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Bce: la Grecia pesa per 40 punti sullo spread italiano

Secondo il bollettino mensile della Banca centrale europea, Atene frena la ripresa economica dell’Eurozona, che però dovrebbe ampliarsi ugualmente – “Il mercato del lavoro continuerà a migliorare gradualmente” – Inflazione: il livello più basso è superato, ma il Qe continuerà come previsto.

Bce: la Grecia pesa per 40 punti sullo spread italiano

L’incertezza prolungata sul destino della Grecia frena la ripresa economica europea e pesa sullo spread italiano per 40 punti base. Lo scrive la Bce nel suo ultimo bollettino mensile, precisando che “il differenziale di rendimento a dieci anni” è cresciuto di 40 pb anche “in Spagna e di circa 60 punti base in Portogallo”. Tuttavia, continua l’Eurotower, “in una prospettiva a più lungo termine, si è osservata una convergenza tra i rendimenti sovrani significativa e relativamente costante all’interno dell’area dell’euro (salvo la Grecia) a partire dagli elevati livelli osservati nel luglio 2012”.

PIL EUROZONA +1,5% NEL 2015, +1,9% NEL 2016, +2% NEL 2017

Quanto al Pil, “secondo le proiezioni la ripresa economica nell’area dovrebbe consolidarsi gradualmente nei prossimi tre anni, con contributi positivi alla crescita da parte sia della domanda interna sia di quella estera – si legge ancora nel bollettino –. Il Pil reale annuale nell’area dovrebbe aumentare dell’1,5% nel 2015, dell’1,9% nel 2016 e del 2,0% nel 2017”.

INFLAZIONE: IL LIVELLO MINIMO E’ ALLE SPALLE, MA IL QE CONTINUERA’ COME PREVISTO 

Sul versante dell’inflazione, la Bce scrive che l’area euro dovrebbe aver superato il suo punto minimo a inizio anno, e ora, venuti meno gli effetti al ribasso derivanti da precedenti cali del petrolio, il caro vita dovrebbe “aumentare nel prosieguo dell’anno e registrare un incremento ulteriore nel 2016 e nel 2017”. In ogni caso, l’Eurotower ribadisce che il Consiglio direttivo intende portare avanti il suo programma di quantitative esasing, basato su acquisti di bond pubblici e privati, “fino alla fine del settembre 2016, e comunque finché non si riscontrerà un aggiustamento durevole del profilo dell’inflazione coerente con l’obiettivo”, ovvero una quota inferiore ma vicina al 2% nel medio termine.

LAVORO: IL MERCATO CONTINUA A MIGLIORARE (GRADUALMENTE)

“La situazione del mercato del lavoro nell’area dell’euro – si legge ancora nel bollettino – continua a migliorare gradualmente. Il numero di persone occupate è cresciuto moderatamente, dello 0,1% in termini congiunturali nel quarto trimestre del 2014 (l’ultimo periodo per cui i dati sono disponibili). A livello settoriale, la crescita dell’occupazione è stata trainata dal comparto dei servizi (in particolare dai servizi professionali e da quelli non di mercato). Al contempo, l’occupazione nelle attività di servizi finanziari e assicurativi ha continuato a diminuire, per l’undicesimo trimestre consecutivo”. 

In crescita “moderata”, invece, l’occupazione nell’industria al netto delle costruzioni, mentre il numero di occupati nelle costruzioni è calato notevolmente dopo un temporaneo aumento nel terzo trimestre: “I risultati delle indagini – conclude il bollettino – suggeriscono un continuo miglioramento dell’occupazione nella prima metà del 2015. Anche gli indicatori prospettici segnalano ulteriori miglioramenti delle condizioni del mercato del lavoro”.

LA RIPRESA ECONOMICA DELL’EUROZONA DOVREBBE AMPLIARSI 

In termini generali, secondo la Bce, la ripresa economica dell’Eurozona “dovrebbe ampliarsi ulteriormente”. L’istituto centrale prevede contributi positivi dai consumi ma anche da una “spinta più rilevante” dagli investimenti delle imprese. Gli indicatori monetari sono migliorati ulteriormente e la dinamica del credito ha continuato a rafforzarsi, rileva la Bce: “Le misure di politica monetaria stanno contribuendo a ripristinare il corretto funzionamento del meccanismo di trasmissione e ad allentare le condizioni del credito bancario”. 

Peraltro, secondo l’istituzione il miglioramento delle condizioni nel mercato creditizio “riguarda anche le piccole e medie imprese e non solo quelle di grandi dimensioni”. In più, “diversi fattori sostengono la graduale ripresa dell`attività economica e del mercato del lavoro nell`area dell’euro. I dati indicano che la ripresa economica si è ampliata, un andamento che può essere ricondotto a diversi fattori”: le misure di politica monetaria; il calo dei prezzi del petrolio e i cali dell’euro.

“L’atteso rafforzamento della ripresa economica mondiale dovrebbe altresì influire positivamente sulla dinamica delle esportazioni. Al contempo è probabile che i necessari aggiustamenti di bilancio in diversi settori e la lentezza a cui procede l’attuazione delle riforme strutturali possano frenare la ripresa dell`attività economica”.

PENSIONI: RISCHI DI INVERSIONE DELLE RIFORME

La Banca centrale europea, infine, mette in guardia dai “rischi di inversione delle riforme pensionistiche, come lasciano intendere le recenti discussioni avviate in alcuni Paesi”. Questo mentre “l’Europa deve far fronte a una sfida demografica”. Il tasso di dipendenza degli anziani, inquadrato come il rapporto fra le persone di età pari o superiore a 65 anni e quelle in età lavorativa, dovrebbe quasi raddoppiare passando dall’attuale 29 per cento a oltre il 50 per cento nel 2060. “Se non verranno intraprese le opportune riforme strutturali, l’invecchiamento demografico avrà implicazioni negative per la sostenibilità delle finanze pubbliche”.

In un’analisi pubblicata nel bollettino, la Bce cita l’Italia tra i Paesi in cui i costi dell’invecchiamento sono tra i più elevati, ma al tempo stesso sono previsti in diminuzione.

La spesa pensionistica, che è la componente principale dei costi totali dell’invecchiamento demografico, dovrebbe mantenersi in media invariata rispetto al Pil sull’orizzonte previsivo. “Di fatto, si prevede che nel 2060 la spesa pensionistica nell’area euro torni sul livello del 2013, ossia al 12,3 per cento del Pil”. 

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