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Wall Street crede all’offerta cinese per Fiat Chrysler

Dopo il clamoroso balzo di lunedì a Piazza Affari (+8,15%) a seguito delle voci su un’offerta cinese di acquisto, le azioni di Fca sono salite (+0,56%) anche ieri a Wall Street a conferma del fatto che la Borsa americana ci crede – Anche banche ed Enel in vista oltre alla scuderia Agnelli.

Le ombre cinesi su Fiat Chrysler non sono svanite a Ferragosto. Dopo il balzo in avanti di lunedì (+8,1%)  a Wall Street i titoli del gruppo italo americano hanno chiuso in lieve rialzo (+0,56% a quota 12,67 dollari) in un mercato debole davanti a Gm +0,20% e a Ford, in ribasso dello 0,64% a conferma che  i mercati credono all’offerta cinese sul gruppo italo-americano, comunque già rifiutata da Exor.

Ma l’ipotesi di un ingresso di Great Wall o di un’altra società del Paese del Drago resta d’attualità dopo che il sito Automotive News, solitamente bene informato, ha lanciato la notizia dell’incontro a Detroit tra una delegazione cinese e manager Fca a Auburn Hills, il quartier generale americano della società guidata da Sergio Marchionne. 

“Dopo due anni che sul portone della ditta è affisso il cartello vendesi qualcuno si è fatto finalmente avanti”, ha scritto con non poca perfidia Harry Velequette, autore dello scoop. In realtà Fca, vist il netto miglioramento della situazione finanziaria, è oggi una società appetibile, anche al netto di Alfa e Maserati che Exor avrebbe rifiutato di cedere, soprattutto agli occhi della Cina. Un’opportunità unica per sbarcare in forze sia sul mercato Usa che su quello europeo, senza trascurare il Brasile.  ? 

DOPO CHARLOTTESVILLE I BIG PRENDONO LE DISTANZE DA TRUMP 

Anche per questo la partita promette di essere solo all’inizio anche perché decisivo sarà l’atteggiamento dell’amministrazione Trump e l’eventuale contromossa di Gm, finora sorda alle offerte di alleanza (meglio di vendita) lanciate da Marchionne. Già oggi potrebbero esserci novità sul fronte “diplomatico”. Mary Barra, ceo di Gm, dovrà decidere se unirsi o meno ai Big del mondo del business che hanno voltato le spalle a Donald Trump dopo l’atteggiamento ambiguo del presidente di fronte all’aggressione dell’estrema destra razzista di Charlottesville.

Per protesta contro Trump, che ha parlato di opposti estremismi, si sono schierati il numero uno di Merck, l’afro americano Kenneth Frazier, i ceo di Intel, Under Armour e il ceo di Wal-Mart: il panel dei manager chiamati a collaborare con la Casa Bianca, già snobbato da Elon Musk, ha così perso altri pezzi. Dentro l’American Manufacturing Committee sono rimasti in 17 contro i 24 della formazione iniziale. In questa cornice Trump potrebbe alzare il veto a fronte di un possibile acquisto cinese, oppure dire sì, allettato dalla promessa di grossi investimenti e di nuovi posti di lavoro. Per ora non resta che prender atto del risveglio in Borsa di Fca, depressa in questi mesi dalle indagini in Europa ed in Usa sul fronte dei diesel. In attesa di nuovi record di Ferrari, il titolo guida del risveglio della manifattura italiana.   

CONSUMI USA OLTRE LE STIME, LA FED DI NEW YORK PER UN NUOVO AUMENTO 

Intanto le Borse prendono atto che, almeno per ora, la minaccia dei missili coreani, può essere accantonata. Ne fa le spese il  prezzo dell’oro scivolato stamane a 1.272 dollari l’oncia dai massimi (1.291 dollari) di venerdì. In Asia continua stamane il recupero della Borsa di Seoul +0,5% che trascina in terreno positivo i listini dell’area Asia Pacific. In ascesa anche Hong Kong +0,4 sotto la spinta del colosso cinese del web Tencent +1,2% in attesa dell’annuncio dei conti trimestrali. In moderata ascesa anche Tokyo, sostenuta dal calo dello yen, per effetto del calo delle tensioni geopolitiche. 

SALE IL DOLLARO, BENE I CONSUMI. MA HOME DEPOT CROLLA 

Il dato positivo sui consumi combinato con le dichiarazioni di William Dudley, l’influente governatore della Fed di New York, che si è detto favorevole ad un ulteriore aumento dei tassi nel 2017, ha favorito il rialzo dei T bond (il decennale sale di 5 punti a 2,275%) e del rendimento del Treasury Bill a due anni, il più sensibile al mutamento di umore in materia di costo del denaro, è salito di tre punti base a 1,35%, la variazione giornaliera più forte delle ultime tre settimane. 

