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Ungheria in fase critica, il focus di SACE

L’Ungheria sta attraversando una fase critica dal punto di vista dei fondamentali economici e monetari che si riflette in un downgrade da parte di Moody’s.

Ungheria in fase critica, il focus di SACE

SACE ha pubblicato un nuovo focus sull’Ungheria, che riportiamo qui in allegato. I timori di una nuova recessione e il deterioramento dei conti pubblici, sommati ad una eccessiva dipendenza estera, sono costati all’Ungheria il downgrade da parte di Moody’s. Per l’agenzia di rating, il debito ungherese scende di un gradino da BBB- a BB+ raggiungendo la soglia dello speculative grade, e con l’ulteriore previsione di un outlook negativo. Le ragioni di questi giudizi vanno ricercate in tre ambiti principali: i conti pubblici, il settore finanziario e l’andamento della valuta.

Il livello e la composizione del debito evidenziano chiaramente la vulnerabilità del sistema economico. Infatti, il livello di debito in rapporto al PIL è pari a circa l’80% e per oltre il 60% è denominato in valuta estera e non detenuto da residenti. Essendo il paese così esposto con l’estero, una variazione del market sentiment ed un conseguente moto di disinvestimento dai titoli del debito pubblico porterebbe ad un aumento dei rendimenti degli stessi e a pressioni di deprezzamento ai danni del fiorino ungherese. L’andamento del deficit è contrastante: dopo aver raggiunto il 4% come effetto delle misure anticicliche del 2009-2010, si è ridotto fino a trasformarsi in avanzo del 2% l’anno successivo. Tuttavia quest’anno le attese indicano un ritorno in disavanzo del bilancio al 3%.

Si evidenziano tre criticità notevoli nel settore finanziario che sta attraversando un momento di difficoltà: il differenziale fra prestiti e depositi in valute forti (currency mismatch), l’elevata esposizione in valuta estera, soprattutto per quanto riguarda i mutui immobiliari, e la riduzione degli interventi delle banche estere a sostegno delle controllate locali.

L’andamento valutario è stato caratterizzato da una notevole volatilità dovuta ad un deflusso consistente di capitali. Il deprezzamento rispetto ad euro e franco svizzero ha raggiunto il 10% e senza un intervento della Banca Centrale questa tendenza dovrebbe proseguire secondo le previsioni.

Questa situazione è legata strettamente agli effetti della recessione del 2009, che ha causato una flessione del PIL del 7% dovuta in gran parte al crollo delle esportazioni. Con l’adozione delle misure anticrisi e con l’incremento della domanda estera (principalmente da Germania e Austria), si è avuto un impatto positivo sul PIL, cresciuto rispettivamente dell’1,2% nel 2010 e dell’1,8% nel 2011. Tuttavia l’outlook rimane incerto per l’enorme dipendenza dell’economia ungherese dall’estero; infatti, le esportazioni concorrono per il 90% alla composizione del PIL e lo stock di FDI è pari alla metà del prodotto interno ungherese.

L’evoluzione dell’outlook è legata anche ai rapporti con l’IMF con il quale sono riprese le negoziazioni per un programma di supporto, dopo la scadenza dell’ultimo Stand-by Arrangement nel 2010, e che potrebbe partire nella prima parte del 2012.


Allegati: Focus on Ungheria Sace dic. 2011.pdf

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