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Riforma Senato: in due ore votati 3 emendamenti su 7.850, Napolitano tuona contro “la paralisi”

Il Pd innervosito dal presidente Grasso, che non ha posto il veto sulle richieste di voto segreto – Renzi: “Andremo alla Camera e cambieremo il testo”, ma se vincerà l’ostruzionismo, in autunno si tornerà al voto – Da lunedì sedute fiume in Aula – Napolitano: “Evitare la paralisi”.

Riforma Senato: in due ore votati 3 emendamenti su 7.850, Napolitano tuona contro “la paralisi”

Ci sono volute oltre due ore per votare appena tre emendamenti su 7.850. Di questo passo, il Senato impiegherà anni per terminare la prima lettura sul disegno di legge per le riforme costituzionali, un pacchetto che contiene la metamorfosi proprio dell’assemblea di Palazzo Madama per superare il bicameralismo perfetto. 

Alle proposte di modifica si aggiungono poi 920 richieste di voto segreto su alcuni emendamenti, alle quali il presidente Pietro Grasso non ha posto veto. “Vogliamo continuare così? – ha detto il capogruppo Pd Luigi Zanda a fine seduta con un attacco diretto alla seconda carica dello Stato -. Perché se sì, allora questo ci dice molto sul nostro futuro”. 

Anche il premier Matteo Renzi si è innervosito: “Quindi c’è anche Grasso nella partita – dice ai suoi -. I frenatori delle riforme sono preoccupati perché stiamo riuscendo davvero a farle. Uno spot migliore non ce lo potevano fare”. E, in caso di scherzetti, “andremo alla Camera e cambieremo il testo”, ha detto il presidente del Consiglio da Bergamo.

Da lunedì inizieranno sedute fiume per permettere di esprimersi sulle modifiche ogni giorno dalle 9 a mezzanotte, sette giorni su sette. Il Pd vuole chiudere la tornata al Senato prima della pausa estiva. Ma se l’ostruzionismo alla fine dovesse prevalere, Renzi ha già chiarito ai suoi di essere pronto ad andare alle elezioni anticipate in autunno.

Una prospettiva che non piace affatto al Capo dello Stato, il quale ieri ha preso posizione contro l’ostruzionismo dell’opposizione: in un incontro con Grasso, Giorgio Napolitano ha “insistito sul grave danno che recherebbe al prestigio e alla credibilità dell’istituzione parlamentare il prodursi di una paralisi decisionale su un processo di riforma essenziale”, riferiscono fonti del Colle.

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