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Secondo la Banca mondiale, gli effetti della crisi Ue-Usa non influirà troppo sui Paesi emergenti

Alcuni analisti prevedevano un effetto molto negativo, visto che la crisi occidentale inevitabilmente frenerà l’export delle economie asiatiche emergente. Ma la Banca mondiale ridimensiona la questione: in Cina e India la classe media stimolerà i consumi interni. La crescita calerà ma restando su livelli altissimi: +8,4% Cina, +7,8% l’intera area asiatica

Secondo la Banca mondiale, gli effetti della crisi Ue-Usa non influirà troppo sui Paesi emergenti

Mentre molti analisti lasciavano presagire un impatto non indifferente della crisi europea e dell’incertezza globale sulle economie asiatiche emergenti, ci pensa la Banca mondiale a ridimensionare il problema.

L’istituto internazionale infatti conferma che la recessione globale (in particolare crisi del debito europea e stagnazione Usa) avrà sì qualche impatto sulle economie asiatiche emergenti, inclusa la Cina che vanta alti tassi di crescita e che non sarà esente da un rallentamento dell’attività, ma gli effetti nnon saranno così devastanti.

A frenare i mercati dell’Estremo Oriente contribuisce la debole domanda internazionale, che ne sta rallentando l’export, e le autorità ad esempio di Cina e India cercano di stimolare sempre più la domanda interna. La produzione di molti Paesi asiatici a rapida crescita – sottolinea il rapporto della Banca Mondiale – ha subito l’impatto della frenata dell’export, ma la recente diffusione di una middle class capace di stimolare i consumi interni sarà in grado di attutire le conseguenze negative.

E’ escluso invece un possibile stress di natura finanziaria, grazie alle ampie riserve ed agli elevati surplus correnti, che compensano il minor flusso di capitali dall’Occidente. La Banca Mondiale, comunque, anticipa ancora una crescita all’8,4% per la Cina ed al 7,8% per l’intera area dell’Asia dell’Est per l’anno venturo.

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