Avanza anche il dollaro trattato a 1,1702 (- 0,66%) sull’euro. Poco mossa Wall Street, dopo il recupero degli ultimi giorni. Piatto il Dow Jones +0,02%, in ribasso S&P 500 -0,05% e Nasdaq -0,11%. Nonostante  il buon andamento dei consumi (+0,6% a luglio, molto più del previsto) e buoni risultati d’esercizio soffre Home Depot -3,9%. Il mercato è pessimista sulle prospettive del settore nei prossimi trimestri. In ribasso anche i concorrenti di Lowes -3%. Continua intanto la discesa di General Electric, scivolata a 25,10 dollari, il valore più basso dell’ottobre 2015: Berkshire Hathaway, la società di Warren Buffett, ha annunciato nuove vendite sulla conglomerata. 

SCENDONO LE SCORTE, RISALE IL PETROLIO 

In moderato rialzo stamane il prezzo del petrolio, dopo la discesa più ampia del previsto delle scorte Usa scese la scorsa settimana di 9 milioni di barili, il calo più forte da quasi un un anno: Brent a quota 51,24 dollari al barile, Wti a 47,73. Lunedì a Piazza Affari ?Eni? +0,3%,? Saipem +0,6%, Tenaris +0,3%.

PIAZZA AFFARI CERCA LA CONFERMA DELLA RIPRESA 
 
Riaprono i listini europei dopo la sosta festiva e i forti recuperi di lunedì. Da segnalare la modesta frenata della produzione industriale tedesca, comunque su del 2,1% su base annua e i primi documenti sulla Brexit in uscita da Londra: Theresa May spera in un accordo doganale allargato per ridurre lo shock della separazione dall’Europa. Gelida la risposta europea: prima definiamo i costi del passato, poi affronteremo eventuali nuove intese.   

Piazza Affari riparte dal rialzo dell’1,72% di lunedì a 21.722 punti, dopo aver toccato punte superiori al 2%. Le altre Borse del Vecchio Continente hanno recuperato buona parte delle perdite della scorsa settimana, soprattutto nel settore bancario: Madrid +1,73%; Francoforte +1,26%; Parigi +1,2%; Londra +0,6%. Il tasso del decennale sceso a 2,008% da 2,032% della chiusura di venerdì. Lo spread con l’analoga scadenza del Bund scende a 161 punti base da 166 punti del finale di seduta precedente, dopo una fugace incursione sotto quota 160. 

IN ARRIVO I DATI DI ISTAT E DI EUROSTAT 

Stamane l’Istat annuncerà i dati del prodotto interno lordo del secondo trimestre. Se, come dicono le previsioni gli analisti, dovesse arrivare un altro rialzo dello 0,4% trimestrale (sarebbe il bis del primo trimestre), l’Italia acquisirebbe di fatto una crescita annua dell’1,2%: livello garantito anche in caso di stagnazione nel secondo trimestre. Visti i recenti dati sulla produzione industriale e gli indicatori di fiducia positivi, però, si potrebbe stimare un rialzo delle stime a +1,4-1,5% per l’intero 2017. Sempre oggi, Eurostat diffonderà le cifre preliminari del Pil della zona euro nel secondo trimestre: la mediana delle attese suggerisce una crescita di 0,6% su base congiunturale e di 2,1% su base annua. 

BANCHE E ENEL IN VISTA. OLTRE ALLA SCUDERIA AGNELLI 

L’attenzione del mercato lunedì è stata in pratica monopolizzata dall’affaire Fiat Chrysler +8,1% a 10,42 euro. In tensione anche Exor +4,2% e Ferrari +2,9%: Berenberg ha alzato il target da 90 a 110 euro. In Europa i rialzi più forti sono stati delle utility e delle banche (indice Stoxx europeo del settore +1,8%). Tra le prime forti progressi per Enel +2,9%, A2A +1,8%, Terna +2,6%. Telecom Italia +1%.

Tra i titoli del credito in evidenza Unicredit +1,8%, Intesa +0,6%, Ubi +3,2%, Banco Bpm +1,4%. Bene anche i Big europei. La francese Société Générale sale del 2,8%, Deutsche Bank +3,5%, Santander, +2,8%. Generali avanza dello 0,3%, Unipol +0,6%.

LUSSO IN EVIDENZA, RECUPERA STM 

Da rilevare ancora: fra gli industriali, forte rimbalzo dopo le perdite di StM +2,4%. Leonardo +1,9%, +Buzzi +1,5%. Nel lusso si sono messi in evidenza Yoox +2,9%, Moncler +2,4% e Ferragamo +2,5%.

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