualcosa ci fa sorridere) la chiave di lettura data da Renzo Ulivieri (presidente dell’Associazione Italiana Allenatori Calcio), uno di quelli che lunedì voterà la non – delibera. L’uomo di San Miniato, dopo aver ascoltato i pareri degli avvocati, ha commentato così: “Sinceramente, alle stesse conclusioni ci ero arrivato anche senza consulenze legali. Mio padre faceva il falegname, io ho tirato quattro calci al pallone, poi ho fatto l’allenatore. Non posso mica scoprirmi giudice all’improvviso”. No, non può mister Ulivieri, lei ha perfettamente ragione. Ci permetta solo un’ultima osservazione: ma allora, a che diavolo serve questo Consiglio Federale così “incompetente”? 

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