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Rating Italia ok: per l’agenzia tedesca DBRS la debolezza della nostra politica preoccupa più della piccola recessione

DBRS Morningstar ha confermato il giudizio sull’Italia, mantenendolo a BBB – Manifattura, debito privato, risparmi e famiglie ci salvano, ma attenzione alla debolezza della politica

Rating Italia ok: per l’agenzia tedesca DBRS la debolezza della nostra politica preoccupa più della piccola recessione

Ci sono fasi dell’economia in cui i rating sovrani assumono un’importanza addirittura esorbitante per la stabilità dei mercati finanziari e momenti in cui lo sono molto meno. La portata delle emergenze economiche globali, con un’inflazione galoppante e una guerra alle porte dell’Europa, non mette certamente al primo posto delle preoccupazioni dei governi nazionali la pubblicazione dei rating. In ogni caso, per un Paese come l’Italia che deve gestire un debito statale enorme (oltre i 2.700 miliardi di euro), si tratta pur sempre di alert da tenere in considerazione per ponderare al meglio la percezione dall’esterno da parte delle grandi agenzie di rating. 

Il rating di DBRS Morningstar sull’Italia

L’ultimo aggiornamento di rating in ordine temporale è quello pubblicato qualche giorno fa dall’agenzia DBRS Morningstar, che ha confermato il giudizio della Repubblica Italiana a BBB (alto). 

Nulla di nuovo dunque sul fronte del nostro appeal rispetto alle prossime emissioni del debito sovrano, l’Italia non è attualmente una “osservata speciale” dei mercati internazionali, anzi continua ad incamerare buoni risultati sul fronte economico. 

L’economia è cresciuta nel terzo trimestre dello 0,5% e del 2,6% su base annua. Un dato ottimo se paragonato alla media dell’Eurozona che registra una striminzita crescita dello 0,2%. 

Nei prossimi trimestri, il principale rischio messo in evidenza da DBRS Morningstar riguarda la vulnerabilità dell’economia italiana rispetto agli approvvigionamenti energetici e al costo delle bollette, soprattutto per le imprese. 

La modesta recessione che potrebbe arrivare nel 2023 non spaventa gli investitori, perché comunque nel medio termine entreranno a pieno regime nel motore dell’economia italiana gli investimenti pubblici del Pnrr. 

I punti forti dell’Italia secondo DBRS 

Secondo l’agenzia di rating tedesca, per il futuro dell’economia italiana influisce in modo positivo il giudizio sulla solidità di un settore manifatturiero nazionale che ha finora dimostrato un elevato grado di resilienza, nonostante il già ricordato impazzimento dei prezzi elevati dell’energia. Inoltre, il debito del settore privato rimane tra i più bassi dei Paesi occidentali e il risparmio delle famiglie e i depositi delle imprese aumenta ad ogni rilevazione, fattori che fanno ben sperare anche per assorbire in modo non traumatico l’impatto dell’inflazione e dei nuovi costi energetici. 

Il sistema bancario italiano è considerato più forte rispetto al passato, sia in termini di capitalizzazione sia per quanto concerne la progressiva riduzione dei crediti deteriorati che è stata portata a compimento negli anni scorsi. 

Politica osservata speciale: fondamentale l’utilizzo dei fondi del Pnrr

Secondo gli analisti di DBRS Morningstar, preoccupa invece in prospettiva l’endemica debolezza del sistema politico italiano che, nonostante una netta vittoria della coalizione di destra alle ultime elezioni politiche, potrebbe comunque registrare fibrillazioni pericolose derivanti proprio dai partiti che compongono la stessa maggioranza di governo. Anche se l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni sembra desideroso di rivedere alcune misure del PNRR, cambiamenti sostanziali dell’allocazione delle risorse è vista come improbabile. Più ragionevole pensare che una parte dei fondi europei possa essere invece riassegnata in accordo con la Commissione Europea per contrastare l’impatto della crisi energetica. 

Sul rating italiano non ci sono dunque all’orizzonte scenari di stress, anche se dall’esterno sono sempre più visibili alcune macroproblematiche che rappresentano una spada di Damocle per la sostenibilità dei conti pubblici nel lungo termine. La storica bassa crescita del Pil italiano è in gran parte causata dalla scarsa produttività del lavoro, dalla scarsa partecipazione delle donne al lavoro e da una demografia sfavorevole, che in prospettiva mette a repentaglio il baricentro del sistema pensionistico del Paese. In questa fase di quiete che protegge il corso dei buoni del Tesoro italiani, la chiave di volta per assicurarsi oltre la stretta contingenza la fiducia delle agenzie e degli investitori è rappresentata dall’utilizzo strategico dei fondi europei del PNRR, un appuntamento che l’economia italiana non può assolutamente disattendere anche per migliorare le infrastrutture strategiche del Paese e la produttività del sistema industriale.

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