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Accordo Ue sulle crisi degli istituti, ma Draghi avverte: “L’Unione bancaria non basta”

Parlamento europeo e Consiglio Ue hanno raggiunto un accordo politico sulla direttiva per la risoluzione e la ristrutturazione delle banche – Draghi: “L’Unione bancaria è importante, ma non è una panacea” – La Bce ricorda che l’Italia è tra i cinque Paesi dell’area euro ritenuti dalla Commissione europea “a rischio d’inosservanza” degli impegni sui conti.

Accordo Ue sulle crisi degli istituti, ma Draghi avverte: “L’Unione bancaria non basta”

L’Europarlamento e il Consiglio europeo hanno raggiunto un accordo politico sulla direttiva per la risoluzione e la ristrutturazione delle banche a livello nazionale, primo passo verso un sistema europeo di gestione delle crisi. La direttiva, volta a gestire i fallimenti in modo ordinato, riguarda le norme del cosiddetto “bail-in”, che fissano i principi degli oneri che ricadono innanzitutto su azionisti e obbligazionisti secondo un certo ordine di priorità. Il Parlamento europeo precisa che le regole sul “bail-in” entreranno in vigore il primo gennaio 2016, mentre quelle sulla risoluzione il primo gennaio 2015.

DRAGHI: L’UNIONE BANCARIA NON BASTA

Intanto, il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, ha sottolineato come l’unione bancaria sia un passo molto importante, ma “non una panacea per la stabilizzazione dell’Eurozona e l’eliminazione della frammentazione finanziaria: sono necessari progressi nelle altre ‘unioni’ per rafforzare l’architettura dell’unione economica e monetaria”. Il riferimento di Draghi è al progetto dell’unione di bilancio.

BCE: CONTI ITALIANI A RISCHIO

Nel suo ultimo bollettino mensile, inoltre, la Bce ricorda che l’Italia è tra i cinque Paesi dell’area euro ritenuti dalla Commissione europea “a rischio d’inosservanza” degli impegni di risanamento sui conti pubblici. Questo a causa del debito pubblico, che secondo Bruxelles potrebbe richiedere misure di correzione aggiuntive pari a 0,4 punti di Pil. L’istituto centrale sottolinea però che l’Italia ha risposto a queste preoccupazioni con i progetti per le privatizzazioni e la spending review.

Sul fronte del rapporto deficit-Pil, la Bce ritiene però che l’Italia non riuscirà a centrare i target: “Il dato nel 2013 si dovrebbe collocare al 3%, contro l’obiettivo del 2,9% fissato nell’aggiornamento del programma di stabilità. La deviazione è imputabile principalmente a un peggioramento delle condizioni macroeconomiche, nonostante siano state adottate in ottobre ulteriori misure di risanamento pari allo 0,1% del Pil per assicurare che il disavanzo non superi il valore di riferimento del 3%”. Il progetto di documento programmatico, si legge nel rapporto, prevede per il 2014 “un rapporto disavanzo/Pil al 2,5%”, a fronte dell’obiettivo dell’1,8% fissato nell’aggiornamento del programma di stabilità del 2013.

RIPRESA FRENATA DA DISOCCUPAZIONE E AUSTERITA’

Quanto all’Eurozona, la Bce prevede una ripresa economica al rallentatore, frenata dall’alta disoccupazione e dalle politiche di austerità. “In prospettiva – si legge nel documento – nel 2014 e nel 2015 il prodotto dovrebbe registrare un lento recupero, in particolare per effetto di un certo miglioramento della domanda interna”, grazie alla politica monetaria accomodante: “L’attività economica dovrebbe essere altresì favorita da un progressivo rafforzamento della domanda di esportazioni”.

In secondo luogo, “i miglioramenti complessivi osservati nei mercati finanziari dallo scorso anno si stanno tramettendo all’economia reale, al pari dei progressi realizzati nel risanamento dei conti pubblici” e i redditi reali hanno recentemente beneficiato della minore inflazione relativa alla componente energetica. Tuttavia, conclude la Bce, “la disoccupazione resta elevata nell’area dell’euro e i necessari aggiustamenti di bilancio nei settori pubblico e privato continueranno a pesare sull’economia”.

TASSI BASSI ANCORA A LUNGO

L’Eurotower ribadisce infine che nell’area euro “le pressioni di fondo sui prezzi resteranno contenute nel medio termine”: le aspettative “continuano a essere saldamente ancorate all’obiettivo del Consiglio direttivo”, ma si profila “un prolungato periodo di bassa inflazione”. Per questa ragione “la politica monetaria resterà accomodante finché sarà necessario”: i tassi d’interesse rimarranno “su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un prolungato periodo di tempo”. Per quanto riguarda le condizioni del mercato monetario e il loro potenziale impattosull’orientamento di politica monetaria, il Consiglio direttivo “segue con attenzione gli andamenti ed e’ pronto aconsiderare tutti gli strumenti disponibili”.

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